Geologia e nivologia

Bollettino di probabilità di attivazione di frane per scivolamenti traslativi/rotazionali

Anno
2025

TRAPS (Tanslational/Rotational slides Activation Prediction System)

Per la valutazione della probabilità di attivazione di scivolamenti traslativi e rotazionali che interessano le Langhe e le colline alessandrine, il Centro Funzionale Regionale di Arpa Piemonte ha realizzato il modello denominato TRAPS, basato sulla relazione tra fenomeni di scivolamento storici e precipitazioni critiche ad essi associate.

Sulla base dell'analisi storica sono state definite le soglie di innesco variabili in funzione del mese, considerando come precipitazioni critiche la somma dell’apporto pluviometrico dell’evento innescante e delle precipitazioni nei 60 giorni antecedenti, inclusi i contributi derivanti dalla fusione della neve. Il modello TRAPS considera l’acqua effettivamente infiltrata nel suolo, tenendo conto della dinamica di fusione e accumulo della neve attraverso la stima dello “Snow Water Equivalent” (SWE).

Nel periodo compreso tra novembre e maggio, quando questi fenomeni si manifestano con maggiore frequenza, viene emesso un Bollettino di Probabilità di attivazione di scivolamenti traslativi/rotazionali a frequenza mensile. In presenza di una marcata variabilità nello stato di attività dei fenomeni, il bollettino viene aggiornato su base settimanale.

Il bollettino riguardante la probabilità di innesco di scivolamenti traslativi/rotazionali ottenute con il modello TRAPS per l’area collinare della Langa e dell’alessandrino è accessibile per la consultazione sul sito dell’ARPA Piemonte.

Area TRAPS - Fonte Arpa Piemonte

Il “Bollettino di probabilità di attivazione di scivolamenti traslativi/rotazionali” si articola in due parti: la prima parte è dedicata all'informazione di sintesi con relative legende e note di approfondimento, nella seconda parte viene presentata, in forma tabellare, la situazione dettagliata per ogni comune interessato. La pagina di sintesi è suddivisa in sezioni: nella sezione [1] sono riportati i riferimenti anagrafici del bollettino. La sezione [2] presenta i livelli di criticità rappresentati mediante una scala cromatica su una mappa di sintesi, corredata da una legenda cromatica che illustra lo stato probabile di attività. Nelle sezioni [3] e [4] compaiono rispettivamente la mappa dell'acqua infiltrata nel suolo nei 60 giorni antecedenti e la mappa della distribuzione attuale dell'equivalente in acqua del manto nevoso al suolo. La sezione [5] è dedicata alle note esplicative relative ai fenomeni franosi presi in considerazione e alla corretta interpretazione del bollettino. La seconda pagina del bollettino presenta una tabella in cui sono riportate le informazioni anagrafiche, l'indice di franosità  - ovvero la percentuale del territorio comunale interessato da tali fenomeni franosi, e la probabilità di innesco rappresentata con le stesse modalità descritte nella pagina di sintesi.

Bollettino di probabilità di attivazione di scivolamenti traslativi/rotazionali, prima pagina - Fonte Arpa Piemonte
Bollettino di probabilità di attivazione di scivolamenti traslativi/rotazionali, seconda pagina - Fonte Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Tiranti D., Rabuffetti D., Salandin A., Tararbra M. (2013) Development of a new translational and rotational slides prediction model in Langhe hills (north-western Italy) and its application to the 2011 March landslide event. Landslides 10 (2): 121-138; Springer-Verlag. DOI: 10.1007/s10346-012-0319-7

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Geologia e nivologia

Banca dati geotecnica e geofisica

Anno
2025

La Banca Dati Geotecnica di Arpa Piemonte è stata istituita con l’obiettivo di raccogliere, conservare e rendere accessibile l’ingente patrimonio di informazioni geologiche e geotecniche di cui l’Agenzia entra quotidianamente in possesso. Questi dati provengono, tra l’altro, dalla documentazione tecnica allegata a progetti di grandi opere, studi di settore, piani regolatori e altre analisi ambientali.

La Banca Dati Geotecnica, gestita da oltre vent’anni da Arpa, ha conosciuto nel tempo un notevole sviluppo e ampliamento. Oggi raccoglie un’ingente quantità di documentazione tecnica relativa alla caratterizzazione meccanica dei geomateriali, includendo risultati di sondaggi stratigrafici, prove penetrometriche, analisi granulometriche di campioni di terreno e prove geotecniche di laboratorio.

Dal 2021 la Banca Dati si è ampliata con l’introduzione di un nuovo modulo dedicato alle indagini geofisiche. Il servizio si presenta così in una veste rinnovata, offrendo al pubblico, oltre ai dati geotecnici, anche un dataset di dati geofisici che include informazioni di contesto, tipologie di indagine svolte e alcune grandezze fisiche rilevate.

Stratigrafia semplificata - Banca dati geotecnica di Arpa Piemonte
Esempio di fuso granulometrico - Fonte Arpa Piemonte
Profilo verticale di una Prova geofisica MASW (Multichannel Analysis of Surface Waves) - Fonte Arpa Piemonte

Il servizio è rivolto principalmente a operatori professionali, pubblici e privati, che utilizzano i dati per scopi tecnici specifici. Negli ultimi anni, tuttavia, il patrimonio informativo reso disponibile è sempre più impiegato anche per analisi territoriali diffuse, finalizzate alla ricostruzione di modelli geotecnici e per la caratterizzazione del sottosuolo.

Visualizzazione in tre dimensioni della localizzazione dei sondaggi censiti - Fonte Arpa Piemonte

Attualmente, la Banca Dati Geotecnica e Geofisica raccoglie circa 14.200 sondaggi, 7.450 campioni di terreno analizzati in laboratorio per la determinazione della distribuzione granulometrica e dei parametri fisici, di deformabilità e di resistenza meccanica, circa 1.800 dati provenienti da prove penetrometriche statiche e dinamiche e 1.900 informazioni derivanti da indagini geofisiche.

Visualizzazione in tre dimensioni della localizzazione dei sondaggi censiti - Fonte Arpa Piemonte

I dati sono consultabili e scaricabili dal Geoportale di Arpa Piemonte e hanno aggiornamento settimanale. 

Informazioni e risorse aggiuntive

Geologia regionale e geotecnica "https://www.arpa.piemonte.it/temi/geologia-dissesto/geologia-regionale-geotecnica?pid=18"

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Geologia e nivologia

L'evoluzione dell'ambiente glaciale nelle Alpi piemontesi

Anno
2025

L’attività 2024 dell’Agenzia in campo glaciologico prende avvio dai risultati delle analisi e della classificazione dei ghiacciai piemontesi elaborata nel 2022 nell’ambito del Tavolo Tecnico nazionale "Rischio connesso ai fenomeni di dissesto in ambienti glaciali e periglaciali" e prosegue le attività di rilievo intraprese nel 2023. Il programma di monitoraggio dei ghiacciai, attraverso sopralluoghi in campo e sorvoli in elicottero, ha previsto osservazioni dirette, foto/video, rilievi fotogrammetrici e Gigapan (ovvero immagini panoramiche ad altissima risoluzione). I dati raccolti sono stati integrati con immagini e informazioni satellitari, arricchendo gli aspetti cartografici e consentendo confronti multitemporali su brevi e medi periodi.

Il ghiacciaio Tonini, sul versante settentrionale dell’Uja di Ciamarella (3.676 m) ripreso il 2 ottobre 2024 già ben imbiancato dalle nevicate precoci di settembre.

I rilievi del 2024 concorrono a definire una baseline dei ghiacciai piemontesi, un livello minimo e uniforme di conoscenza che comprende informazioni geografiche sull’ubicazione e la tipologia dei ghiacciai e sulla correlazione con eventi di instabilità. La baseline rappresenta la registrazione dello stato attuale - o quantomeno il più aggiornato possibile - ed è lo strumento di riferimento per monitorare l’evoluzione futura dei corpi glaciali e delle aree circostanti. Le informazioni cartografiche della baseline sono ora disponibili sul Geoportale di Arpa Piemonte, all'interno del tema Geologia. Parallelamente, è stato definito un programma di rivisitazione dei ghiacciai, articolato su scala pluriannuale, annuale e biennale, in base alla distanza dalle aree di frequentazione antropica e al grado di evoluzione della dinamica morfologica.

Il monitoraggio si è sviluppato su più livelli di approfondimento. In primo luogo, è stata prodotta la baseline tramite osservazioni sul campo e la raccolta di fotografie e video, soprattutto per i ghiacciai visitati per la prima volta nel 2024. In secondo luogo, sono stati riconosciuti in modo qualitativo i cambiamenti avvenuti rispetto all’anno precedente, confrontando le nuove immagini con quelle del 2023. Infine, è stato condotto un confronto quantitativo per valutare le trasformazioni in termini di superficie, volume dei ghiacciai e ubicazione ed estensione delle aree instabili. Questo è stato possibile grazie all’elaborazione delle immagini raccolte nel 2024, da cui sono state prodotte ortofoto e modelli digitali del terreno (DEM). 

Il Ghiacciaio Inferiore di Coolidge: l'immagine in alto mostra come si presentava nel settembre 2023, pochi giorni dopo l’evento del 27/28 agosto che ha scavato una profonda incisione, sezionando le placche di glacionevato; l'immagine inferiore si riferisce a settembre 2024 e mostra il ghiacciaio ricoperto sia di neve residua dell’inverno, sia da un accumulo di valanga (in primo piano) dovuto alle nevicate di inizio mese; come punto di riferimento si noti sulla sinistra delle fotografie la struttura rossa del Bivacco Falchi-Villata (foto Arpa Piemonte).

Intorno alla campagna glaciologica di Arpa Piemonte si è consolidata una rete di collaborazioni: con il CNR-Irpi di Torino per lo studio dei bacini glaciali della Bessanese, del Belvedere e per l’analisi dei fenomeni di dissesto; con il Comitato Glaciologico Italiano (CGI) - di cui Arpa Piemonte è membro dal dicembre 2023 , per la pianificazione della campagna e la redazione del rendiconto annuale a scala nazionale (https://www.glaciologia.it/i-ghiacciai-italiani/le-campagne-glaciologiche/); con la Società Meteorologica Italiana per lo studio del ghiacciaio di Ciardoney in Valle Soana (sopralluogo congiunto il 17 settembre 2024 per la predisposizione del bilancio di massa - http://www.nimbus.it/ghiacciai/2024/240920_CiardoneyBilancio.htm); con il Parco Nazionale Gran Paradiso (sorvolo congiunto sui ghiacciai della Valle Orco l’11 ottobre 2024); nonché con il Settore Protezione Civile della Regione Piemonte e con il Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese per l’organizzazione dei sorvoli in elicottero. Infine, gli esperti di Arpa Piemonte hanno partecipato alla tappa piemontese della Carovana dei Ghiacciai 2024, la campagna internazionale promossa da Legambiente e CIPRA (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi) con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano.

Al termine della campagna di monitoraggio, si conferma la tendenza di riduzione areale e volumetrica della copertura glaciale, seppure attenuata dall’abbondante innevamento primaverile, circoscritto però alle quote più elevate. La rapidità e l’intensità delle trasformazioni in atto innescano un ventaglio di processi d’instabilità che racchiude l’intera gamma dei fenomeni tipici degli ambienti glaciali e periglaciali. In questo contesto, eventi meteorologici intensi e talora estremi, insieme al riscaldamento atmosferico, favoriscono il verificarsi di crolli rocciosi e colate detritiche, che interessano diffusamente bacini glacializzati, anche con elevata frequenza.

In particolare, gli intensi fenomeni  meteorologici dell'estate 2024 in Piemonte hanno determinato - in ambiente glaciale, effetti al suolo anche alle quote più elevate. 
L’evento del 29 giugno ha colpito violentemente il comune di Macugnaga (VB), dove si sono verificati danni alla viabilità, alle abitazioni e alla rete dei sottoservizi, soprattutto nell’area centrale del paese. Durante l'evento, si sono attivati gli impluvi e le linee di deflusso su gran parte dell’Alta Valle Anzasca, alimentando non solo i rii Tambach e Horlovono - responsabili dell’alluvionamento di Macugnaga, ma anche gli affluenti di sinistra dell’Anza nel bacino glaciale del Belvedere. Le piogge hanno colpito intensamente in alta quota, fin verso i 4000 metri, determinando l’erosione della neve e, a quote inferiori, l’incisione dei ripidi alvei dei torrenti. Il materiale detritico prelevato ha poi prodotto diffusi fenomeni di colata detritica che hanno coinvolto direttamente i ghiacciai e le morene di Nordend, del Piccolo Fillar, del Belvedere, di Jazzi e di Roffel. Per una descrizione approfondita degli effetti al suolo si veda la relazione di evento e la scheda SIFraP pubblicate da Arpa Piemonte.

 

Confronto multitemporale dell’attiva dinamica del conoide dei torrenti Castelfranco e Piccolo Fillar, sul fianco sinistro del ghiacciaio del Belvedere: in alto la situazione a inizio agosto 2023 (foto M. Chiarle, CNR-IRPI); in centro a seguito dell’evento del 27 agosto 2023, una significativa colata detritica si è propagata lungo l’asta del t. Castelfranco e, dopo aver divagato sul conoide, ha superato la morena laterale sinistra del Belvedere, approfondendone ed allargandone la breccia (*); il deposito detritico si è messo in posto sulla superficie del ghiacciaio e la frazione liquida ha proseguito fino alla fronte scavando due rigole nel ghiaccio. In basso, la colata del 29 giugno 2024 lungo il t. del Piccolo Fillar ha raggiunto il fianco destro dell’accumulo preesistente del Castelfranco, sopravanzandone l’unghia a ridosso della morena del Belvedere, fino a invadere il ghiacciaio dove la frazione liquida è stata assorbita dagli inghiottitoi glaciali (foto Arpa Piemonte).

L’evento del 5 settembre ha interessato un’area allungata che si estende dalla Val Chisone, attraversa la Val di Susa e la testata delle Valli di Lanzo fino alla Val d’Orco (per maggiori dettagli si rimanda alla relazione di evento). Anche in queste ultime due valli sono stati riscontrati effetti sulle zone glacializzate. Analogamente all’episodio di giugno, le piogge hanno colpito gli alti versanti, provocando l’attivazione di numerose colate detritiche. 

In questo contesto, alcuni ghiacciai hanno subito fenomeni di instabilità: il ghiacciaio Martellot, in Val Grande di Lanzo, è stato attraversato da molteplici canali di colata, ben visibili per il netto contrasto con la neve residua dell’inverno. Alla testata del vallone di Sea, sempre in Val Grande di Lanzo, un accumulo di detriti ha riempito e occupato il lago formatosi nell’estate 2024 alla fronte del ghiacciaio di Sea. In Val d’Orco, la morena frontale meridionale del ghiacciaio Occidentale del Carro è stata profondamente incisa per effetto di erosione concentrata; il materiale asportato si è depositato in due grandi accumuli tra i 2.400 m e i 2.150 m di quota, nei pressi dell’Alpe Mandetta.

Il piccolo ghiacciaio di Martellot, innevato, attraversato da numerosi accumuli di colata detritica attribuiti all’evento del 5 settembre 2024

Il 26 dicembre 2024, verso fine anno, si è verificato il crollo di circa 300.000 m3 di materiale da uno sperone roccioso a nord-ovest del Colle delle Locce in alta Valle Anzasca, a ridosso della cresta spartiacque con la Valsesia, nel comune di Macugnaga (VB). L’evento è descritto in dettaglio nel capitolo dedicato alle aree in frana.

Vista frontale della frana del Colle delle Locce avvenuta il 26 dicembre 2024 (Fotografia scattata il 28 dicembre 2024, cortesemente fornita da M. Vittone del Soccorso Alpino di Macugnaga).

l crollo del 26 dicembre costituisce l’ultimo episodio di instabilità in un’area caratterizzata da dinamiche ambientali particolarmente intense. La sovrapposizione di dinamiche geomorfologiche di natura glaciale, gravitativa, torrentizia e valanghiva rende indispensabile un approfondimento conoscitivo, con l’obiettivo di definire un piano specifico di osservazione e monitoraggio da attuare nel 2025.

In generale, anche negli episodi osservati nell’ultimo anno, l’instabilità in ambiente glaciale è ormai appurato essere un diretto effetto del deterioramento della resistenza superficiale della roccia alle alte quote. Un fattore determinante è la riduzione locale del permafrost, verosimilmente accelerata dalle temperature elevate e persistenti di agosto. Il permafrost — la cui degradazione influisce fortemente sulla stabilità degli ammassi rocciosi — è monitorato a livello regionale dalla rete di misura di Arpa Piemonte ed è in fase di riscaldamento, in linea con i trend riscontrati a scala globale. 

Informazioni e risorse aggiuntive

Notizia sul sito di Arpa Piemonte sulla prima giornata mondiale dei ghiacciai https://www.arpa.piemonte.it/notizia/prima-giornata-mondiale-dei-ghiacciai

I ghiacciai nelle Alpi piemontesi RSA2024

Report campagna glaciologica 2024 https://www.arpa.piemonte.it/media/7234 

Video campagna glaciologica 2024 https://www.youtube.com/watch?v=-o-EmwTYL0M

Report campagna glaciologica 2023 https://www.arpa.piemonte.it/sites/default/files/media/2024-05/Relazione_glaciologica_2023.pdf

Video campagna glaciologica 2023 https://youtu.be/sbyWalH0Kws

Report campagna glaciologica 2022 https://www.arpa.piemonte.it/pubblicazione/relazione-preliminare-dellanalisi-dei-principali-ghiacciai-delle-alpi-piemontesi

Geoportale Arpa Piemonte, livello ghiacciai: https://geoportale.arpa.piemonte.it/app/public/?pg=mappa&ids=6880d779243e4bfbaf6f6fbfba525c67

Comitato Glaciologico Italiano: http://www.glaciologia.it/

Società Meteorologica Italiana: http://www.nimbus.it

Il settore del Rifugio Gastaldi e del ghiacciaio della Bessanese è sito di studio e di valorizzazione, per maggiori informazioni https://geoclimalp.irpi.cnr.it/bacino-della-bessanese/.

Gruppo di ricerca GeoClimAlp (Geomorphological impacts of Climate change in the Alps):  https://geoclimalp.irpi.cnr.it

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Geologia e nivologia

L'impatto dei cambiamenti climatici sugli eventi franosi superficiali

Anno
2025
Utilizzo dei dati pluviometrici satellitari ERA5-Land per la valutazione dell’efficacia del sistema di allerta regionale SLOPS  per frane superficiali 

Le frane superficiali sono uno dei fenomeni gravitativi più pericolosi. In Piemonte, negli ultimi cento anni, hanno causato oltre la metà delle vittime legate a eventi franosi

Per capire se e in che modo il cambiamento climatico abbia influenzato il comportamento delle frane superficiali nell’ultimo secolo, è fondamentale ricostruire la loro evoluzione nel tempo e le cause che le hanno innescate, riducendo al minimo l’incertezza nelle correlazioni statistiche tra cause ed effetti.

Sono state analizzate le frane superficiali che si sono verificate in Piemonte dal 1960 al 2023, causate principalmente da eventi di pioggia, con un ruolo trascurabile attribuibile alle precipitazioni precedenti l’evento. 

In uno studio del 2023 è stata analizzata l’efficacia delle soglie di innesco utilizzate nel sistema di allerta precoce per le frane superficiali a scala regionale in Piemonte, considerando diversi contesti geologici e morfologici: le Alpi, gli Appennini, la collina torinese e il Bacino Terziario Piemontese (BTP). Lo studio ha preso in esame le soglie medie di innesco delle frane relative a durate di 24 e 48 ore, con valori di riferimento pari a 120 mm e 170 mm per le Alpi, e 70 mm e 80 mm per le aree collinari (Collina di Torino, BTP e fascia pedemontana appenninica). Questi valori sono attualmente impiegati nel sistema operativo di allerta precoce SLOPS ("Shallow Landslide Occurrence Prediction System"), attivo in Piemonte dal 2018 (Tiranti et al., 2019).
L’analisi dello studio si è basata su 120 eventi di frana superficiale avvenuti tra il 1960 e il 2019, confrontati con dati di precipitazione giornaliera nello stesso arco temporale, ottenuti mediante il metodo di interpolazione spaziale Optimal Interpolation (OI). I risultati hanno mostrato un tasso di successo del 68%, suggerendo che le soglie adottate dal sistema R-SLEWS sono generalmente affidabili sia per le aree montane sia per quelle collinari nell’arco temporale considerato.
Tuttavia, una delle principali limitazioni dello studio riguarda la bassa risoluzione temporale dei dati di pioggia, disponibili solo su base giornaliera (dalle 00:00 alle 23:59). Questo approccio non consente di valutare in modo adeguato l’efficacia delle soglie di innesco su intervalli di tempo più brevi (ad esempio 6 o 12 ore), né di analizzare correttamente gli episodi di pioggia che si estendono su due giorni consecutivi.

In un aggiornamento dello studio sono stati impiegati i dati orari delle precipitazioni del dataset ERA5-Land, resi disponibili dal Copernicus Climate Data Store. Per correggere eventuali distorsioni nei dati, è stata applicata una mappatura dei quantili su base giornaliera, mentre l’adozione di finestre mobili di 24 e 48 ore ha permesso di aumentare la risoluzione temporale dell’analisi. La ricerca si è posta due obiettivi principali: da un lato, valutare l’efficacia delle soglie di attivazione del sistema di allerta SLOPS, con particolare attenzione agli eventi di pioggia che superano le soglie di 24 e 48 ore ma si estendono su più giorni consecutivi; dall’altro, esplorare la possibilità di utilizzare dati satellitari su larga scala per prevedere le frane sia a livello regionale sia locale.
L’analisi, ampliata e aggiornata, ha preso in considerazione 123 eventi franosi diffusi verificatisi tra il 1960 e il 2023. Gli eventi sono stati classificati in sette categorie di severità, in base al numero di frane associate a ciascun episodio di pioggia, come riportato nella tabella seguente.

Classe di severità degli eventi di frana superficiale adottata per quantificarne l'intensità
Classe di severità Numero di frane
1 – Estremamente bassa 1–50
2 – Molto bassa >50–100
3 - Bassa >100–200
4 - Moderata >200–500
5 - Alta >500–2000
6 – Molto alta >2000–5000
7 – Eccezionalmente alta >5000–10000 e oltre
Classe di severità degli eventi di frana superficiale adottata per quantificare l'intensità degli eventi di frana in base al numero di frane verificatesi durante un singolo evento di pioggia.

Dall’analisi emerge una lieve tendenza all’aumento, tra il 1960 e il 2023, dell’intensità degli eventi di frana superficiale - intesa come numero di frane che si verificano durante un singolo episodio di pioggia, in particolare per eventi classificati con una gravità pari o superiore al livello 4 (moderata o più severa), come mostrato nell'immagine designata con la lettera A. Al contrario, il numero complessivo di eventi franosi superficiali - analizzato per intervalli di cinque anni, mostra un andamento decrescente nello stesso periodo, (immagine designata con la lettera B).
Per quanto riguarda il contesto climatico, In Piemonte le precipitazioni cumulate annuali e stagionali sono rimaste sostanzialmente stabili nel corso degli ultimi decenni. Tuttavia, si è registrata una lieve riduzione del numero di giorni di pioggia, indicando che le piogge tendono a concentrarsi in episodi meno frequenti ma più intensi. Questa tendenza climatica rispecchia quanto osservato per le frane superficiali: negli ultimi sessant’anni, pur diminuendo in frequenza, esse sono diventate mediamente più gravi.

(A) Distribuzione temporale degli eventi di frana superficiale (dal 1960 al 2023) con una classe di severità ≥ 4, raggruppati in quinquenni, mostrano una debole tendenza crescente. (B) Numero di eventi di frana superficiale che si sono verificati dal 1960 al 2023, raggruppati per periodi di 5 anni, mostrano invece una tendenza decrescente.

I dati di precipitazione oraria ERA5-Land del programma Copernicus utilizzati coprono il periodo 1° gennaio 1960 – 31 dicembre 2023 e si riferiscono al Piemonte e alle aree limitrofe. Tutti i dettagli relativi all’interpolazione spaziale, alla validazione dei dati, alla verifica delle soglie di attivazione del sistema di allerta e all’approccio a finestra mobile per l’analisi temporale sono riportati nell’articolo completo.

Nell’identificare le piogge che hanno innescato frane superficiali in Piemonte dal 1960 i dati ERA5-Land si sono rivelati meno affidabili dei dati interpolati provenienti dai pluviometri, nonostante la maggiore risoluzione temporale e strumentale. Tuttavia, la correzione delle precipitazioni orarie tramite mappatura dei quantili rende prezioso l'utilizzo dei dati ERA5-Land specialmente in aree con copertura strumentale ridotta.

(A) Confronto delle precipitazioni mensili medie per il periodo 1960-2023 per il set di dati OI derivati dalle precipitazioni osservate (linea continua), il set di dati ERA5-Land (linea tratteggiata) e lo stesso set di dati corretto utilizzato per il confronto con gli eventi di frana superficiale (linea tratteggiata). (B) Diagramma delle prestazioni che confronta la capacità di rilevare giorni umidi e asciutti tra diversi set di dati (cerchio nero: dati OI rispetto ai dati ERA5-Land; quadrato nero: dati OI rispetto a dati ERA5-Land corretti).
Informazioni e risorse aggiuntive

Si rimanda per approfondimenti al contenuto Sistema Regionale di Allerta Precoce per Frane Superficiali

Botto Valentina , Tiranti Davide , Barbarino Simona , Ronchi Christian (2025) Using ERA-5 LAND reanalysis rainfall data to better evaluate the performance of the regional shallow landslide early warning system of Piemonte (north-western Italy) in the context of climate change. Frontiers in Earth Science, 12, 2025, 2296-6463  https://doi.org/10.3389/feart.2024.1536277

Tiranti D. and Ronchi C. (2023) Climate Change Impacts on Shallow Landslide Events and on the Performance of the Regional Shallow Landslide Early Warning System of Piemonte (Northwestern Italy). GeoHazards, 4(4), 475–496. https://doi.org/10.3390/geohazards4040027

Tiranti D., Cremonini R. (2019) Editorial: Landslide Hazard in a Changing Environment. Front. Earth Sci. 7:3. https://doi.org/10.3389/feart.2019.00003

Stoffel M., Tiranti D., Huggel C. (2014) Climate change impacts on mass movements – case studies from the European Alps. Science of the Total Environment 493: 1255-1266. https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2014.02.102

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Geologia e nivologia

Rischi naturali, impatti sul Territorio

Tema
Tipo
Paragrafi

Il Piemonte, densamente popolato (oltre 4 milioni di abitanti), economicamente attivo e sede di importanti infrastrutture e reti di comunicazione, risulta fragile nella sua esposizione ai rischi naturali

Per rischio naturale s’intende il numero atteso di perdite umane, feriti, danni alle proprietà e interruzioni di attività economiche, causati da processi d’instabilità che si sviluppano naturalmente sul territorio.

I fattori naturali di rischio, e i relativi impatti che ne derivano, sono di tipo diverso e vengono rilevati e valutati in modo specifico sul territorio, al fine di raccogliere informazioni utili sia per la prevenzione e per l'intervento in caso di eventi naturali.

 

Anno
2025
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Rischi naturali, risposte sul Territorio

Tema
Tipo
Paragrafi

La Regione Piemonte programma e attua sul territorio regionale iniziative volte alla prevenzione e alla gestione dei rischi naturali, intervenendo sia sul dissesto idrogeologico (connesso alla dinamica fluviale, torrentizia e valanghiva e ai dissesti di versante) sia sul rischio sismico.

Le numerose iniziative intraprese, oltre a rispondere alla normativa europea, come la Direttiva Alluvioni, e alla normativa nazionale, come il Progetto CARG, si inseriscono anche nelle politiche di bacino, come il Piano di Assetto Idrogeologico del bacino del Po, e regionale, come la pianificazione urbanistica. Tali azioni si inquadrano inoltre nelle Strategie per lo Sviluppo Sostenibile, sviluppate a livello mondiale, nazionale e regionale.

 Tutte le iniziative, indipendentemente dalla scala di intervento, possono essere classificate in base alla tipologia di approccio (vedi tabella) e riguardano a diversi livelli le seguenti tematiche:

  • Geologia
  • Dinamica fluviale e torrentizia
  • Dissesti di versante
  • Dinamica valanghiva
  • Sismica
Tipologie di approccio e iniziative coinvolte nella gestione e prevenzione dei rischi naturali.
Tipologia di approccio Iniziative
Conoscenza Studi, rilievi, acquisizione dati, realizzazione cartografie, proposta di modelli, sviluppo di data base, divulgazione, ecc.
Pianificazione Pianificazione territoriale e di protezione civile, produzione normativa di settore, regolamenti, procedure, ecc.
Interventi di mitigazione Interventi strutturali, interventi silvo-colturali, manutenzioni, rilocalizzazioni, ecc.
Gestione emergenza e post-emergenza Azioni (e relativi strumenti) condotte a seguito di eventi alluvionali, terremoti, ecc.
Tipologie di approccio e iniziative coinvolte nella gestione e prevenzione dei rischi naturali.

Alla base di ogni azione è fondamentale una conoscenza approfondita del territorio.

Il Piemonte dispone di un sistema di allerta regionale per il rischio idrogeologico e idraulico, per finalità di protezione civile, che è stato sviluppato e viene gestito da Arpa Piemonte. Il sistema valuta i i seguenti fenomeni: idraulico, geo-idrologico, geo-idrologico per temporali, nevicate, valanghe. 

In particolare, il sistema di allerta regionale per la previsione dei processi di versante è stato sviluppato dal Centro Funzionale di Arpa Piemonte ed è basato su tre modelli concepiti ad hoc per fenomeni gravitativi di diversa tipologia (SLOPS, TRAPS e DEFENSE).

Informazioni e risorse aggiuntive

 

Direttiva 2007/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2007, relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni http://data.europa.eu/eli/dir/2007/60/oj

Piano di Assetto Idrogeologico del bacino del Po https://pai.adbpo.it/

Regione Piemonte - Urbanistica https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/territorio/urbanistica

Anno
2025
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Previsione di innesco delle frane superficiali

Anno
2025

SLOPS (Shallow Landslides Occurence Prediction System)

SLOPS è un modello per il preannuncio delle frane superficiali basato su soglie pluviometriche e opera sia in fase previsionale sia in fase di monitoraggio, in analogia con l’impostazione del Sistema di Allertamento Regionale.

SLOPS distingue diverse unità territoriali di base (Landslides Frequency Zonation), ottenute dall’intersezione tra i poligoni delle aree elementari — definite incrociando mappe tematiche categoriche (litologia e suolo) — e la mappa di densità delle frane storiche avvenute tra il 1990 e il 2016 (circa 33.000 frane superficiali). Da questa elaborazione si ricava la Mappa di suscettibilità per l'innesco di frane superficiali, su cui si basa lo SLOPS per stimare, in ciascuna area, il numero massimo atteso di fenomeni franosi al superamento delle soglie di innesco, secondo una classificazione in quattro classi: Low, Moderate, High, Very High.

Sintesi dei livelli di suscettibilità all'innesco di frane - Fonte Arpa Piemonte

Le soglie pluviometriche sono del tipo Intensità-Durata (trasformate in Cumulata-Durata), ottenute dell’elaborazione statistica delle frane storiche e delle piogge che le hanno causate.

L’analisi degli eventi di frana diffusi e delle piogge a essi associate, condotta per i due contesti territoriali — alpino e collinare/appenninico — ha permesso di individuare le soglie minime di innesco caratteristiche di ciascun ambiente.

Soglie di innesco delle frane superficiali

Tra le soglie di base si articolano tante soglie quanti sono i pluviometri di riferimento inseriti nel modello. Le soglie sono di tipo probabilistico, dove la probabilità che una o più frane si inneschino è funzione dell’entità del superamento:

  • nessuna probabilità – il valore soglia non è raggiunto;
  • bassa probabilità – il valore soglia è raggiunto e/o superato del 10%;
  • media probabilità – il valore soglia è superato tra l’11% e il 30%;
  • alta probabilità – il valore soglia è superato tra il 31% e il 50%;
  • molto alta probabilità – il valore soglia è superato per più del 50%;

Al raggiungimento o superamento di una soglia, si evidenzierà uno Scenario di Innesco, la cui probabilità di accadimento dipenderà dall'entità del superamento stesso, come precedentemente illustrato, secondo il seguente schema:

  • nessuna probabilità è associata solo ed esclusivamente allo Scenario “Assenti (A)”;
  • una bassa probabilità di accadimento sarà associata esclusivamente allo Scenario “Isolati (I)”;
  • la media probabilità sarà associata agli Scenari “Isolati” e “Poco o moderatamente diffusi (P)”;
  • le probabilità alta e molto alta si potranno verificare con gli Scenari “Isolati (I)”, “Poco o moderatamente diffusi (P)” e “Diffusi o molto diffusi (D)”.

La sintesi delle valutazioni sugli Scenari di Innesco per le frane superficiali è riferita alle 11 Aree di Allerta del Sistema di Allerta Regionale per il Rischio Idrogeologico ed Idraulico come stabilito dal nuovo disciplinare per la gestione organizzativa e funzionale del “Sistema di allertamento regionale ai fini di protezione civile" (D.G.R. n. 30 luglio 2007, n. 46-6578).

Legenda degli scenari di innesco di frane superficiali

Lo "Scenario di innesco delle frane" è emesso quotidianamente, fatta eccezione per i fine settimana e i giorni festivi in assenza di allerta arancione o superiore.  In caso di allerta arancione o superiore emessa dal Sistema di Allerta Regionale, il bollettino viene diffuso con frequenza di emissione variabile in funzione delle caratteristiche dell’evento.

Le valutazioni riguardanti la probabilità di innesco di frane superficiali ottenute con il modello SLOPS sono ad aggiornamento orario, mentre lo scenario è pubblicato con cadenza giornaliera.

Informazioni e risorse aggiuntive

Tiranti D., Nicolò G., Gaeta A. R. (2019) Shallow landslides predisposing and triggering factors in developing a regional early warning system. Landslides 16:2, 235-251. https://doi.org/10.1007/s10346-018-1096-8

Sito Arpa Piemonte https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/previsione-innesco-delle-frane-superficiali

Regione Piemonte, Disciplinare per la gestione organizzativa e funzionale del “Sistema di allertamento regionale ai fini di protezione civile" (D.G.R. n. 30 luglio 2007, n. 46-6578) - https://www.arpa.piemonte.it/export/sites/default/pubblicazioni/pdf/D.G.R.-30-luglio-2007-n.46-6578.pdf

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Popolazione esposta al rischio di alluvioni

Anno
2025

Per valutare la popolazione interessata da rischio di alluvioni nel territorio piemontese sono stati utilizzati dati relativi alla popolazione residente (dati ISTAT 2011) e le mappe della pericolosità da inondazione del Piano Gestione Rischio Alluvioni – PGRA 2024. Il dato è aggiornato con cadenza bimestrale.

Per quanto riguarda i dati relativi al PGRA sono state utilizzate le estensioni totali delle aree inondabili, secondo la seguente classificazione:

  • aree ad elevata probabilità di inondazione  – P3/H: interessate da piene molto frequenti (tempo di ritorno – TR – ventennale, corrispondente a una probabilità annua di accadimento del 5%);
  • aree a medio/alta probabilità di inondazione – P2/M: interessate da piene frequenti (TR 100-200 anni, corrispondente a una probabilità annua di accadimento dello 0.5 – 1%) ;
  • aree a bassa probabilità di inondazione – P1/L: interessate da piene poco frequenti o rare (TR 300-500 anni, corrispondente a una probabilità annua di accadimento dello 0,3 -  0.2 % ).

Più di ottocentomila piemontesi risiedono in aree potenzialmente soggette a inondazione, corrispondente al 18%  della popolazione (dati censimento ISTAT 2011). Di questi, 240.000 risiedono in aree a probabilità di inondazione  media o elevata, (circa il 5% della popolazione regionale).

Confrontando i dati del 2024 con quelli del 2019, l’aumento della popolazione a rischio — circa 185.000 persone — è dovuto principalmente alle nuove varianti del PAI (Piano per l'Assetto Idrogeologico). Queste varianti, riguardanti sia le Fasce Fluviali sia l’Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici del reticolo secondario, hanno ampliato le aree soggette alla dinamica dei corsi d’acqua grazie a studi condotti con maggiore dettaglio.

Analizzando le popolazioni residenti nelle aree a diverso grado di pericolosità da inondazione, emerge che quelle ubicate in zone ad alta probabilità (P3/H) costituiscono, in media, meno del 5 % del totale delle persone che vivono in aree inondabili, si va da un valore minimo del 2 % in provincia di Vercelli ai valori massimi delle province di Biella (11%), e Verbania (10 %).  

La quota di popolazione residente in aree a media probabilità di inondazione (ossia nella fascia tra P3/H e P1/L) si attesta intorno al 36 % del totale inondabile, variando dal 3 % della provincia di Asti al 70 % di quella di Alessandria.  Nel caso della provincia di Asti, il valore contenuto riflette probabilmente la conformazione collinare del territorio, più soggetto a fenomeni franosi che a inondazioni. Nella provincia di Alessandria, invece, l’elevata percentuale è conseguenza di recenti studi idraulici svolti dall’Università di Padova per conto dell’Autorità di Bacino del Po (2021) che hanno ricompreso gran parte dell’area edificata nelle fasce a medio/alta probabilità di inondazione da parte dei fiumi Tanaro e Bormida. In provincia di Torino, infine, la consistente presenza di popolazione nelle aree P2 (medio/alta probabilità di inondazione) è legata all’intensa urbanizzazione della pianura torinese e, nelle zone alpine, allo sviluppo di insediamenti sugli ampi conoidi alluvionali.

Piemonte: numero di abitanti per ogni provincia, residente in aree a differente pericolosità da inondazione/allagamento
popolazione esposta alluvioni
Province Numero comuni interessati Percentuale comuni interessati sul totale comuni Totale residenti Percentuale abitanti interessati sul totale abitanti Numero comuni 2019 Popolazione ISTAT 2011
Alessandria 182 97,33% 107682 25,21% 187 427064
Asti 107 91,45% 29606 13,61% 117 217573
Biella 67 90,54% 13722 7,54% 74 182092
Cuneo 241 97,57% 79742 13,61% 247 585830
Novara 85 97,70% 38347 21,72% 87 176582
Torino 303 97,12% 408290 18,16% 312 2247787
VCO 70 94,59% 76394 47,68% 74 160228
Vercelli 73 89,02% 50195 13,73% 82 365559
Piemonte 1128 95,59% 803978 18,43% 1180 4362715
Percentuale abitanti e comuni interessati al rischio alluvioni sul totale degli abitanti e dei comuni - Fonte Arpa Piemonte

Tra le province piemontesi, quella che presenta la percentuale maggiore di residenti in aree soggette a pericolo di inondazione è la provincia del Verbano-Cusio-Ossola: circa il 48% degli ossolani (76.000 persone) è soggetto a pericoli associati ad eventi di piena; la provincia con la percentuale minore è quella di Biella con il 7% degli abitanti coinvolti (13.700 persone).

La provincia di Verbania è caratterizzata dall’ampio fondovalle glaciale del fiume Toce, fortemente urbanizzato e da estesi conoidi alluvionali su cui si sviluppano i centri abitati. La Provincia di Biella invece presenta una densità abitativa maggiore in aree di pianura esterne alle aree indicate pericolose dal PGRA (Piano Gestione Rischio Alluvioni, elaborato dall'Autorità di Bacino Distrettuale) .

L’istogramma successivo evidenzia la popolazione complessiva - differenziata per provincia - residente in aree a pericolosità da inondazione, distinta per ambiente fluviale di pianura, montano o collinare e lacuale. L’altezza delle colonne è legata al numero di residenti delle varie province, la prevalenza della provincia di Torino si spiega con il fatto che vi risiede ben il 52% della popolazione piemontese.

In Piemonte, la maggior parte dei residenti a rischio alluvione vive nelle aree di pianura influenzate dai corsi d’acqua, con l'eccezione delle province del Verbano Cusio Ossola — prevalentemente montana — e di Biella. In quest’ultima, infatti, solo il 21% degli abitanti esposti al rischio si trova nelle zone soggette alle piene del reticolo idrografico principale e secondario di pianura, a fronte di una media regionale del 70%.  Tale differenza è dovuta alle caratteristiche geologiche della pianura biellese: le aree ancora soggette alla dinamica dei corsi d’acqua si sviluppano in fasce ristrette, delimitate dalle alte scarpate di terrazzo che le separano dalle superfici più antiche, generalmente non più soggette a inondazioni,  dove sorgono i principali centri abitati.

In conclusione, la maggior parte della popolazione piemontese residente in aree potenzialmente soggette a inondazioni si trova all’interno delle aree P1/L, caratterizzate da bassa probabilità di accadimento (nel caso del reticolo principale) o da bassa intensità dei fenomeni, soprattutto in ambiente alpino, su conoidi e fondovalle. Tuttavia, circa il 30% della popolazione esposta a fenomeni idraulici risiede in aree dove la frequenza o l’intensità degli eventi è significativa.

Analizzando i dati riferiti all’intera popolazione piemontese, la quota di residenti in aree potenzialmente soggette a inondazione si attesta in media al 18%. Spicca tuttavia la provincia del Verbano-Cusio-Ossola, dove ben il 47% della popolazione vive in aree a rischio idrogeologico.

Dal punto di vista della prevedibilità dei fenomeni in ambito di protezione civile, è importante sottolineare che, nelle aree soggette alle piene dei principali corsi d’acqua, i modelli previsionali offrono risultati sufficientemente attendibili. Al contrario, i fenomeni torrentizi — dalle piene improvvise alle colate detritiche — restano ancora difficili da interpretare in chiave di allertamento e gestione dell’emergenza. Questo evidenzia la necessità di azioni mirate a formare la popolazione residente, affinché acquisisca consapevolezza delle dinamiche fluviali e sia in grado di adottare misure di protezione e autodifesa in caso di eventi di piena.

Popolazione in aree a pericolosità da inondazione/allagamento differenziata per provincia e tipologia di ambiente
Informazioni e risorse aggiuntive

Piano gestione rischio alluvioni – PGRA – Geoportale regionale 
https://www.geoportale.piemonte.it/visregpigo/?action-type=pgra

Arpa Piemonte Geologia e dissesto https://www.arpa.piemonte.it/temi/geologia-dissesto

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Popolazione esposta al rischio di frane

Anno
2025

I valori relativi alla popolazione esposta alle frane, così come rilevate nel Sistema Informativo Frane in Piemonte -  SIFraP, sono ottenuti stimando la popolazione residente, in base al censimento ISTAT del 2011, suddivisa nei comuni (aggiornamento 2019). 

popolazione esposta alle frane
Province Numero comuni interessati Percentuale comuni interessati sul totale comuni Totale residenti Percentuale abitanti interessati sul totale abitanti Numero comuni 2019 Popolazione ISTAT 2011
Alessandria 145 77,54% 4076 0,95% 187 427064
Asti 113 96,58% 1756 0,81% 117 217573
Biella 51 68,92% 2740 1,50% 74 182092
Cuneo 209 84,62% 11140 1,90% 247 585830
Novara 14 16,09% 45 0,03% 87 176582
Torino 201 64,42% 8379 0,37% 312 2247787
VCO 72 97,30% 4991 3,11% 74 160228
Vercelli 27 32,93% 402 0,11% 82 365559
Piemonte 832 70,51% 33529 0,77% 1180 4362715
Percentuale abitanti e comuni interessati al rischio frane sul totale abitanti e comuni - Fonte Arpa Piemonte

Facendo riferimento ai dati aggiornati al 2024 si può evidenziare che i comuni interessati al rischio frane sono 832 (70% dei comuni piemontesi), con una percentuale di popolazione esposta dello 0.77%.

Ciò è dovuto per lo più all’ubicazione delle aree interessate da frane che, essendo in area montana-alpina, sono di per sé scarsamente abitate.

A fronte del coinvolgimento della quasi totalità dei comuni piemontesi nelle aree interessate a frane, quindi, la percentuale della popolazione residente esposta al rischio risulta piuttosto bassa.

Gli indicatori relativi alla popolazione esposta al rischio frane devono essere considerati come un'indicazione dello stato attuale della situazione regionale, ma non sono adatti per tracciare un andamento nel tempo.
 

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Attività sismica

Anno
2025

Nel corso del 2024 la rete sismica regionale ha rilevato 1313 terremoti di magnitudo maggiore o uguale a 1.0 ML (magnitudo locale), di cui 180 localizzati internamente ai confini piemontesi e 184 entro 25 km. 

In Piemonte, i terremoti si concentrano soprattutto nelle Alpi Occidentali, seguendo in genere la fascia di contatto tra i rilievi alpini e la pianura piemontese occidentale.

Quasi il 75% dei terremoti di magnitudo superiore a 1.0 registrati in Piemonte nel 2024 è stato localizzato nella fascia alpina e pedemontana del Cuneese.

L’indicatore ‘Movimenti sismici’ è collegato all’obiettivo 13.1 dell’Agenda 2030, che mira a rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento ai rischi climatici e ai disastri naturali in tutti i paesi.

Di seguito sono riportati i link alle notizie pubblicate sul sito di ARPA riguardanti i terremoti avvenuti nel 2024:

Terremoto ad Acceglio di magnitudo 4.1 - 9 dicembre 2024
Sciame sismico nei pressi di Acceglio (CN) - 20 agosto 2024

Localizzazione dei terremoti rilevati dalla rete sismica della Regione Piemonte nel 2024 - Fonte: Arpa Piemonte
Distribuzione dei terremoti rilevati internamente ai confini regionali - anno 2024
Settori geografici piemontesi Numero sismi Magnitudo (ML) Profondità Km
Alpi torinesi 22 1.0 - 2.4 2-18
Pianura occidentale 4 1.1 - 1.9 25-29
Alpi cuneesi 137 1.0 - 3.0 1-23
Pianura orientale 1 2.6 86
Rilievi alpini nord-orientali 3 1.1 - 2.3 6-8
Astigiano - Alessandrino 6 1.2 - 2.1 21-64
Rilievi meridionali 7 1.0 - 1.5 4-17
Distribuzione dei terremoti con magnitudo locale (ML) ≥1 rilevati internamente ai confini regionali - anno 2024. Fonte: Arpa Piemonte.
Distribuzione dei terremoti rilevati internamente ai confini regionali - anno 2024
Settori geografici piemontesi Terremoti con magnitudo ≥ 2.75 ML (zona sismica, località, magnitudo, profondità, data e ora)
Alpi torinesi -
Pianura occidentale -
Alpi cuneesi Zona 3S: Acceglio (CN), Bellino (CN), Argentera (CN), Prazzo (CN), Pontechianale (CN), Elva (CN), Casteldelfino (CN) 2.96 ± 0.22 ML, 11.0 km, 24 dicembre 16:08 UTC
Pianura orientale -
Rilievi alpini nord-orientali -
Astigiano-Alessandrino -
Rilievi meridionali -
Distribuzione dei terremoti con magnitudo locale (ML) ≥ 2.75 rilevati internamente ai confini regionali - anno 2024. Fonte: Arpa Piemonte.
Attività sismica: terremoti con magnitudo locale (ML) ≥ 1 distribuiti in funzione della distanza dell’epicentro - 2024
Magnitudo (ML) interni 0-25 km 25-50 km 50-75 km 75-100 km 100-300 km Totale
1 - 2 152 161 99 57 325 249 1043
2 - 3 28 20 16 8 113 51 236
3 - 4 0 2 3 0 13 13 31
4 - 5 0 1 0 0 1 1 3
>= 5 0 0 0 0 0 0 0
Totale 180 184 118 65 452 314 1313
Attività sismica: terremoti con magnitudo locale (ML) ≥ 1 distribuiti in funzione della distanza dell’epicentro rispetto ai limiti regionali - anno 2024. Fonte: Arpa Piemonte.
Attività sismica: terremoti con magnitudo locale (ML) ≥ 1 distribuiti in funzione della profondità focale e della distanza -2024
Profondità (km) interni 0-25 km 25-50 km 50-75 km 75-100 km 100-300 km Totale
<10 126 166 93 27 25 70 507
10-20 44 18 19 20 215 185 501
20-30 5 0 4 12 206 47 274
30-40 2 0 1 4 4 2 13
40-50 0 0 0 1 1 3 5
50-60 1 0 0 0 1 5 7
60-70 1 0 1 1 0 1 4
>=70 1 0 0 0 0 1 2
Totale 180 184 118 65 452 314 1313
Attività sismica: terremoti con magnitudo locale (ML) ≥ 1 distribuiti in funzione della profondità focale e della distanza dell’epicentro rispetto ai limiti regionali - anno 2024. Fonte: Arpa Piemonte.
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