Pubblicabile

Il Reporting approva definitivamente i testi e li rende pubblicabili

Modello geologico tridimensionale del sottosuolo del territorio comunale di Torino

Anno
2025

Da dicembre 2024 è disponibile sul Geoportale di Arpa Piemonte il modello geologico tridimensionale (3D), un nuovo strumento per esplorare il sottosuolo dell’area di pianura del territorio comunale di Torino. Il modello geologico 3D di sottosuolo è stato realizzato grazie alla collaborazione tra Arpa Piemonte e il CNR-IGG di Torino, nell'ambito dell'aggiornamento della cartografia geologica a scala regionale GeoPiemonteMap.

Il modello è il risultato dell'analisi e interpretazione delle principali informazioni geologico-stratigrafiche di sottosuolo provenienti da indagini geofisiche profonde e da indagini geognostiche relative ad opere di captazione degli acquiferi superficiali e profondi. Il Modello si integra in superficie con la carta geologica interpretativa a scala 1:50.000 , con la carta degli affioramenti a scala 1: 10.000 prodotta in ambito della realizzazione del Foglio Geologico Torino Est (CARG Cartografia Geologica d’Italia Legge 13 luglio 1999 n. 226) e con la Carta Geologica regionale GeoPiemonteMap.

Modello geologico tridimensionale del sottosuolo del territorio comunale di Torino: vista con sezioni

Il nuovo modello 3D del sottosuolo torinese non riguarda solo la città di Torino, ma anche alcune aree limitrofe dell’area metropolitana. Per realizzare il modello sono stati utilizzati dati geofisici e 346 stratigrafie ottenute da pozzi e sondaggi. Le profondità raggiunte da queste indagini variano da 11 metri, a ridosso del rilievo collinare, fino aun massimo di 410 metri, in corrispondenza del pozzo pilota realizzato per ricerche sulle risorse idriche nei pressi del Cimitero Generale di Torino.

 In dettaglio, il modello riporta quattro principali superfici lito-stratigrafiche che delimitano corpi litologici omogenei e ben definiti nel sottosuolo: 

  • la base della successione fluvioglaciale,
  • la base della successione villafranchiana,
  • quella della successione pre-villafranchiana
  • e infine il substrato pre-pliocenico.

Si tratta di superfici caratterizzate da una maggiore continuità areale e dalle quali è stato possibile successivamente ricostruire la volumetria dei corpi geologici da esse delimitati. La rappresentazione tridimensionale del sottosuolo ha consentito di ricostruire la morfologia sepolta (ovvero la forma antica del terreno) che appare solcata, nella parte nord, da alcune depressioni morfologiche che corrispondono ad antiche direttrici di deflusso di un paleo-reticolato idrografico. 

Il modello geologico di sottosuolo dell’area di pianura del territorio comunale di Torino rappresenta un importante sviluppo tematico del progetto GeoPiemonteMap, utile non solo per la divulgazione scientifica, ma anche come strumento operativo per le pubbliche amministrazioni e i professionisti che lavorano nel campo della geologia applicata e dell’ingegneria del territorio.

Modello geologico tridimensionale volumetrico del sottosuolo del territorio comunale di Torino

Il servizio webgis del modello contiene:

  1. Le sezioni geologiche in 3D disposte a graticcio delle unità litostratigrafiche modellate;
  2. Il modello 3D volumetrico delle unità litostratigrafiche modellate;
  3. La carta geologica interpretata a scala 1:50.000 e la carta degli affioramenti a scala 1:10.000 del territorio comunale di Torino.

Sono inoltre riportati nel servizio gli elementi strutturali, gli elementi geomorfologici e le giaciture. La banca dati e la legenda sono derivate dal Foglio Geologico Torino Est (CARG Cartografia Geologica d’Italia Legge 13 luglio 1999 n. 226) e della carta geologica regionale GeoPiemonteMap.

L'applicazione offre funzioni di visualizzazione avanzata tra le quali:

  • misure di distanze ed aree;
  • elenco delle viste pre-definite del modello;
  • strumento per la realizzazione di sezioni del modello geologico: a disposizione un tutorial per l'utilizzo.
Informazioni e risorse aggiuntive

  GeoPiemonteMap https://webgis.arpa.piemonte.it/geopiemonte

Stato del Documento
Pubblicabile
Gruppo di Redazione
Geologia e nivologia

Gli scenari climatici in Piemonte

Anno
2025

Alla base delle simulazioni di quello che sarà il clima futuro attraverso i modelli climatici, in grado di riprodurre la dinamica dell’oceano e dell’atmosfera e di rappresentare in modo più completo possibile tutti i processi di interazione terra-atmosfera, vi sono delle ipotesi sugli scenari emissivi e sulle politiche di riduzione dei gas serra che verranno applicate, così da definire degli “emission pathways” che rappresentano l’andamento delle emissioni e della relativa concentrazione dei gas climalteranti in atmosfera nel corso del XXI secolo e più.

Gli scenari di riferimento sono attualmente quattro (definiti nell’ambito del lavoro del Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici IPCC che si occupa della mitigazione) e si differenziano fra loro per il potenziale di perturbazione del bilancio energetico planetario espresso in termini di Forcing Radiativo al 2100 rispetto al periodo pre-industriale. 

Si definiscono RCP (Representative Concentration Pathway) seguiti da un numero che rappresenta il forcing radiativo (in W/m2), ossia l'alterazione del bilancio tra energia entrante e energia uscente nel sistema terra-atmosfera dovuta alla diversa concentrazione dei gas serra in atmosfera, includendo anche i processi di feedback e di interazione.

Gli scenari considerati in questa analisi sono:
•    RCP 8.5, che rappresenta uno scenario a forti emissioni, all’incirca come se il tasso di emissioni fosse come l’attuale, senza azioni di mitigazione
•    RCP 4.5, che rappresenta uno scenario intermedio, dove le emissioni di CO2 raggiungono un massimo per poi stabilizzarsi verso la fine del XXI secolo.
 

Tutti questi scenari vedono un aumento importante della temperatura globale a fine secolo rispetto ai valori del periodo 1986-2005, pari a 3.7°C (in un range tra 2.6-4.8°C) per RCP8.5 e 1.8°C (in un range tra 1.1-2.6 °C) per RCP4.5

Nessuno dei due scenari è in grado di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1.5°C.

Per le analisi sul Piemonte sono state utilizzate le simulazioni modellistiche sviluppate dal consorzio EUROCORDEX

Si tratta di modelli realizzati attraverso un downscaling dinamico, ossia l'uso di modelli regionali ad alta risoluzione (11 km) innestati in modelli climatici globali, sui due scenari RCP 4.5 e RCP 8.5. 

Unitamente a questi, sono state le medesime simulazioni applicate nel Piano Nazionale di Adattamento al Cambiamento Climatico messe a disposizione dal Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici

Si tratta del modello regionale COSMO-CLM a risoluzione ancora più elevata (circa 8 km), sempre innestato sui due scenari RCP 4.5 e RCP 8.5 a partire da modelli climatici globali.

Arpa Piemonte e Regione Piemonte hanno elaborato un report sugli scenari futuri che attraverso l’utilizzo dei modelli regionali di ultima generazione disponibili a livello europeo, opportunamente trattati per adeguarli al clima del territorio regionale, consente di tracciare una proiezione di quella che sarà l’evoluzione climatica del Piemonte fino a fine secolo, i dati sono disponibili sul   Portale sul clima in Piemonte.

Informazioni e risorse aggiuntive

EURO-CORDEX - Coordinated Downscaling Experiment - European Domain https://www.euro-cordex.net/

Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici Clima: Approvato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici https://www.cmcc.it/

https://www.cmcc.it/models/cosmo-clm-climate-limited-area-modelling-community

Bucchignani, E., Montesarchio, M., Zollo, A. L., & Mercogliano, P. (2016). High‐resolution climate simulations with COSMO‐CLM over Italy: performance evaluation and climate projections for the 21st century. International Journal of Climatology,36(2), 735-756. https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/share/KKRHPGXDU2NDRCPNISYT?target=10.1002/2014JD022219

Arpa Piemonte   Portale sul clima https://webgis.arpa.piemonte.it/secure_apps/portale-sul-clima-in-piemonte/

Stato del Documento
Pubblicabile
Gruppo di Redazione
Clima

Precipitazioni ragguagliate per bacino idrografico 2024

Anno
2025

Il 2024 è risultato un anno molto piovoso e ha registrato una precipitazione media sull’intero bacino del fiume Po - chiuso alla confluenza con il Ticino a Ponte Becca -  di 1508 mm, con una anomalia positiva del 42% rispetto alla norma climatica di riferimento del periodo1991-2020.  Nonostante gli ultimi due mesi dell’anno abbiano fatto registrare precipitazioni ben al di sotto della norma climatica, l’anno 2024 si è classificato tra i più piovosi dall'inizio delle rilevazioni, grazie alle abbondanti precipitazioni registrate nei mesi di febbraio, marzo, maggio ed ottobre.

L’anno è iniziato con un mese di gennaio avaro di precipitazioni, in cui sono stati registrati circa 38 mm di pioggia media sull’intero bacino del fiume Po, chiuso alla confluenza con il Ticino, comportando un deficit pluviometrico del -26%. I maggiori deficit, anche superiori al -40%, sono stati registrati sui bacini del Toce, dell'Orco e e del Sesia.

Il mese di febbraio ha fatto registrare una cumulata media di pioggia di circa 158 mm, ovvero il 234% in più rispetto alla norma climatica del mese nel trentennio di riferimento 1991-2020. I maggiori surplus pluviometrici, superiori al 275%, sono stati registrai sui bacini orientali di Cervo e Agogna-Terdoppio, sul bacino dell’Orba e sui bacini occidentali dell’Orco e Stura di Lanzo.

Anche il mese di marzo è risultato molto piovoso, registrando una precipitazione cumulata mensile media di 280 mm sul bacino del Po chiuso alla confluenza col Ticino.  Questo dato, oltre a segnare il record storico degli ultimi 70 anni, equivale a quattro volte la quantità di pioggia che cade normalmente. Le zone che hanno registrato i surplus di precipitazione maggiori, anche superiori al 350%, sono quelle settentrionali del Toce, orientali del Sesia e occidentali di Orco e Stura di Lanzo.

A differenza dei due mesi precedenti, ad aprile si sono registrati valori di precipitazione leggermente al di sotto della norma climatica 1991-2020, con un deficit medio sul bacino del Po fino a Ponte Becca, quantificabile in circa -14%.

Il mese di maggio ha fatto nuovamente registrare piogge cumulate al di sopra della media climatica 1991-2020, per un totale di 232 mm che rappresentano circa l’86% in più. I bacini che hanno fatto registrare precipitazioni superiori al doppio della media mensile di riferimento sono quelli orientali del Cervo, del Sesia, Agogna-Terdoppio e meridionale di Scrivia-Curone.

Le precipitazioni registrate nel mese di giugno sono state di circa 124 mm medi che corrispondono ad uno scarto positivo del 28% rispetto alla norma 1991-2020. Quasi la totalità della regione è stata caratterizzata da precipitazioni al di sopra della media del periodo e le zone che hanno registrato il maggior surplus pluviometrico, superiore al 90%, sono quelle meridionali di Orba, Bormida e Scrivia-Curone. Invece, le aree orientali di Cervo e Sesia hanno registrato precipitazioni leggermente al di sotto della media mensile di riferimento.

Precipitazioni giornaliere medie in Piemonte anno 2024 - Fonte Arpa Piemonte

Il mese di luglio è stato caratterizzato da piogge cumulate al di sotto della media climatica 1991-2020 corrispondente a circa il 19% in meno di quanto normalmente atteso. Le zone colpite dai maggiori deficit pluviometrici sono risultate essere quelle meridionali di Stura di Demonte, Bormida, Orba e Scrivia-Curone.

I 53 mm di pioggia media caduta sul bacino del Po per il mese di agosto rappresentano uno scarto negativo del 36% rispetto alla norma 1991-2020. Tale deficit, superiore anche al -40%, risulta principalmente concentrato sulle aree settentrionali, orientali e nord-occidentali della regione. Hanno invece registrato valori di pioggia superiori alla media (+30%) le aree occidentali di Alto Po, Pellice, Varaita e Maria e le zone meridionali di Stura di Demonte e Tanaro.

Dopo due mesi caratterizzati da piogge inferiori alla media, il mese di settembre ha fatto nuovamente registrare piogge cumulate al di sopra della media climatica 1991-2020, per un totale di 151 mm che rappresentano circa il 46% in più. Le aree della regione con il maggior surplus pluviometrico, superiore al 70%, sono state quelle occidentali della regione.

Anche il mese di ottobre è stato caratterizzato da precipitazioni ben oltre la norma climatica 1991-2020. I 289 mm medi caduti sul bacino del Po, chiuso alla confluenza con il Ticino, rappresentano uno scarto positivo del 145% rispetto alla media del mese. L’anomalia pluviometrica positiva è risultata ovunque almeno una volta e mezza oltre la norma, con punte superiori al triplo (+200%) sui bacini occidentali di Varaita e Stura di Lanzo e meridionali dell’Orba.

I mesi di novembre e dicembre sono risultati molto secchi e le precipitazioni cumulate sono risultate notevolmente al di sotto della media climatica 1991-2020. A novembre sono caduti circa 20 mm di pioggia sul bacino del Po chiuso a Ponte Becca che corrispondono a un -85% rispetto alla norma mensile. In questo mese tutti i bacini idrografici hanno tutti registrato scarti negativi superiori all'80%, solo per la Dora Baltea lo scarto è stato inferiore e pari a - 53%. Invece, i 14 mm registrati nel mese di dicembre sul bacino del Po, corrispondono ad uno scarto negativo del 76% rispetto alla media storica mensile ed è risultato uniformemente distribuito su tutto il territorio regionale.

Fonte Arpa Piemonte

In conclusione, nel 2024 le precipitazioni sono state significativamente superiori alla norma di riferimento 1991-2020 e il surplus pluviometrico è risultato compreso tra +40% e +60% in modo sostanzialmente ben uniforme su tutto il bacino del Po chiuso alla confluenza con il Ticino. I maggiori surplus pluviometrici, superiori al 50%, sono stati registrati nelle aree occidentali comprese tra il bacino del Varaita e Orco, nelle zone meridionali di Orba e Bormida e nella area orientale di Agogna-Terdoppio.

Informazioni e risorse aggiuntive

  Geoportale di Arpa Piemonte, precipitazioni e portate, dati e cartografie
https://webgis.arpa.piemonte.it/secure_apps/precport_webapp/index.html

Servizio Precipitazioni e portate di Arpa Piemonte
https://webgis.arpa.piemonte.it/secure_apps/precport_webapp/index.html

Stato del Documento
Pubblicabile
Gruppo di Redazione
Acqua

I servizi ecosistemici

Anno
2025

Nell’attuale contesto socioeconomico, il patrimonio forestale regionale esprime importanti valori dal punto di vista produttivo (prodotti legnosi e non legnosi), ma permette anche il soddisfacimento della sempre maggiore domanda di beni e servizi ambientali, culturali e turistico ricreativi della cittadinanza. 

Le foreste rivestono un ruolo strategico e trasversale per le politiche ambientali ed economiche e forniscono una serie di servizi ecosistemici, tra i quali ricordiamo:

  • i servizi di approvvigionamento: legati alla produzione di prodotti forestali legnosi e non legnosi;
  • i servizi di regolazione e mantenimento, quali la protezione e la tutela del suolo, l’assorbimento di anidride carbonica, ecc.;
  • i servizi culturali, come indispensabile supporto ad attività turistico-ricreative, sportive o alla conservazione di valori storici, paesaggistici, culturali.
     
Valorizzazione dei servizi ecosistemici forestali - Impollinazione e produzione miele


La Relazione Aspromiele di IPLA a cui si rimanda propone una sintesi dei principali dati disponibili a livello regionale riferiti al settore produttivo dell’apicoltura, raccolti e commentati col contributo di Aspromiele (Associazione Produttori Miele Piemonte) che rappresenta il 75% del patrimonio apistico piemontese.

Il quadro descritto è volutamente interconnesso all’attività e all’ambiente selvicolturale, in quanto l’analisi di contesto è finalizzata a studiare come e quanto la gestione forestale o degli ambienti connessi alle foreste possano incidere sull’apicoltura e sui servizi ecosistemici attribuibili ad Apis mellifera.

Stato del Documento
Pubblicabile
Gruppo di Redazione
Redazione RSA

Alberi monumentali

Anno
2025

La L. 10/2013 art. 7 ha stabilito una definizione di albero monumentale e criteri di valutazione omogenei per tutta Italia, sanzioni per i danneggiamenti e l’effettuazione del censimento nazionale finalizzato alla realizzazione dell’Elenco degli Alberi Monumentali D’Italia.

A seguito delle disposizioni attuative ministeriali, approvate con decreto del 23 ottobre 2014, nel 2015 è stato avviato il censimento: in Piemonte le segnalazioni pervenute dai Comuni sono state integrate con indagini di iniziativa della Regione, col supporto tecnico dell’IPLA per i sopralluoghi di verifica e la compilazione delle schede di identificazione. A dicembre 2015 è stato approvato il primo Elenco regionale, con 82 nuovi alberi monumentali, poi integrato a giugno 2016 con 36 degli alberi già classificati ai sensi della L.r. 50/95.

A partire dal 2016 la Regione ha effettuato ulteriori indagini, sempre tramite l'IPLA e con la collaborazione degli Enti di gestione delle Aree protette, mentre i Carabinieri Forestali hanno verificato in primo luogo gli alberi già individuati nel corso del censimento nazionale del 1982. Grazie alle ulteriori segnalazioni, alle verifiche tecniche e alle istruttorie effettuate dal Gruppo di lavoro, l’Elenco regionale è stato progressivamente integrato, fino all’attuale numero di 378 alberi o gruppi di alberi monumentali, esito delle riunioni istruttorie di novembre 2024 (Gruppo di lavoro con le Soprintendenze), formalizzato con D.D. 67 del 28 gennaio 2025.

I 378 alberi monumentali, singoli o "insiemi omogenei", sono localizzati in 216 Comuni e appartengono a ben 95 specie: 47 autoctone del Piemonte, 3 naturalizzate da molti secoli (i due gelsi e il noce comune), 6 non autoctone del Piemonte ma parte della flora italiana (Cipresso comune, Corbezzolo, Pino domestico e Pino nero, Sughera e Tamerice), 39 esotiche.
 

Infine negli anni 2022-2024, grazie al trasferimento dal MiPAAF di fondi finalizzati alla tutela e valorizzazione degli alberi monumentali, si è provveduto :

  • alla realizzazione e posa dei cartelli descrittivi relativi ai circa 250 alberi censiti negli anni precedenti,
  • all’attuazione di un Bando per l’erogazione di contributi relativi alle spese sostenute per il monitoraggio (valutazioni fitosanitarie e di stabilità) e la cura (potature, consolidamenti, deimpermeabilizzazione delle aree di protezione, ecc.) degli alberi censiti ed inseriti nell’elenco regionale. 

 

Informazioni e risorse aggiuntive


Alberi monumentali sul sito web di Regione Piemonte:
https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/foreste/alberi-arboricoltura/alberi-monumentali

 

Stato del Documento
Pubblicabile
Gruppo di Redazione
Redazione RSA

Biodiversità forestale

Anno
2025

Con l’obiettivo di mantenere e migliorare la biodiversità degli ecosistemi forestali, la Regione Piemonte promuove da tempo specifiche azioni.
 

LE RISORSE GENETICHE FORESTALI


Tra le azioni volte alla tutela e valorizzazione della biodiversità forestale va citata l’attività di individuazione e caratterizzazione dei popolamenti forestali idonei alla raccolta di sementi di specie autoctone, arboree ed arbustive, da destinare alla vivaistica.

Si tratta di attività di ricerca intraprese in Piemonte fin dagli anni Novanta e realizzate con continuità con il supporto dell’IPLA, in attuazione del d.lgs. 386/2003 e del decreto MiPAAF n. 9403879 del 30 dicembre 2020, che ha istituito il Registro nazionale dei Materiali di base per la vivaistica forestale.

Nei popolamenti classificati è possibile raccogliere frutti e semi non solo delle specie contemplate dal d.lgs. 386/2003, ma anche di altre specie arboree autoctone, come il bagolaro e l’olmo ciliato, e di tutte le specie arbustive spontanee d’interesse per la vivaistica forestale.

La d.d. n. 798 del 15 ottobre 2024 del Settore regionale Foreste ha approvato l'aggiornamento del Registro dei materiali di base del Piemonte.

Il Registro ora include un totale di 139 popolamenti, contenenti 283 materiali di base (MB), distinti per singola specie arborea: 218 Identificati alla Fonte, 56 selezionati e 9 Qualificati.

I MB Qualificati costituiscono la categoria di livello più elevato dopo quella dei "Controllati" (essenzialmente i cloni di pioppo), attualmente in Piemonte sono costituti da arboreti da seme delle seguenti specie: frassino (a Verolengo), melo, pero e ciliegio (nel vivaio regionale di Albano Vercellese), ciavardello e ciliegio selvatico rispettivamente nelle tenute Millerose e Spazzacamini gestite dall'IPLA, pioppo bianco e pioppo nero, realizzati dal CREA di Casale Monferrato in collaborazione col Parco regionale del Po presso Isola Santa Maria ed Isola Colonia (Crescentino).

Nell’ambito della tutela e valorizzazione delle risorse genetiche forestali locali, è stata avviata l’attività, affidata ad IPLA con d.d. n. 1104 del 29/12/2023, che coinvolge IBBR - CNR, DISAFA (Università di Torino) e DAGRI (Università di Firenze) sulle seguenti tematiche:

  1. caratterizzazione genetica dei MB di specie prioritarie per gli interventi di imboschimento (piantagioni in aree planiziali) e rimboschimento (ripristino di aree forestali colpite da eventi meteorici estremi o incendi), in un’ottica di completamento e aggiornamento degli studi già realizzati entro il 2010 a livello regionale;
  2. studio della resistenza/resilienza rispetto ai cambiamenti climatici (in particolare siccità e caldo estremi) di MB di specie prioritarie, in particolare la Farnia, ai fini della loro tutela e valorizzazione all’interno della filiera vivaistica;
  3. progettazione di nuovi arboreti da seme (MB) di specie sporadiche e miglioramento della gestione di quelli esistenti.

Infine, dal confronto con le altre amministrazioni e gli operatori della filiera, è emersa la necessità di individuare standard comuni e prassi di riferimento relativamente alle caratteristiche dei materiali forestali di moltiplicazione (MFM) delle specie arboree e arbustive autoctone, alla formazione degli operatori e alla realizzazione delle piantagioni. 

Perciò, con d.d. n. 1115 del 31/12/2024 il Settore Foreste ha affidato ad UNI – Organismo nazionale di normazione l’elaborazione di tre prassi di riferimento UNI/PdR in materia di vivaistica forestale, denominate in via provvisoria:

  • Requisiti di prodotto Materiale forestale di moltiplicazione;
  • Pratiche e modalità operative per le figure professionali di Vivaista forestale e Addetto alla raccolta di frutti e semi forestali;
  • Linee guida per la progettazione, realizzazione e manutenzione di piantagioni di specie arboree ed arbustive autoctone.

Il Gruppo di lavoro tecnico a supporto della redazione delle prassi, coordinato dal Settore Foreste, comprende il Settore incaricato della gestione dei vivai forestali della Regione Piemonte, le analoghe strutture delle regioni Lombardia (ERSAF) e Veneto (Veneto Agricoltura), IPLA, l’Università di Firenze (DAGRI) e la Fondazione AlberItalia.

 

I boschi vetusti


La biodiversità forestale considera non solo la varietà di specie arboree in bosco, ma l’insieme delle specie animali e vegetali presenti e le condizioni ecologiche che ne determinano la presenza.

Nei diversi habitat forestali presenti in Piemonte, il livello di biodiversità è molto variabile, sia in relazione alle caratteristiche naturali, sia al tipo di utilizzo storico da parte dell’uomo che ha prodotto cambiamenti alla composizione specifica, alla struttura o all’estensione dei boschi.

In Piemonte, come in Italia e in gran parte dell’Europa, non esistono foreste vergini, ma esistono limitate aree in cui sono presenti tutte le fasi di crescita del bosco, dalla rinnovazione agli alberi di grandi dimensioni, vivi e morti in piedi, e non soggette a interventi selvicolturali da molte decine di anni . Questi alcuni dei requisiti dei boschi vetusti, come definiti dall’art. 3, comma 2, lettera s -bis ) e l’art. 7, comma 13 -bis ) del D.lgs. 34/2018 (il cosiddetto TUFF) e dettagliati dalle Linee guida per l’identificazione delle aree definibili come boschi vetusti, approvate con Decreto MiPAAF del 18 novembre 2021. 

A seguito del trasferimento di fondi dallo Stato (Fondo nazionale Foreste), a fine 2022 è stato approvato un progetto per l’individuazione di boschi vetusti in Piemonte, affidato all’IPLA con il supporto del DISAFA Università di Torino Nell’estate - autunno 2023 sono stati svolti i primi sopralluoghi, che hanno interessato 4 popolamenti situati nelle province di CN, TO, BI e VC.

Partendo da un elenco di oltre 50 popolamenti forestali con potenziali caratteristiche di vetustà, nel 2023 si sono svolti i primi sopralluoghi, proseguiti nel corso del 2024, con il risultato di individuare 13 boschi ritenuti di interesse e candidabili alla successiva fase istruttoria.

Si tratta di popolamenti localizzati in montagna, a netta prevalenza di conifere (tranne la faggeta di Palanfré), 11 su 13 insistono in ambiti tutelati (Rete Natura 2000 o Aree Parco) e 10 su 13 sono di proprietà pubblica. 

Si intende comunque ampliare le indagini alle aree di bassa quota per verificare l’esistenza di BV potenziali tra le formazioni planiziali e collinari (alneti, querco-carpineti), anche se di dimensioni ridotte (2-3 ha).

Nel corso del 2024, infine, il Settore regionale Foreste è stato coinvolto nella predisposizione del progetto  “Old-Growth forests and Veteran Trees for Biodiversity and Resilient Landscapes – RESILIENT-TREES” Coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per la BioEconomia (S. Michele all’Adige – TN) candidato a giugno nell’ambito della terza chiamata dell’INTERREG EUROPE 2021-2027, e ammesso con comunicazione della Commissione europea del 13 dicembre 2024, da svolgersi negli anni 2025-2028.

 

Informazioni e risorse aggiuntive
 

Per maggiori approfondimenti consulta le seguenti guide selvicolturali:

Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:

Consulta l'argomento Specie invasive in Territorio Fattori.
 

Sito web regionale Popolamenti da seme e materiali di base per la vivaistica forestale:
https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/foreste/vivai-operai-forestali/popolamenti-seme-materiali-base-per-vivaistica-forestale


Per ulteriori approfondimenti inerenti la caratterizzazione genetica dei popolamenti forestali piemontesi si può consultare la serie di Monografie pubblicate sulla rivista forestale Sherwood – Foreste ed Alberi Oggi dal Dicembre 2011 ad oggi.

Stato del Documento
Pubblicabile
Gruppo di Redazione
Redazione RSA

Istanze di tagli boschivi

Anno
2025

La realizzazione degli interventi selvicolturali, secondo le previsioni della legge forestale regionale, è preventivamente soggetta a comunicazione semplice o ad autorizzazione regionale.

Gli interessati (Cittadini, Imprese Forestali, Enti pubblici, Tecnici Forestali) possono presentare le istanze di taglio direttamente attraverso l’utilizzo dell’applicativo web dedicato oppure con l’assistenza di uno degli oltre 90 Sportelli Forestali e Punti Informativi Forestali attivi sul territorio regionale. 

Figura 1. Cantiere forestale

Nel corso dell’ultima stagione silvana (1 settembre 2023 – 31 agosto 2024), sulla base delle segnalazioni d’intervento presentate, sono stati tagliati 5.320 ettari, con un prelievo di circa 389.600 metri cubi di materiale legnoso. Rispetto alle stagioni silvane precedenti si conferma la tendenziale crescita delle quantità utilizzate (tab. 1).

Nel periodo compreso tra settembre 2011 e agosto 2024, pari a 13 stagioni silvane, sono stati tagliati circa 47.800 ha (con una media di poco inferiore a 3.700 ettari/anno).

Nel periodo considerato sono state presentate oltre 55.000 istanze di taglio, circa 4.240 all’anno. Le comunicazioni semplici rappresentano oltre il 97% del totale delle istanze..

Riepilogo tagli boschivi anni 2011-2024
Stagione silvana Istanze presentate (n.) Superficie totale (ha) Superficie media (ha/istanza) Volume totale (m3) Volume medio (m3/istanza)
2011-12 3.216 3.002 0,93 187.721 89,47
2012-13 3.707 3.276 0,88 219.648 59,25
2013-14 4.029 3.256 0,81 266.930 66,25
2014-15 3.989 3.530 0,89 273.613 68,59
2015-16 3.792 3.132 0,83 255.891 67,48
2016-17 3.879 3.154 0,81 252.233 65,03
2017-18 4.279 3.811 0,89 294.170 68,75
2018-19 4.421 3.557 0,80 284.575 64,36
2019-20 4.064 3.239 0,80 269.026 66,20
2020-21 4.249 3.378 0,80 276.103 64,98
2021-22 4.765 4.258 0,89 339.705 79,78
2022-23 5.512 4.902 0,89 383.416 69,56
2023-24 5.195 5.320 1,02 388.888 74,85
Tabella 1. Riepilogo tagli boschivi anni 2011-2024

In base alle valutazioni effettuate nel Piano Forestale Regionale, considerando la sola superficie forestale accessibile in quanto servita da viabilità, si stima che il volume annuo legnoso potenzialmente utilizzabile, con uno scenario quindicennale, ammonti a circa 1,4 milioni m3/anno, equivalente al prelievo di 5,8 m3/ha/anno; si tratta di una entità pari all’incremento legnoso medio, che quindi non intaccherebbe il capitale boschivo in piedi. I volumi di taglio che derivano dalle comunicazioni ai sensi del Regolamento Forestale regionale si attestano su un prelievo annuo di circa 0,5 m3/ha/anno, quindi molto inferiore a quello massimo ipotizzabile con una gestione forestale sostenibile.

L’analisi dei dati dell'ultima stagione silvana (2023-2024) conferma che poco meno della metà delle istanze sono state presentate nei territori della Provincia di Cuneo e della Città Metropolitana di Torino (tab. 2), in linea con quanto registrato nelle passate annate.

Tabella 2. Istanze presentate per Provincia/Città Metropolitana
Province/area metropolitana N. di istanze presentate Percentuale
AL 311 6%
AT 475 9%
BI 569 11%
CN 1.188 23%
NO 782 15%
TO 1.214 23%
VB 268 5%
VC 388 8%
Totale 5.195 100%
Tabella 2. Istanze presentate per Provincia/Città Metropolitana

La Provincia di Cuneo e la Città Metropolitana di Torino sommano oltre la metà delle superfici tagliate (tab. 3) ma, rispetto alle passate stagioni silvane, i dati evidenziano il primato della provincia di Cuneo sulla Città Metropolitana.

Tabella 3. Superfici percorse dal taglio per Provincia/Città Metropolitana
Province/area metropolitana Superfici d’intervento (ha) Percentuale
AL 410 8%
AT 225 4%
BI 318 6%
CN 1.503 28%
NO 372 7%
TO 1.455 27%
VB 527 10%
VC 510 10%
Totale 5.320 100%
Tabella 3. Superfici percorse dal taglio per Provincia/Città Metropolitana

L’analisi del dato della superficie utilizzata in relazione alla forma di governo indica una leggera prevalenza per gli interventi nelle fustaie rispetto ai cedui (castagneti, robinieti e altri cedui), oltre un quarto degli interventi ha riguardato popolamenti caratterizzati dal governo misto (tab. 4).

Tabella 4. Superfici boscate percorse al taglio per forma di governo
Forma di governo Superficie (ha) Superficie (%)
Castagneti 848 16%
Ceduo 545 10%
Fustaia 1.964 37%
Governo misto 1.473 28%
Robinieti 490 9%
Totale 5.320 100%
Tabella 4. Superfici boscate percorse al taglio per forma di governo

Per quanto riguarda i prelievi medi ad ettaro, questi sono più elevati per le ceduazioni e in particolare per i tagli nel castagneto, dove si evidenzia l'elevata biomassa disponibile dovuta all'abbandono dei cedui a regime (tab. 5).

Tabella 5. Superfici boscate percorse al taglio per tipo di intervento selvicolturale
Intervento selvicolturale Superficie totale (ha) Volume totale (m3) Volume medio (m3/ha)
Ceduazioni 1.433 173.666 121,19
Conversione a fustaia 118 8.856 75,05
Tagli intercalari - diradamenti, conversioni 1.823 110.664 60,70
Gestione del governo misto 1.411 65.970 46,75
Ripristino boschi danneggiati o distrutti 95 4.522 47,6
Tagli di maturità della fustaia 440 25.210 57,29
Totale 5.320 388.888 73,09
Tabella 5. Superfici boscate percorse al taglio per tipo di intervento selvicolturale

Le specie maggiormente utilizzate sono, in ordine, il castagno, la robinia, le querce e il faggio: queste rappresentano le specie caratterizzanti oltre il 60% della superficie interessata da interventi di taglio boschivo.

L'analisi territoriale secondo la classificazione altimetrica ISTAT indica che circa metà della superficie tagliata è in montagna (48%), seguita da collina (27%) e pianura (25%).

Oltre un quarto della superficie tagliata (27%) ricade in Aree naturali protette, dato in linea con il fatto che in tali aree è sempre obbligatorio inviare la segnalazione di taglio.

Per maggiori approfondimenti si rimanda al sito ufficiale della Regione Piemonte - Foreste e alla sezione del Cruscotto di conoscenze del patrimonio naturale piemontese dedicata ai tagli boschivi.

Stato del Documento
Pubblicabile
Gruppo di Redazione
Redazione RSA

Carta e superficie forestale

Anno
2025

Dalla carta forestale (edizione 2016) risulta che la superficie forestale complessiva del Piemonte è pari a 976.953 ha.

Il dato comprende i soprassuoli forestali, le aree dedicate all’arboricoltura da legno e le “Altre superfici forestali a copertura arboreo-arbustiva, come i boschi di neoformazione e i popolamenti a prevalenza di conifere posti ai limiti superiori della vegetazione forestale o in zone con forti limitazioni (rupi boscate, greti, etc.) che localmente ne impediscono l’espansione o l’aumento della copertura.

I soli boschi, al netto delle aree trasformate in altre destinazioni d’uso, sono aumentati di 57.854 ettari (6,6%).

Il confronto con la prima carta forestale regionale (pubblicata nel 1980) evidenzia un aumento della superficie forestale del 38% circa e più che raddoppiata rispetto ai dati risalenti all’Unità d’Italia.

L’aumento della superficie forestale è dovuto principalmente al progressivo processo di colonizzazione delle aree agricole e pascolive abbandonate a partire dal secondo dopoguerra ed in minima parte a iniziative di rimboschimento artificiale.

Tabella 1. Superficie forestale regionale

Per maggiori approfondimenti si rimanda al sito della Regione Piemonte e in particolare al report "La carta forestale del Piemonte - Aggiornamento 2016". 

Figura 1. Carta forestale del Piemonte

Ulteriori dati sono presenti in scarico sul sito web di Arpa Piemonte alla sezione dedicata agli indicatori ambientali. 

Tra le 21 categorie forestali individuate dalla carta forestale, quelle maggiormente rappresentate, che nel complesso occupano circa i 2/3 della superficie boscata regionale, sono i Castagneti (22%; 206.977 ha), le Faggete (15%; 141.599 ha), i Robinieti (12% 117.483 ha), i Larici-cembrete (10% 92.533 ha) e le Boscaglie pioniere e d’invasione (8% 74.995 ha). 

La maggior parte dei boschi piemontesi si trova in montagna (72%, con un indice di boscosità del 57%), seguono la collina (19%, con un indice di boscosità del 40%) e la pianura (9%, con un indice di boscosità del 10%).

La distribuzione delle superfici boscate a livello di province/aree metropolitane è riportata nella tabella sottostante.

Tabella 2: Distribuzione delle Superfici boscate per Provincia/area metropolitana
Province/area metropolitana Boschi (ha) Altre categorie forestali (ha) Arboricoltura da legno (ha) Totale (ha)
AL 114.711 1.397 7.499 123.607
AT 44.713 5.693 50.406
BI 46.011 839 548 47.398
CN 258.369 2.573 7.439 268.381
NO 35.528 2.405 37.933
TO 242.278 3.123 9.473 254.874
VB 129.782 790 163 130.735
VC 61.122 652 1.845 63.619
Tabella 2: Distribuzione delle Superfici boscate per Provincia/area metropolitana

Per ulteriori approfondimenti si può fare riferimento alla sezione del Cruscotto di conoscenze del patrimonio naturale piemontese dedicata alle superfici forestali. L’argomento è stato sviluppato in diverse precedenti edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:

Stato del Documento
Pubblicabile
Gruppo di Redazione
Redazione RSA

Foreste, fattori sul territorio

Tema
Tipo
Paragrafi

La gestione sostenibile delle foreste concorre all' obiettivo 15 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU: Proteggere, ripristinare, favorire un uso sostenibile dell'ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno e fermare la perdita di diversità biologica.

I boschi in Piemonte sono una importante realtà, ricoprendo più di 1/3 del territorio regionale e con superficie tutt’ora in aumento spontaneo. Le foreste sono una risorsa di primaria rilevanza che svolge molteplici funzioni, oggi definite globalmente come servizi ecosistemici.

Per ribadire l'importanza delle foreste, il 21 marzo di ogni anno si celebra la Giornata mondiale delle foreste.

I boschi sono entità ambientali modellate da fattori naturali (clima, geomorfologia, suoli, ecologia delle specie, etc) e da fattori antropici (gestione selvicolturale, abbandono, imboschimento spontaneo o guidato, disboscamento, inquinamento ecc.). La millenaria azione dell’uomo ha profondamente modificato la composizione delle cenosi boschive naturali: basti ricordare che in assenza dell’uomo in Piemonte tutte le terre al disotto dei 2.500 m di quota media sarebbero boscate.

Anche i boschi oggi presenti sono assai diversi da quelli naturali, alcuni esempi: i lariceti in purezza che caratterizzano le Alpi derivano dalla sistematica eliminazione del pino cembro e degli abeti per favorire il pascolo; le faggete pure sono state plasmate dall’utilizzo per carbone a spese di abeti e altre latifoglie; i castagneti derivano da antico impianto di una specie sporadica per ottenere frutti e legno, soppiantando querceti e faggete; i robinieti derivano da una specie esotica introdotta per necessità di legna da ardere. Negli ultimi decenni a seguito dell’abbandono delle aree montane e collinari meno favorevoli all’agricoltura si osserva una ricolonizzazione spontanea del bosco (acero-frassineti, boscaglie, arbusteti, robinieti), con un raddoppio della superficie dal secondo dopoguerra, fenomeno senza precedenti negli ultimi secoli.

Si stima che la raccolta di legno sia meno di metà del prelievo sostenibile, attestandosi su circa 1/4 di quanto cresce annualmente. A seguito della rarefazione degli interventi di taglio anche la composizione e la struttura dei boschi variano, sia arricchendosi di specie e rinaturalizzandosi (es. il gran ritorno del pino cembro nei lariceti, la spontanea conversione a fustaia dei cedui di faggio), sia collassando dove instabili (es. cedui di castagno abbandonati, rimboschimenti di conifere). L’aumento della superficie boscata ove non gestito non ha solo aspetti positivi, in quanto modifica il paesaggio rurale tradizionale e riduce gli habitat per alcune specie animali e vegetali.

I cambiamenti sono influenzati anche da fattori climatici, fitopatologici, e dall’introduzione di specie esotiche invasive vegetali o animali, spesso strettamente correlati tra loro: i già rari boschi di pianura e fluviali subiscono la colonizzazione di specie esotiche invasive (ailanto, quercia rossa, ciliegio tardivo e acero americani, poligono del Giappone, buddleja ecc.), favorite anche dal deperimento delle querce per stress idrici; le sequenze di inverni miti innescano vari parassiti, come la processionaria del pino.

Al contrario i boschi cedui di facile accesso sono ancora sottoposti ad un utilizzo costante soprattutto per fornire legna da ardere, il cui consumo regionale da parte delle famiglie è stimato in almeno 2 milioni di tonnellate/anno. Per assicurare la conservazione e la funzionalità di questa risorsa ambientale per l’uomo e le sue attività, tutti questi fattori devono essere conosciuti, orientati e governati con decisioni politiche e strumenti tecnici.

Anno
2025
Stato del Documento
Gruppo di Redazione