Negli ultimi anni il cambiamento climatico ha attirato l’attenzione di ricercatori e opinione pubblica.
I cambiamenti climatici esporranno le popolazioni ad alterazioni della disponibilità e della qualità di acqua, aria, cibo, prodotti agricoli e mezzi di sussistenza, con effetti diretti ed indiretti sulla salute.
L’area mediterranea è considerata particolarmente a rischio. In Italia, da sud a nord sono evidenti i fenomeni estremi di siccità ed ondate di calore, che colpiscono con maggiore frequenza ed intensità le aree urbane, dove risiede la maggior parte della popolazione nazionale.
L’elevata vulnerabilità del bacino del mediterraneo è confermata anche dal rapporto di sintesi del sesto rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici dell'IPCC Italia presentato il 20 marzo 2023.
Il documento evidenzia che “La regione Mediterranea si è riscaldata e continuerà a riscaldarsi maggiormente della media globale, particolarmente in estate” con effetti singoli e combinati, su persone ed ecosistemi.
L’esposizione a temperature sempre più elevate nella stagione estiva porta, anche, ad un aumento della concentrazione di ozono, inquinante secondario prodotto nell'atmosfera in presenza di luce solare, e precursori chimici come gli ossidi di azoto (NOx) e i composti organici volatili (VOC), che provengono principalmente da attività di trasporto e industriali concentrate quasi esclusivamente nelle aree urbane.
Tuttavia, i precursori dell'ozono possono anche avere un'origine naturale, come le emissioni di VOC, monossido di carbonio e metano effetto, per esempio, di incendi, la cui frequenza sarebbe in aumento nell’ipotesi di future continue riduzioni dei giorni interessati da precipitazioni.
L’aumentato numero di incendi porterebbe, inoltre, ad una maggiore formazione di particolato, frazione più fine soprattutto, scientificamente associata a danni per la salute umana.
Molto studiati e di chiaro impatto sulla salute sono gli inquinanti costantemente monitorati a livello europeo e nazionale.
Dal 2003, gli studi sulle popolazioni umane dimostrano come le elevate temperature siano un possibile fattore responsabile, direttamente di numerosi esiti sanitari avversi per l’uomo.
Le intense precipitazioni, invece, possono essere possibile causa di esiti sanitari sia diretti come la perdita di vite umane, che sia indiretti a seguito di frane e smottamenti che possono causare danni alle infrastrutture, come interruzione di strade e di energia elettrica, oppure difficoltà di accesso ad acqua potabile non contaminata.
Infine, studi, sul mondo animale e vegetale evidenziano effetti delle temperature e delle precipitazioni sulla variazione di biodiversità con conseguente effetto indiretto del cambiamento climatico sulla salute umana.
Le nuove specie animali e vegetali presenti sul territorio regionale, cosiddette specie aliene, sono strettamente connesse ad alcuni esiti sanitari.
Per esempio, le zanzare possono essere veicolo di malattie come il dengue.
Valutazioni su specie erbacee e arboree hanno dimostrato, inoltre, che i determinanti meteorologici rivestono un ruolo fondamentale sia nel processo di liberazione del polline, sia rispetto alla quantità di polline prodotto e al relativo andamento della pollinazione.
Variazioni dovute a cambiamenti climatici possono essere evidenziate indirettamente anche attraverso l’andamento anticipato delle concentrazioni polliniche di alcune famiglie/generi botanici, così come attraverso l’allungamento della stagione pollinica o l’aumento dell’integrale pollinico (sottocapitoli variazioni nei calendari pollinici e notizia di quest’anno sul Corylus).
Modifiche dell’andamento temporale e della quantità di polline aerodisperso sono responsabili delle variazioni di pollinosi nei soggetti allergici come polisensibilità, anticipo della manifestazione dei sintomi allergici e incremento del periodo di durata.