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Convenzione con il Corpo dei Carabinieri Forestali

La Regione Piemonte, attraverso una specifica Convenzione, si avvale dell’Arma dei Carabinieri per le attività di elevata specializzazione a tutela dell’ambiente e del territorio, attraverso l'impiego delle Unità Carabinieri Forestale, per lo svolgimento di funzioni e compiti nell’ambito delle competenze regionali.

Specificamente per quanto riguarda la materia incendi boschivi, la Convenzione vigente prevede il supporto dell’Arma dei Carabinieri, tra le altre, nelle seguenti attività:

  • perimetrazioni delle superfici percorse dal fuoco,
  • attività di sorveglianza sui territori regionali a rischio di incendio boschivo e di prevenzione dei comportamenti pericolosi.
Figura 1. Caserme dei Carabinieri presenti in Piemonte
Anno
2025
Gruppo di Redazione
Redazione RSA
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La Regione Piemonte, attraverso una specifica Convenzione, si avvale dell’Arma dei Carabinieri per le attività di elevata specializzazione a tutela dell’ambiente e del territorio, attraverso l'impiego delle Unità Carabinieri Forestale, per lo svolgimento di funzioni e compiti nell’ambito delle competenze regionali.

Specificamente per quanto riguarda la materia incendi boschivi, la Convenzione vigente prevede il supporto dell’Arma dei Carabinieri, tra le altre, nelle seguenti attività:

  • perimetrazioni delle superfici percorse dal fuoco,
  • attività di sorveglianza sui territori regionali a rischio di incendio boschivo e di prevenzione dei comportamenti pericolosi.
Figura 1. Caserme dei Carabinieri presenti in Piemonte
Anno
2025

Accordo con i Vigili del Fuoco

Attraverso uno specifico Accordo, la Regione Piemonte ha affidato ai Vigili del Fuoco, nel quadro del concorso del Corpo Nazionale VV. F. alla lotta attiva agli incendi boschivi, le seguenti attività:

  • la gestione ed il coordinamento tecnico operativo della Sala Operativa Unificata Permanente,
  • la direzione delle operazioni di spegnimento aereo degli incendi boschivi, attraverso l’impiego dei mezzi statali e regionali,
  • effettuata tramite l’impiego di personale DOS VV.F. (Direttori delle operazioni di spegnimento),
  • il coordinamento delle operazioni a terra in accordo con i Coordinatori del Volontariato AIB, secondo il modello DOS-ICS (Incident Command System).
     
Flotta Canadair del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco

La flotta aerea di Stato per il concorso in attività di spegnimento degli incendi boschivi è dislocata sul territorio nazionale sulla base di una programmazione effettuata dal COAU (Dipartimento nazionale di protezione civile - Centro Operativo Aereo Unificato) ad inizio stagione AIB.

Normalmente i Canadair CL415 che possono operare in Piemonte partono dalle basi permanenti posizionate presso gli aeroporti di Genova, Roma Ciampino e Lamezia Terme.
Nel periodo della campagna AIB invernale, a partire dal 2018 è stato previsto un elicottero Erickson S64F presso l’aeroporto di Cuneo Levaldigi e dal 2019 è stato dislocato un secondo elicottero Erickson S64F presso l’aeroporto di Biella.

In caso di necessità, il COAU può valutare un ulteriore potenziamento del dispositivo di spegnimento con mezzi aerei dello Stato o una sua diversa distribuzione territoriale.

Figura 1. Distaccamenti dei Vigili del Fuoco in Piemonte
Anno
2025
Gruppo di Redazione
Redazione RSA
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Attraverso uno specifico Accordo, la Regione Piemonte ha affidato ai Vigili del Fuoco, nel quadro del concorso del Corpo Nazionale VV. F. alla lotta attiva agli incendi boschivi, le seguenti attività:

  • la gestione ed il coordinamento tecnico operativo della Sala Operativa Unificata Permanente,
  • la direzione delle operazioni di spegnimento aereo degli incendi boschivi, attraverso l’impiego dei mezzi statali e regionali,
  • effettuata tramite l’impiego di personale DOS VV.F. (Direttori delle operazioni di spegnimento),
  • il coordinamento delle operazioni a terra in accordo con i Coordinatori del Volontariato AIB, secondo il modello DOS-ICS (Incident Command System).
     
Flotta Canadair del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco

La flotta aerea di Stato per il concorso in attività di spegnimento degli incendi boschivi è dislocata sul territorio nazionale sulla base di una programmazione effettuata dal COAU (Dipartimento nazionale di protezione civile - Centro Operativo Aereo Unificato) ad inizio stagione AIB.

Normalmente i Canadair CL415 che possono operare in Piemonte partono dalle basi permanenti posizionate presso gli aeroporti di Genova, Roma Ciampino e Lamezia Terme.
Nel periodo della campagna AIB invernale, a partire dal 2018 è stato previsto un elicottero Erickson S64F presso l’aeroporto di Cuneo Levaldigi e dal 2019 è stato dislocato un secondo elicottero Erickson S64F presso l’aeroporto di Biella.

In caso di necessità, il COAU può valutare un ulteriore potenziamento del dispositivo di spegnimento con mezzi aerei dello Stato o una sua diversa distribuzione territoriale.

Figura 1. Distaccamenti dei Vigili del Fuoco in Piemonte
Anno
2025

Piano Regionale per le attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi (AIB)

Anno
2025

I primi strumenti di pianificazione regionale in materia di incendi boschivi risalgono a oltre 30 anni fa: il primo Piano antincendi boschivi fu scritto nel 1975 e da allora è stato costantemente revisionato ed aggiornato, sulla base dei cambiamenti normativi, territoriali, climatici e operativi.

L'obiettivo principale del Piano è quello di minimizzare gli effetti negativi degli incendi boschivi ottimizzando la distribuzione delle risorse di protezione.

L’edizione del Piano vigente ha valenza 2021-2025 e prevede costanti aggiornamenti.

La Regione Piemonte, che coordina la materia per competenza, ha redatto il Piano attraverso la collaborazione di tutte le componenti istituzionali, volontarie e tecnico scientifiche, coinvolgendo quindi il Corpo nazionale Vigili del Fuoco, i Carabinieri forestali, il Corpo Volontari AIB Piemonte, ARPA Piemonte, l’Università di Scienze forestali, IPLA e CSI Piemonte.

L'intenzione condivisa è stata quella di restituire al Sistema regionale antincendi boschivi ed a tutte le strutture che direttamente o indirettamente sono coinvolte dal rischio, uno strumento il più possibile operativo, programmatico e in grado di arricchirsi dallo sviluppo e raggiungimento degli obiettivi proposti.

Ad oggi, il Piano Regionale AIB è previsto dalla Legge-quadro in materia di incendi boschivi (L. 21 novembre 2000, n. 353), che trova la sua declinazione a livello del territorio piemontese nella Legge Regionale n. 15 del 04 ottobre 2018.

Cosa contiene il Piano - in sintesi

L’analisi delle caratteristiche territoriali e climatiche evidenzia il fatto che il Piemonte, storicamente, come le altre regioni dell’arco alpino è più interessato dal fenomeno incendi nel periodo tardo inverno-primaverile. Tale distribuzione risulta strettamente correlata all’andamento meteorologico generale, nonché alle condizioni fenologiche della vegetazione forestale.  Si riscontra un aumento graduale della frequenza di incendio a partire dal mese di dicembre, con un picco in corrispondenza del mese di marzo, ed una netta ricaduta a maggio, in coincidenza con l’avvento delle piogge primaverili e la ripresa della vegetazione.
Un ruolo importante nella predisposizione agli incendi lo giocano i venti di Foehn.

Il massimo estivo si riscontra nel mese di agosto: i cambiamenti climatici in atto stanno ampliando sempre più la “forchetta temporale” dei periodi considerati a maggiore rischio incendi boschivi.

 

Figura 1. Eventi di Foehn durante l'anno, su base mensile

Il Piano descrive l’organizzazione regionale del Sistema antincendi boschivi composto, attraverso la stipula di apposite Convenzioni ed Accordi e sulla base di quanto previsto dalla normativa regionale, da Vigili del Fuoco, Carabinieri Forestali e Corpo Volontari antincendi boschivi del Piemonte.

Per meglio orientare la pianificazione antincendi boschivi all’interno della Regione, è stato necessario caratterizzare il fenomeno in relazione alla frequenza e alla dimensione assunta dagli eventi nel passato, analizzando le serie storiche degli incendi boschivi.
L'obiettivo di questo approccio si può riassumere con il criterio di modulare l'intensità di intervento in funzione dell'effettiva incidenza degli incendi su una determinata porzione di territorio e delle loro conseguenze attese.

Un capitolo del Piano è dedicato alla cosiddetta “resilienza delle comunità” e prende in considerazione gli “incendi di interfaccia” ovvero quelli in cui l'area naturale e quella urbano-rurale si incontrano e interferiscono reciprocamente.
Vengono elencate, a tale proposito, indicazioni generali ai fini di:

  • evitare che incendi boschivi si propaghino alle abitazioni/edifici;
  • consentire agli operatori antincendio di intervenire in sicurezza in prossimità delle abitazioni/edifici;
  • mantenere accessibile la viabilità ai mezzi di soccorso e utilizzabile come elemento per intervenire in estinzione o per l’evacuazione in sicurezza di persone e animali.

In questo senso vengono fornite una serie di indicazioni operative, che vanno dalla creazione di fasce di protezione della propria abitazione, alla rimozione/ collocazione/gestione adeguata di tutti gli elementi che possono propagare il fuoco alle strutture (siepi, vegetazione ornamentale, depositi di legna, capanni, bombole di gas, etc.), all’utilizzo e alla corretta manutenzione di materiali costruttivi che impediscano il propagarsi dell’incendio all’interno della struttura.

Un ampio capitolo è dedicato alle attività di prevenzione, ovvero azioni mirate a ridurre le cause e il potenziale innesco d'incendio, nonché interventi finalizzati alla mitigazione dei danni conseguenti.

Nello specifico:

  • prevenzione strutturale, da attuarsi con interventi selvicolturali ed infrastrutturali (opere forestali, consistenza e localizzazione delle vie di accesso, viali tagliafuoco, fonti di approvvigionamento idrico per i mezzi operativi);
  • prevenzione non strutturale, tra cui sono ricomprese le attività di promozione della cultura di protezione civile e delle corrette norme di comportamento per la salvaguardia dell'ambiente, ecc.
Figura 2. Punto di approvvigionamento idrico a fine anti-incendio
Perché è importante la prevenzione?

Perché assistiamo ad un evidente cambiamento climatico: insieme ad un aumento della vegetazione, quindi del combustibile disponibile, le alte temperature e la siccità creano le condizioni ideali per l’innesco e la propagazione di grandi incendi; con la vegetazione più secca e le zone, solitamente più umide tipo i fondovalle, che perdono efficacia nell’arrestare le fiamme.

Parallelamente, insieme alle superfici incolte, stanno crescendo anche le aree edificate e la conseguenza di questo nuovo assetto del territorio è un aumento dei punti di contatto tra foreste e aree urbane, dove la probabilità di innesco di nuovi incendi è più alta (incendi di interfaccia).

Aumentano gli incendi incontrollabili e, seppur dotati di sistemi operativi antincendio indubbiamente efficienti, ci troviamo con sempre maggiore frequenza dinnanzi ad eventi estremi, sempre più difficili da arrestare: grandi roghi simultanei, con dimensioni e intensità verso i quali la lotta attiva sta diventando insufficiente poiché, di fronte ad determinate tipologie di incendi, non c’è Canadair che possa intervenire!

La valutazione del pericolo di incendio boschivo e la sua previsione costituiscono importanti strumenti nella gestione operativa del servizio di protezione dagli incendi boschivi. Essi permettono di organizzare il servizio di prevenzione e di avvistamento incendi, ottimizzare la localizzazione del personale e dei mezzi necessari all’estinzione, con un risparmio economico rilevante, migliorando l’efficacia del sistema di prevenzione e lotta attiva. La valutazione del pericolo dà indicazioni sulla probabilità che si verifichino e si diffondano incendi, in un dato territorio, a causa di fattori predisponenti, che sono principalmente i parametri meteorologici che influenzano l’umidità dei combustibili, variabili nel tempo e nello spazio.

Figura 3. Bollettino previsionale del rischio incendi boschivi
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Tipo Strumento
Territorio

Piano Regionale di Protezione Civile

Sono proseguite, in continuità con l’anno 2023, le attività di redazione del Piano Regionale di Protezione Civile, in coerenza con gli “Indirizzi per la predisposizione dei piani di protezione civile ai diversi livelli territoriali” predisposti dal Dipartimento di Protezione Civile (DirPCM 6 luglio 2021, n.160). L’attività si è nuovamente concentrata sull’implementazione della banca dati geografica del territorio piemontese, di fondamentale importanza per la redazione dei capitoli relativi all’inquadramento del territorio, all’individuazione dei rischi e alla definizione dei relativi scenari.

I dati sono stati organizzati in modo coerente con le indicazioni del Dipartimento relative al ‘Catalogo Nazionale dei Piani di Protezione Civile’. Inoltre questi dati sono utili per l’utilizzo della Piattaforma del Catalogo regionale dei piani di protezione civile da parte dei singoli comuni in un’ottica di redazione dei Piani di Protezione Civile. Particolare attenzione è stata posta nel censimento degli edifici strategici e rilevanti presenti sul territorio regionale.

Figura 1. Censimento degli edifici strategici e rilevanti presenti sul territorio regionale.
Anno
2025
Gruppo di Redazione
Redazione RSA
Paragrafi

Sono proseguite, in continuità con l’anno 2023, le attività di redazione del Piano Regionale di Protezione Civile, in coerenza con gli “Indirizzi per la predisposizione dei piani di protezione civile ai diversi livelli territoriali” predisposti dal Dipartimento di Protezione Civile (DirPCM 6 luglio 2021, n.160). L’attività si è nuovamente concentrata sull’implementazione della banca dati geografica del territorio piemontese, di fondamentale importanza per la redazione dei capitoli relativi all’inquadramento del territorio, all’individuazione dei rischi e alla definizione dei relativi scenari.

I dati sono stati organizzati in modo coerente con le indicazioni del Dipartimento relative al ‘Catalogo Nazionale dei Piani di Protezione Civile’. Inoltre questi dati sono utili per l’utilizzo della Piattaforma del Catalogo regionale dei piani di protezione civile da parte dei singoli comuni in un’ottica di redazione dei Piani di Protezione Civile. Particolare attenzione è stata posta nel censimento degli edifici strategici e rilevanti presenti sul territorio regionale.

Figura 1. Censimento degli edifici strategici e rilevanti presenti sul territorio regionale.
Anno
2025

Il Sistema Protezione Civile

Anno
2025

La protezione civile è un sistema che ha lo scopo di tutelare l’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti, degli animali e dell’ambiente dalle conseguenze degli eventi calamitosi, mediante azioni di previsione, prevenzione, gestione dell’emergenza e superamento dell’emergenza.

Il Decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1 definisce il "Servizio Nazionale della Protezione Civile" come struttura articolata in diversi livelli amministrativi (comunale, provinciale, regionale e nazionale). Questo servizio si basa anche sulla partecipazione della cittadinanza, che deve necessariamente conoscere i rischi ai quali il proprio territorio è soggetto e adottare, conseguentemente, comportamenti adeguati di salvaguardia.

L’Italia è tra i Paesi al mondo maggiormente esposti ai rischi naturali e derivanti dalle attività dell’uomo. Ciò rende necessario un sistema di protezione civile che assicuri la presenza di risorse umane, conoscenze, mezzi, capacità operative, organizzative e decisionali in grado di intervenire in tempi brevissimi e in modo coordinato in caso di emergenza, ma anche di operare con continuità per prevenire e, per quanto possibile, prevedere, eventuali disastri. Per questo motivo in Italia la protezione civile non è un compito assegnato a una singola amministrazione ma è una funzione attribuita a un sistema integrato.

La protezione civile opera secondo il principio di sussidiarietà per cui qualora le criticità determinate da un evento calamitoso non possano essere fronteggiate da un’amministrazione perché eccedono la sua capacità di risposta, questa si rivolge al livello amministrativo sovraordinato per ricevere supporto nella gestione dell’emergenza: quando l’evento non può essere fronteggiato con i mezzi a disposizione del Comune si mobilitano la Provincia, la Prefettura e la Regione, fino al coinvolgimento dello Stato in caso di emergenza nazionale.

Ai fini dello svolgimento delle attività di protezione civile gli eventi emergenziali - di origine naturale o derivanti dalle attività dell'uomo - si distinguono in:

  • emergenze connesse con eventi calamitosi che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria;
     
  • emergenze connesse con eventi calamitosi che per loro natura o estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni e devono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo;
     
  • emergenze di rilievo nazionale connesse con eventi calamitosi che in ragione della loro intensità o estensione devono, con immediatezza d'intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi.
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Sistema Erikus - Supporto delle fasi emergenziali post evento sismico e delle politiche di prevenzione

Anno
2025

Il Sistema Erikus, sviluppato nel 2016 da Regione ed Arpa Piemonte in collaborazione con il Dipartimento di Protezione Civile per la gestione delle istanze di sopralluogo presentate dai cittadini a seguito di un evento sismico e basato sul software libero QGIS, è stato ormai consolidato e testato in diverse situazioni  emergenziali o esercitative.

Per maggiori informazioni, è possibile consultare la pagina dedicata sul sito di Regione Piemonte.

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Territorio

Compatibilità con la pianificazione di bacino

Nell’ambito della redazione del Piano regionale delle attività estrattive (PRAE), si è reso necessario coadiuvare questa attività con una corretta verifica di compatibilità con la pianificazione di bacino e con una corretta redazione delle norme di attuazione del Piano.

Per la valutazione di compatibilità sono stati sovrapposti ai poli previsti dal PRAE le perimetrazioni dei dissesti PAI (Piano Assetto Idrogeologico), con particolare attenzione alle tipologie di dissesto citate dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po nell’ambito della Conferenza di copianificazione e procedura di VAS (fase di valutazione) del PRAE, che costituisce a tutt’oggi il principale riferimento.

Si è provveduto pertanto a sovrapporre i dissesti PAI ai poli previsti dal PRAE, calcolando la superficie del polo interferita e la relativa percentuale. Dai risultati visibili in tabella (Tab. 1), è possibile discriminare immediatamente alcuni singoli casi: solo quattro occorrenze hanno restituito percentuali del polo interferito superiori al 20%; sei con percentuali superiori al 10% e il resto con percentuali inferiori al 10%.

Tab. 1 -Sovrapposizione tra i dissesti PAI ed i poli previsti dal PRAE, con calcolo della superficie del polo interferita e la relativa percentuale.

Tale risultato ha reso possibile ragionare in merito alla possibilità di rendere compatibile il PRAE con i dissesti PAI.
Ad esempio, le interferenze che si verificano solamente nei pressi dei limiti del polo, hanno portato alla ri-delimitazione del polo stesso, eliminando di fatto l’interferenza. Nei casi in cui invece i dissesti ricadono in porzioni dell’areale del polo per le quali sarebbe impossibile il ritaglio, nella scheda dei poli sono state inserite indicazioni che rimandano a studi specifici da condursi in fase progettuale, al fine di caratterizzare il dissesto e di impostare il progetto prioritariamente come un progetto di bonifica del dissesto.
Infine, per quanto riguarda i dissesti "Ee" perimetrati, sono stati eseguiti tagli dei poli in modo da eliminare ogni possibile interferenza.

Anche per i Comuni interessati dall’applicazione dei provvedimenti cautelari di cui all’articolo 9 bis della l.r. 56/1977, si è verificata la presenza di interferenze tra i poli e le aree in dissesto; il confronto si è reso necessario in quanto i provvedimenti cautelari comporteranno, per questi comuni, una volta conclusa la procedura di variante dell’Elaborato 2 del PAI, un vincolo corrispondente a quello dei dissesti PAI già oggetto di controllo di interferenze con i poli. I Comuni che ricadono in questa casistica e che contengono poli del PRAE sono 15.
In merito alle interferenze con le aree a rischio molto elevato (RME) è emersa un’unica interferenza in comune di Druento, per la quale è stata decisa l’eliminazione del polo.
 

Le norme di attuazione devono accompagnare la progettazione, al fine di rendere pienamente compatibili gli interventi di attività estrattiva, prevedendo le corrette analisi da produrre per ottenere i dati necessari e permettere la coesistenza dei dissesti del PAI con l’attività estrattiva, oppure eliminare i dissesti stessi attraverso, ad esempio, opere di bonifica dei versanti.

A tale scopo le norme sono state strutturate cercando di fornire riferimenti tecnici su come effettuare le analisi, a seconda che si tratti di cave/miniere lungo i versanti o in pianura. Si è inoltre differenziato a seconda della tipologia di dissesto interferente, in modo da orientare efficacemente le analisi e i risultati da fornire per le diverse componenti: analisi idrologiche/idrauliche, analisi geologiche/geomorfologiche.

Figura 1. Esempio di due poli interessati da un dissesto che ne occupa circa l’80%

Sul reticolo principale si sono effettuate analisi geomorfologiche e di confronto con la pianificazione di bacino vigente (e relativo quadro conoscitivo), per la valutazione dei poli estrattivi individuati nel PRAE per tale ambito territoriale.

Le interferenze tra i poli identificati dal PRAE e le dinamiche legate ai corsi d’acqua sono state analizzate indagando le porzioni dei poli interessate dalle fasce A e B del PAI e dagli scenari di pericolosità ‘H’ (High) e ‘M’ (Medium) del Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (PGRA).
Si è poi proceduto ad un approfondimento per ogni corso d’acqua interferito, applicando i criteri di analisi indicati dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po.

Sono state riscontrate interferenze con alcuni corsi d’acqua dotati di Piani di Gestione dei Sedimenti (PGS) approvati (PO a valle della confluenza con la Dora Baltea e Pellice), alcuni corsi d’acqua  per i quali è stato predisposto e concluso lo studio propedeutico per il PGS (Orba e Bormida), altri per cui gli studi sono stati avviati ma non conclusi (Stura di Demonte, Tanaro e Varaita) e altri ancora per i quali non è ancora stato predisposto alcuno studio (Grana-Mellea, Po a monte della città di Torino, Rotaldo, Sangone e Scrivia).

Si è stabilito che il criterio generale di compatibilità dei poli delle attività estrattive lungo il reticolo idrografico principale è dato dalla loro localizzazione esterna rispetto alle fasce di mobilità massima compatibile dei corsi d’acqua, generalmente individuate nei PGS, al fine di eliminare le problematiche legate alle interferenze riscontrate, utilizzando i  criteri di seguito illustrati:

  • Per i corsi d’acqua dotati di PGS approvati, si è provveduto ad analizzare i poli singolarmente, confrontando eventuali intersezioni con la fascia di mobilità compatibile.
     
  • Per il Bormida e l’Orba sono state aggiornate le fasce di mobilità individuate negli elaborati del PGS, tenendo conto degli effetti degli eventi di piena più recenti.
     
  • È stata rinviata a successivi provvedimenti l’individuazione della fascia di divagazione massima compatibile del fiume Tanaro, nel tratto compreso tra la confluenza con la Stura di Demonte ed Asti, e del fiume Po a monte di Torino, tenendo conto dell’impegno assunto dall’Autorità di Bacino del fiume Po (AdBPo) ad individuare la fascia di divagazione compatibile del fiume Po nell’ambito degli studi idraulici e geomorfologici già programmati e finalizzati alla revisione delle fasce fluviali del PAI in tale tratto.
     
  • Per il fiume Tanaro, è stata definita la fascia di mobilità compatibile nel tratto compreso tra la confluenza con la Stura di Demonte in comune di Cherasco (CN) e il ponte della SP-39 in comune di Castello di Annone (AT), sulla base degli elementi di conoscenza disponibili, aggiornati mediante  analisi dello stato dei luoghi attuali. Il prodotto realizzato è stato trasmesso all’AdB per la condivisione.
     
  • Per i restanti corsi d’acqua interferiti (Grana-Mellea, Rotaldo, Sangone Scrivia, Stura di Demonte e Varaita), si è provveduto a verificare ogni singolo polo, mediante analisi geomorfologica.
Anno
2025
Gruppo di Redazione
Redazione RSA
Paragrafi

Nell’ambito della redazione del Piano regionale delle attività estrattive (PRAE), si è reso necessario coadiuvare questa attività con una corretta verifica di compatibilità con la pianificazione di bacino e con una corretta redazione delle norme di attuazione del Piano.

Per la valutazione di compatibilità sono stati sovrapposti ai poli previsti dal PRAE le perimetrazioni dei dissesti PAI (Piano Assetto Idrogeologico), con particolare attenzione alle tipologie di dissesto citate dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po nell’ambito della Conferenza di copianificazione e procedura di VAS (fase di valutazione) del PRAE, che costituisce a tutt’oggi il principale riferimento.

Si è provveduto pertanto a sovrapporre i dissesti PAI ai poli previsti dal PRAE, calcolando la superficie del polo interferita e la relativa percentuale. Dai risultati visibili in tabella (Tab. 1), è possibile discriminare immediatamente alcuni singoli casi: solo quattro occorrenze hanno restituito percentuali del polo interferito superiori al 20%; sei con percentuali superiori al 10% e il resto con percentuali inferiori al 10%.

Tab. 1 -Sovrapposizione tra i dissesti PAI ed i poli previsti dal PRAE, con calcolo della superficie del polo interferita e la relativa percentuale.

Tale risultato ha reso possibile ragionare in merito alla possibilità di rendere compatibile il PRAE con i dissesti PAI.
Ad esempio, le interferenze che si verificano solamente nei pressi dei limiti del polo, hanno portato alla ri-delimitazione del polo stesso, eliminando di fatto l’interferenza. Nei casi in cui invece i dissesti ricadono in porzioni dell’areale del polo per le quali sarebbe impossibile il ritaglio, nella scheda dei poli sono state inserite indicazioni che rimandano a studi specifici da condursi in fase progettuale, al fine di caratterizzare il dissesto e di impostare il progetto prioritariamente come un progetto di bonifica del dissesto.
Infine, per quanto riguarda i dissesti "Ee" perimetrati, sono stati eseguiti tagli dei poli in modo da eliminare ogni possibile interferenza.

Anche per i Comuni interessati dall’applicazione dei provvedimenti cautelari di cui all’articolo 9 bis della l.r. 56/1977, si è verificata la presenza di interferenze tra i poli e le aree in dissesto; il confronto si è reso necessario in quanto i provvedimenti cautelari comporteranno, per questi comuni, una volta conclusa la procedura di variante dell’Elaborato 2 del PAI, un vincolo corrispondente a quello dei dissesti PAI già oggetto di controllo di interferenze con i poli. I Comuni che ricadono in questa casistica e che contengono poli del PRAE sono 15.
In merito alle interferenze con le aree a rischio molto elevato (RME) è emersa un’unica interferenza in comune di Druento, per la quale è stata decisa l’eliminazione del polo.
 

Le norme di attuazione devono accompagnare la progettazione, al fine di rendere pienamente compatibili gli interventi di attività estrattiva, prevedendo le corrette analisi da produrre per ottenere i dati necessari e permettere la coesistenza dei dissesti del PAI con l’attività estrattiva, oppure eliminare i dissesti stessi attraverso, ad esempio, opere di bonifica dei versanti.

A tale scopo le norme sono state strutturate cercando di fornire riferimenti tecnici su come effettuare le analisi, a seconda che si tratti di cave/miniere lungo i versanti o in pianura. Si è inoltre differenziato a seconda della tipologia di dissesto interferente, in modo da orientare efficacemente le analisi e i risultati da fornire per le diverse componenti: analisi idrologiche/idrauliche, analisi geologiche/geomorfologiche.

Figura 1. Esempio di due poli interessati da un dissesto che ne occupa circa l’80%

Sul reticolo principale si sono effettuate analisi geomorfologiche e di confronto con la pianificazione di bacino vigente (e relativo quadro conoscitivo), per la valutazione dei poli estrattivi individuati nel PRAE per tale ambito territoriale.

Le interferenze tra i poli identificati dal PRAE e le dinamiche legate ai corsi d’acqua sono state analizzate indagando le porzioni dei poli interessate dalle fasce A e B del PAI e dagli scenari di pericolosità ‘H’ (High) e ‘M’ (Medium) del Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (PGRA).
Si è poi proceduto ad un approfondimento per ogni corso d’acqua interferito, applicando i criteri di analisi indicati dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po.

Sono state riscontrate interferenze con alcuni corsi d’acqua dotati di Piani di Gestione dei Sedimenti (PGS) approvati (PO a valle della confluenza con la Dora Baltea e Pellice), alcuni corsi d’acqua  per i quali è stato predisposto e concluso lo studio propedeutico per il PGS (Orba e Bormida), altri per cui gli studi sono stati avviati ma non conclusi (Stura di Demonte, Tanaro e Varaita) e altri ancora per i quali non è ancora stato predisposto alcuno studio (Grana-Mellea, Po a monte della città di Torino, Rotaldo, Sangone e Scrivia).

Si è stabilito che il criterio generale di compatibilità dei poli delle attività estrattive lungo il reticolo idrografico principale è dato dalla loro localizzazione esterna rispetto alle fasce di mobilità massima compatibile dei corsi d’acqua, generalmente individuate nei PGS, al fine di eliminare le problematiche legate alle interferenze riscontrate, utilizzando i  criteri di seguito illustrati:

  • Per i corsi d’acqua dotati di PGS approvati, si è provveduto ad analizzare i poli singolarmente, confrontando eventuali intersezioni con la fascia di mobilità compatibile.
     
  • Per il Bormida e l’Orba sono state aggiornate le fasce di mobilità individuate negli elaborati del PGS, tenendo conto degli effetti degli eventi di piena più recenti.
     
  • È stata rinviata a successivi provvedimenti l’individuazione della fascia di divagazione massima compatibile del fiume Tanaro, nel tratto compreso tra la confluenza con la Stura di Demonte ed Asti, e del fiume Po a monte di Torino, tenendo conto dell’impegno assunto dall’Autorità di Bacino del fiume Po (AdBPo) ad individuare la fascia di divagazione compatibile del fiume Po nell’ambito degli studi idraulici e geomorfologici già programmati e finalizzati alla revisione delle fasce fluviali del PAI in tale tratto.
     
  • Per il fiume Tanaro, è stata definita la fascia di mobilità compatibile nel tratto compreso tra la confluenza con la Stura di Demonte in comune di Cherasco (CN) e il ponte della SP-39 in comune di Castello di Annone (AT), sulla base degli elementi di conoscenza disponibili, aggiornati mediante  analisi dello stato dei luoghi attuali. Il prodotto realizzato è stato trasmesso all’AdB per la condivisione.
     
  • Per i restanti corsi d’acqua interferiti (Grana-Mellea, Rotaldo, Sangone Scrivia, Stura di Demonte e Varaita), si è provveduto a verificare ogni singolo polo, mediante analisi geomorfologica.
Anno
2025

Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE)

Anno
2025

Il Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE) della Regione Piemonte costituisce il quadro di riferimento unitario delle attività estrattive di cava ai sensi della legge regionale n. 23 del 17 novembre 2016 ed è volto a perseguire il corretto equilibrio tra i valori territoriali, l'attività estrattiva e il mercato di riferimento. Ai sensi della legge regionale n. 23/2016, il PRAE persegue i seguenti dieci obiettivi (art. 4):

  1. definire le linee per un corretto equilibrio fra i valori territoriali, quali il territorio, l’ambiente e il paesaggio, l’attività estrattiva e il mercato di riferimento;
  2. tutelare e salvaguardare i giacimenti in corso di coltivazione, quelli riconosciuti e le relative risorse, considerando i giacimenti minerari e l’attività estrattiva come risorse primarie per lo sviluppo socio-economico del territorio;
  3. valorizzare i materiali coltivati attraverso il loro utilizzo integrale e adeguato alle loro specifiche caratteristiche;
  4. uniformare l’esercizio dell’attività estrattiva sull’intero territorio regionale;
  5. orientare le attività estrattive verso un migliore equilibrio nella produzione industriale e l’ottimizzazione degli interventi ai fini del recupero e della riqualificazione ambientale e della valorizzazione di siti degradati e dismessi;
  6. promuovere, tutelare e qualificare il lavoro e le imprese;
  7. favorire il recupero di aggregati inerti provenienti da attività di costruzione e demolizione, nonché l’utilizzo di materiali inerti da riciclo;
  8. assicurare il monitoraggio delle attività estrattive;
  9. favorire sinergie ambientali e economiche derivanti da interventi di sistemazione e manutenzione delle aste fluviali e dei bacini idroelettrici;
  10. fornire indicazioni per l’approvvigionamento dei materiali necessari alla realizzazione delle opere pubbliche.

Le fasi della redazione e dell’approvazione del PRAE sono normate dall’art. 5 della l.r.. 23/2016, e il PRAE è stato redatto in coerenza con gli indirizzi di programmazione e strategici del Documento Programmatico di Piano, inquadrando i seguenti tre comparti estrattivi:

  • Comparto I: aggregati per le costruzioni e le infrastrutture;
  • Comparto II: pietre ornamentali;
  • Comparto III: materiali industriali.

La prima adozione del PRAE in Giunta è avvenuta con la d.g.r. n. 81-6285 del 16/12/2022; successivamente, in riscontro alle numerose osservazioni di soggetti pubblici e privati in relazione ai Poli estrattivi del Comparto II (pietre ornamentali), che manifestavano la necessità di approfondimenti e valutazioni specifiche prima dell'adozione definitiva del PRAE, la l.r. 23/2016 è stata modificata al fine di procedere all’approvazione del PRAE per stralci successivi, pertanto il Comparto II è stato temporaneamente escluso dal piano e si è proceduto all’aggiornamento di tutti i documenti del PRAE, preparando un Piano stralcio riguardante il i Comparti estrattivi I e III. Per il Comparto II si procederà in seguito ad analisi più approfondite sulle condizioni di stabilità, vincoli paesaggistici, interazioni tra attività estrattive presenti, etc., che riguarderanno ciascuno dei poli identificati per tale comparto.

Nel mese di marzo 2024, i documenti predisposti per il PRAE – Stralcio per il primo e terzo comparto sono stati condivisi con l’Organo Tecnico Regionale e con l’Autorità di Bacino del Fiume Po per le valutazioni di competenza; in seguito alla ricezione di questi pareri, e del parere di VINCA del Settore Sviluppo sostenibile, biodiversità e aree naturali, sono state apportate le ultime modifiche ai documenti di piano, riassunte nella “Relazione di sintesi della revisione del progetto di piano”. Nel mese di ottobre 2024 è stata sottoposta alla Giunta la documentazione di piano per l’adozione definitiva, e il PRAE – Stralcio per il primo e terzo comparto è stato adottato con D.G.R. n. 20-525 del 16 dicembre 2024.

Il PRAE – Stralcio per il primo e terzo comparto è attualmente in iter di approvazione presso il Consiglio Regionale, e nel mese di aprile 2025 sono iniziati i lavori delle Commissioni consiliari in merito al piano. 
 

Gli obiettivi correlati al Comparto II – Pietre ornamentali sono demandati al futuro Piano stralcio, che gli sarà specificatamente dedicato.

Per una trattazione più approfondita degli aspetti sopra richiamati, si rimanda ai capitoli 3.4, 3.5 e 4.1. della Relazione generale di piano del PRAE


 

Informazioni e risorse aggiuntive


Piano Regionale delle Attività Estrattive:
https://www.regione.piemonte.it/web/temi/sviluppo/attivita-estrattive/piano-regionale-delle-attivita-estrattive-prae-0

Relazione generale di piano del PRAE:
https://www.regione.piemonte.it/web/temi/sviluppo/attivita-estrattive/piano-regionale-delle-attivita-estrattive-prae-adozione-2024

 

Stato del Documento
Gruppo di Redazione
Tipo Strumento
Territorio

Rilocalizzazione degli immobili in aree a rischio

Nel corso del 2023, sono stati concessi contributi a n. 4 Comuni per la somma di  203.757,19 € per la rilocalizzazione preventiva degli immobili ad uso abitativo ricadenti in aree a rischio idrogeologico.

È stato realizzato un database che identifica e georiferisce gli edifici residenziali oggetto di rilocalizzazione, con la collaborazione di alcune ricercatrici nell’ambito del Progetto “Planned relocatIon as adapTation in a cHAnging ClimAte" (ITHACA), appartenenti all’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) di Vienna e al Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC).

Il DB consente di:

  • georiferire gli edifici residenziali oggetto di rilocalizzazione preventiva ai sensi delle varie DGR;
  • permettere un rapido inquadramento dei dati di maggior interesse dell’istanza;
  • consentire una veloce consultazione dei principali atti connessi alla rilocalizzazione medesima.

Iniziato a maggio 2022, il progetto ITHACA è finanziato dalla Commissione Europea tramite il programma Horizon 2020 EXCELLENT SCIENCE - Marie Skłodowska-Curie Actions e si focalizza sull’analisi dell’attuazione delle disposizioni vigenti, sulla rilocalizzazione preventiva come misura di riduzione del rischio alluvionale in Europa e studia, inoltre, il modo in cui le relative politiche ed istituzioni possano essere innovate per sostenerne l’impiego strategico nell’ambito dell’adattamento ai cambiamenti climatici.
Il caso studio principale la Regione Piemonte: l'unica, all'interno del bacino del Po, ad aver maturato una significativa esperienza nella rilocalizzazione in via preventiva di immobili ad uso abitativo ed ubicati in aree a rischio idraulico e idrogeologico.

Il progetto si concluderà a ottobre 2024.

Anno
2025
Gruppo di Redazione
Redazione RSA
Paragrafi

Nel corso del 2023, sono stati concessi contributi a n. 4 Comuni per la somma di  203.757,19 € per la rilocalizzazione preventiva degli immobili ad uso abitativo ricadenti in aree a rischio idrogeologico.

È stato realizzato un database che identifica e georiferisce gli edifici residenziali oggetto di rilocalizzazione, con la collaborazione di alcune ricercatrici nell’ambito del Progetto “Planned relocatIon as adapTation in a cHAnging ClimAte" (ITHACA), appartenenti all’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) di Vienna e al Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC).

Il DB consente di:

  • georiferire gli edifici residenziali oggetto di rilocalizzazione preventiva ai sensi delle varie DGR;
  • permettere un rapido inquadramento dei dati di maggior interesse dell’istanza;
  • consentire una veloce consultazione dei principali atti connessi alla rilocalizzazione medesima.

Iniziato a maggio 2022, il progetto ITHACA è finanziato dalla Commissione Europea tramite il programma Horizon 2020 EXCELLENT SCIENCE - Marie Skłodowska-Curie Actions e si focalizza sull’analisi dell’attuazione delle disposizioni vigenti, sulla rilocalizzazione preventiva come misura di riduzione del rischio alluvionale in Europa e studia, inoltre, il modo in cui le relative politiche ed istituzioni possano essere innovate per sostenerne l’impiego strategico nell’ambito dell’adattamento ai cambiamenti climatici.
Il caso studio principale la Regione Piemonte: l'unica, all'interno del bacino del Po, ad aver maturato una significativa esperienza nella rilocalizzazione in via preventiva di immobili ad uso abitativo ed ubicati in aree a rischio idraulico e idrogeologico.

Il progetto si concluderà a ottobre 2024.

Anno
2025

Varianti alle fasce fluviali nel 2023

Variante locale alle fasce fluviali nel comune di Carignano (To) sul fiume Po

Decreto di approvazione dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po n. 94 del 21/11/2023

La variante dà priorità ad un tratto del fiume Po nel Comune di Carignano (in prossimità del centro abitato di Carignano) nel quale è prevista la costruzione di un nuovo ponte, lungo la S.P. 12.

L’aggiornamento delle fasce fluviali e dell’assetto di progetto del PAI è stato ritenuto prioritario per consentire un’idonea progettazione degli interventi di adeguamento del ponte e della viabilità di accesso. In particolare, la realizzazione del nuovo ponte è prevista all’interno del Piano di messa in sicurezza e/o ricostruzione dei ponti sul Po presenti in Piemonte.
L’intervento è inserito nel programma finanziato dal D.M. M.I.T. n.1 del 03/01/2020 con uno stanziamento di € 16.800.000,00 e rappresenta un’importante opportunità per l’adeguamento della viabilità del territorio. In recepimento alle nuove conoscenze ad oggi disponibili, derivanti dagli approfondimenti modellistici condotti nell’ambito della progettazione del nuovo ponte e dai sopralluoghi effettuati dalla Regione Piemonte, questa variante aggiorna la delimitazione delle fasce fluviali del PAI Po e la perimetrazione delle aree allagabili del PGRA (limitatamente agli scenari P2 e P1) nel tratto di fiume Po nel comune di Carignano.

In funzione dei risultati conseguiti, è stato approfondito l’assetto di progetto con la precisazione di interventi integrativi e di adeguamento, al fine di conseguire un assetto morfologico ed idraulico del corso d’acqua coerente con l’obiettivo di mitigare le condizioni di pericolosità idraulica compatibilmente con l’uso del suolo presente.

Figura 1. Fasce fluviali Carignano - Le linee nere corrispondono alle fasce vigenti, quelle rosse alle fasce in variante
Variante delle fasce fluviali del torrente Lemina

Decreto di adozione dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po n. 66 dell’8/08/2023

La variante ha aggiornato la delimitazione delle fasce fluviali del PAI e le perimetrazioni delle aree allagabili del PGRA del torrente Lemina nel tratto compreso tra Pinerolo (ponte Via Francesco Raviolo) e la confluenza nel torrente Chisola, nel comune di La Loggia. La base conoscitiva di riferimento è riconducibile allo “Studio finalizzato al completamento e aggiornamento delle analisi idrauliche sulle modalità di propagazione delle piene lungo l’asta del Torrente Lemina e all’aggiornamento dell’assetto di progetto e delle fasce fluviali” redatto dall’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po nel 2021.

I risultati dello Studio, integrati anche dalle informazioni relative all’evento alluvionale del 2016, costituiscono il riferimento principale per la predisposizione della Variante che interessa il corso d’acqua, sia per quanto riguarda l’aggiornamento della delimitazione delle fasce fluviali, che per le aree soggette a diverse pericolosità per fenomeni di inondazione contenute nel PGRA.

I comuni interessati, ricadenti nella Provincia di Torino sono, da monte verso valle: Pinerolo, Buriasco, Macello, Cercenasco, Vigone, Virle Piemonte, Castagnole Piemonte, Osasio, Carignano, Piobesi Torinese, Vinovo e La Loggia.

Figura 2. Fasce fluviali Torrente Lemina - Le linee nere corrispondono alle fasce vigenti, quelle rosse alle fasce in variante
Anno
2025
Gruppo di Redazione
Redazione RSA
Paragrafi
Variante locale alle fasce fluviali nel comune di Carignano (To) sul fiume Po

Decreto di approvazione dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po n. 94 del 21/11/2023

La variante dà priorità ad un tratto del fiume Po nel Comune di Carignano (in prossimità del centro abitato di Carignano) nel quale è prevista la costruzione di un nuovo ponte, lungo la S.P. 12.

L’aggiornamento delle fasce fluviali e dell’assetto di progetto del PAI è stato ritenuto prioritario per consentire un’idonea progettazione degli interventi di adeguamento del ponte e della viabilità di accesso. In particolare, la realizzazione del nuovo ponte è prevista all’interno del Piano di messa in sicurezza e/o ricostruzione dei ponti sul Po presenti in Piemonte.
L’intervento è inserito nel programma finanziato dal D.M. M.I.T. n.1 del 03/01/2020 con uno stanziamento di € 16.800.000,00 e rappresenta un’importante opportunità per l’adeguamento della viabilità del territorio. In recepimento alle nuove conoscenze ad oggi disponibili, derivanti dagli approfondimenti modellistici condotti nell’ambito della progettazione del nuovo ponte e dai sopralluoghi effettuati dalla Regione Piemonte, questa variante aggiorna la delimitazione delle fasce fluviali del PAI Po e la perimetrazione delle aree allagabili del PGRA (limitatamente agli scenari P2 e P1) nel tratto di fiume Po nel comune di Carignano.

In funzione dei risultati conseguiti, è stato approfondito l’assetto di progetto con la precisazione di interventi integrativi e di adeguamento, al fine di conseguire un assetto morfologico ed idraulico del corso d’acqua coerente con l’obiettivo di mitigare le condizioni di pericolosità idraulica compatibilmente con l’uso del suolo presente.

Figura 1. Fasce fluviali Carignano - Le linee nere corrispondono alle fasce vigenti, quelle rosse alle fasce in variante
Variante delle fasce fluviali del torrente Lemina

Decreto di adozione dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po n. 66 dell’8/08/2023

La variante ha aggiornato la delimitazione delle fasce fluviali del PAI e le perimetrazioni delle aree allagabili del PGRA del torrente Lemina nel tratto compreso tra Pinerolo (ponte Via Francesco Raviolo) e la confluenza nel torrente Chisola, nel comune di La Loggia. La base conoscitiva di riferimento è riconducibile allo “Studio finalizzato al completamento e aggiornamento delle analisi idrauliche sulle modalità di propagazione delle piene lungo l’asta del Torrente Lemina e all’aggiornamento dell’assetto di progetto e delle fasce fluviali” redatto dall’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po nel 2021.

I risultati dello Studio, integrati anche dalle informazioni relative all’evento alluvionale del 2016, costituiscono il riferimento principale per la predisposizione della Variante che interessa il corso d’acqua, sia per quanto riguarda l’aggiornamento della delimitazione delle fasce fluviali, che per le aree soggette a diverse pericolosità per fenomeni di inondazione contenute nel PGRA.

I comuni interessati, ricadenti nella Provincia di Torino sono, da monte verso valle: Pinerolo, Buriasco, Macello, Cercenasco, Vigone, Virle Piemonte, Castagnole Piemonte, Osasio, Carignano, Piobesi Torinese, Vinovo e La Loggia.

Figura 2. Fasce fluviali Torrente Lemina - Le linee nere corrispondono alle fasce vigenti, quelle rosse alle fasce in variante
Anno
2025