STATO

PM10

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nuvole e sole
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Nelle aree urbane, il particolato PM10 rappresenta attualmente l'inquinante di maggiore impatto. Il PM10 è costituito da particelle solide e liquide sospese in atmosfera con un diametro inferiore a 10 µm. Queste particelle possono provenire direttamente da diverse fonti, quali il traffico veicolare, gli impianti di riscaldamento e le attività produttive, oppure formarsi indirettamente attraverso la trasformazione in atmosfera di composti gassosi precursori.

Informazioni e risorse aggiuntive

Per una descrizione più approfondita dell'inquinante si rimanda alla pagina dedicata di Arpa Piemonte - Inquinanti atmosferici https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/inquinanti-atmosferici

Direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2008 , relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa https://eur-lex.europa.eu/eli/dir/2008/50/oj

Decreto Legislativo 155 del 13/08/2010 - Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2010-08-13;155

Anno
2025
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Gruppo di Redazione

Biossido di azoto (NO₂)

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nuvole e sole
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Il biossido di azoto è tra gli  ossidi di azoto quello di maggiore interesse per la protezione della salute umana; tale inquinante - di origine sia primaria sia secondaria e con un ruolo importante nelle reazioni fotochimiche nonché di precursore degli ioni nitrato presenti nel particolato - ha tra le principali fonti emissive il traffico veicolare e la produzione di energia termica.
Nel 2024 il biossido di azoto prosegue sul territorio regionale il lento trend discendente in atto negli ultimi 30 anni ed interrotto nel 2017 a causa di una meteorologia particolarmente sfavorevole alla dispersione degli inquinanti. 
A partire dal 2019 non si sono più registrati superamenti del valore limite orario per la protezione della salute umana (200 µg/m³ da non superarsi per più di 18 volte nel corso dell’anno) in nessuna postazione di monitoraggio presente sul territorio regionale.

Informazioni e risorse aggiuntive

Per una descrizione più approfondita dell'inquinante si rimanda alla pagina dedicata di Arpa Piemonte - Inquinanti atmosferici https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/inquinanti-atmosferici

Direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2008 , relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa https://eur-lex.europa.eu/eli/dir/2008/50/oj

Decreto Legislativo 155 del 13/08/2010 - Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2010-08-13;155

Anno
2025
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Monitoraggio della qualità dell'aria

Tema
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monitoraggio della qualità dell'aria
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Il monitoraggio della qualità dell'aria è condotto con metodologie comparabili in tutta l'Unione Europea sulla base della Direttiva 2008/50/EC “Qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa” che identifica il miglioramento della qualità dell’aria come un obiettivo chiave della legislazione ambientale con l'intento di ridurre il numero di decessi legati all’inquinamento.

Centrale è l'informazione al pubblico sul livello di inquinamento e sui rischi connessi.
La direttiva in particolare definisce le soglie per la valutazione di ciascuna sostanza inquinante, i criteri per il metodo di valutazione e stabilisce i limiti, gli obiettivi e gli obblighi che gli Stati membri devono raggiungere entro un determinato periodo.

La direttiva richiede la comunicazione dei risultati della valutazione e le informazioni relative ai piani e programmi messi in campo, per consentire alla Commissione di valutare il rispetto delle disposizioni delle direttive. Inoltre, prevede che alla Commissione, agli Stati membri, agli stakeholder, alla Agenzia Europea dell’Ambiente e a tutti i cittadini siano fornite informazioni armonizzate sui dati misurati e la valutazione e gestione della qualità dell’aria.

Infine, la 2008/50/EC spinge sull’ottenimento di informazioni sulla qualità dell’aria ambiente che supportino il monitoraggio delle tendenze a lungo termine e garantisce che le informazioni siano sempre messe a disposizione dei cittadini.

La successiva Decisione 2011/850/UE, meglio conosciuta come IPR “Implementing Provision on Reporting” della direttiva sulla qualità dell’aria, supporta la notifica e lo scambio di informazioni e facilita l’elaborazione dei dati mediante l’uso di avanzati strumenti elettronici e portali web.

La lettura combinata della direttiva e della decisione evidenzia degli importanti dettagli, quali:

  • zonizzazione territoriale e gli agglomerati urbani chiariscono qual è la scala di valutazione e gestione della qualità dell’aria;
  • i punti di campionamento usati per la valutazione della qualità dell’aria ambiente sono basati sull’esposizione della popolazione e la tutela dell’ambiente;
  • metodi di misurazione di riferimento sono stabiliti e così pure i livelli critici;
  • sono da monitorare le concentrazioni di ozono (O3), biossido di zolfo (SO2), biossido di azoto (NO2), ossidi totali di azoto (NOx), le particelle (PM10 e PM2,5), piombo (Pb), benzene (BTX) e monossido di carbonio (CO);
  • l’utilizzo dei modelli di diffusione trasporto per la valutazione della qualità dell’aria ambiente, dopo una opportuna convalida dei dati.

Gli Stati membri dovrebbero essere tenuti a rendere disponibili le informazioni in una forma “machine readable” standardizzata in linea con l’infrastruttura per l’informazione territoriale nella Comunità Europea (INSPIRE).

La Commissione ha realizzato un portale della qualità dell’aria ambiente per raccogliere i dati e renderli accessibili a tutti i Paesi membri e ai Paesi vicini che vogliano aderire su base volontaria.

Per il pubblico è importante disporre di dati aggiornati che siano facili da capire e di facile accesso.

Inoltre, per la comunità scientifica indipendente, è molto importante disporre di informazioni aggiornate in un formato standardizzato.

Informazioni e risorse aggiuntive

Direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2008 , relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa http://data.europa.eu/eli/dir/2008/50/oj

2011/850/UE: Decisione di esecuzione della Commissione, del 12 dicembre 2011, recante disposizioni di attuazione delle direttive 2004/107/CE e 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda lo scambio reciproco e la comunicazione di informazioni sulla qualità dell’aria ambiente http://data.europa.eu/eli/dec_impl/2011/850/oj

Direttiva 2007/2/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 marzo 2007, che istituisce un'Infrastruttura per l'informazione territoriale nella Comunità europea (Inspire) http://data.europa.eu/eli/dir/2007/2/oj

European Air Quality Portal The Data and Information Gateway on Air Quality in Europe https://aqportal.discomap.eea.europa.eu/

Air - European Commission (europa.eu) https://environment.ec.europa.eu/topics/air_en
 

Anno
2025
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Criosfera e Territorio

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Un elemento caratteristico dell’area montana è rappresentato dalla criosfera, definita come la “porzione della Terra in cui l’acqua si trova allo stato solido”. In ambito alpino fanno parte della criosfera la neve stagionale e perenne, i ghiacciai, il permafrost, il terreno congelato e il ghiaccio che si forma su corsi d'acqua e laghi.

La criosfera, modificato da IPCC – AR4 WGI Chapter 4: Observations: Changes in Snow, Ice, and Frozen Ground - Fonte https://learnweather.com/
I ghiacciai

I ghiacciai sono la componente della criosfera più rappresentativa dell’alta montagna. Nascono dall’accumulo e dalla trasformazione della neve in ghiaccio che avviene a causa dell'azione del gelo e della compattazione progressiva degli strati nevosi. Se la massa di ghiaccio supera lo spessore di alcune decine di metri tende a deformarsi plasticamente e a scorrere verso il basso a causa della forza di gravità, formando delle lingue più o meno allungate all’interno delle valli.

L’evoluzione dei ghiacciai è direttamente collegata alle condizioni climatiche e, in particolare, al regime delle precipitazioni nevose e della temperatura dell’aria. Infatti, l’intensa riduzione areale dei ghiacciai in tutte le catene montuose a livello mondiale, che ha visto un’accelerazione negli ultimi decenni, è sicuramente uno dei segnali più chiari ed evidenti delle variazioni climatiche in atto. 

Oltre ad essere degli importanti indicatori climatici, i ghiacciai rappresentano un’importante risorsa idrica, energetica, paesaggistica e turistica. I ghiacciai rivestono infatti grande importanza per il regime idrico, in quanto immagazzinano le precipitazioni nel corso delle stagioni, degli anni o addirittura dei decenni e dei secoli. Soprattutto durante le fasi di siccità nei mesi estivi, i ghiacciai contribuiscono in maniera determinante al deflusso di molti corsi d’acqua alpini e di molti fiumi principali come il Po.

Lo studio ed il monitoraggio dei ghiacciai assumono quindi un ruolo sempre più importante, non solo dal punto di vista degli effetti dei cambiamenti climatici in quota, ma come basi di valutazione per una gestione razionale di una risorsa strategica e dei rischi naturali che caratterizzano le attuali aree alpine in profonda trasformazione. 

Il permafrost

Tra le componenti della criosfera, il permafrost è sicuramente l’elemento più difficile da osservare, benché sia quello più diffuso al mondo, e per questo motivo viene definito come “la componente nascosta della criosfera”. 

Il permafrost (contrazione dei termini inglesi “perennially frozen ground”) viene definito come terreno o roccia che presenta una temperatura minore o uguale a 0 °C per almeno due anni consecutivi, indipendentemente dalla presenza di ghiaccio.

La presenza del ghiaccio per la definizione del permafrost, quindi, non è un elemento fondante in quanto il materiale può essere secco o può contenere acqua allo stato liquido, anche se le temperature sono < 0 °C (ad es. a causa di sali disciolti o di falde in pressione che abbassano la temperatura di congelamento). Lo studio e il monitoraggio del permafrost sono relativamente recenti e negli ultimi anni hanno avuto un forte impulso grazie all’attenzione crescente posta dalla comunità scientifica e dall’opinione pubblica sia ai cambiamenti climatici, sia agli effetti del riscaldamento globale nelle aree alto alpine.

Infatti, il permafrost è direttamente collegato alle caratteristiche climatiche sia globali che locali ed il suo monitoraggio fornisce un importante contributo alla comprensione dei cambiamenti climatici in area montana, dei rischi naturali in alta quota e sul ciclo idrologico delle terre alte.

Informazioni e risorse aggiuntive

In questo sito Neve

Anno
2025
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Contaminazione diffusa del suolo

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Il suolo può essere contaminato da fonti puntuali, che agiscono su una superficie limitata e sono attribuibili ad un unico soggetto chiaramente individuabile, o da fonti diffuse responsabili della contaminazione di aree in genere estese, per le quali risulta difficile o impossibile discriminare il contributo delle singole fonti che hanno causato la contaminazione.

La presenza naturale di alcuni metalli nel suolo può mascherare una contaminazione antropica o limitare alcuni usi del suolo in presenza di una contaminazione antropica.

Le attività industriali, il traffico automobilistico, gli impianti di produzione energetica e di trattamento dei rifiuti, il riscaldamento domestico e altre attività umane immettono nell’atmosfera inquinanti che si depositano al suolo e permangono per lunghi periodi prima di essere degradati o trasportati dall’acqua.

Anche l’utilizzo prolungato in agricoltura di concimi, antiparassitari, liquami zootecnici e fanghi di depurazione delle acque può provocare un progressivo accumulo di metalli pesanti e altri contaminanti. 

I contaminanti che si depositano al suolo possono essere pericolosi anche in concentrazioni molto basse, soprattutto nel caso di presenza contemporanea di più contaminanti la cui interazione può amplificare gli effetti negativi.

Dallo stato di salute del suolo dipende la qualità della biomassa vegetale con evidenti ripercussioni sull’intera catena alimentare.  

La contaminazione diffusa del suolo è quindi un fenomeno che può avere ripercussioni negative sulla qualità dell’ambiente, sulla salute dell’uomo e sull’economia.  

Ricordiamo che il suolo è definito come lo strato superiore della crosta terrestre, costituito da componenti minerali, organici, acqua, aria e organismi viventi; esso è una risorsa non rinnovabile, che svolge numerose funzioni e fornisce servizi fondamentali per le attività umane e la sopravvivenza degli ecosistemi.

Il suolo e la moltitudine di organismi che in esso vivono forniscono cibo, biomassa, fibre e materie prime, regolano i cicli dell'acqua, del carbonio e dei nutrienti e rendono possibile la vita sulla terra.

La matrice suolo ha anche un ruolo prioritario nella salvaguardia delle acque sotterranee dall’inquinamento, nel controllo della quantità di CO2 atmosferica, nella regolazione dei flussi idrici superficiali con dirette conseguenze sugli eventi alluvionali e franosi, nel mantenimento della biodiversità, nei cicli degli elementi nutritivi ecc. 

Informazioni e risorse aggiuntive

Suolo - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Suolo

Pedologia - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Pedologia

Società Italiana di Pedologia http://www.pedologiasipe.it/

Società Italiana della Scienza del Suolo https://www.scienzadelsuolo.org/

Heavy metals in soil ecosystems https://www.eea.europa.eu/en/european-zero-pollution-dashboards/indicators/heavy-metals-in-soil-ecosystems-signal

Anno
2025
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Consumo di suolo

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Il consumo di suolo è il processo associato alla perdita della risorsa ambientale fondamentale, limitata e non rinnovabile, dovuta all’occupazione della superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale con una copertura artificiale.

 E' un fenomeno legato alle dinamiche insediative e infrastrutturali ed è prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici, fabbricati e insediamenti, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, all’infrastrutturazione del territorio.

Il consumo di suolo è, quindi, definito come la variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato).
L’Europa e le Nazioni Unite hanno posto la tutela del suolo, del patrimonio ambientale, del paesaggio e il riconoscimento del valore del capitale naturale costituito dal suolo tra gli obiettivi di sostenibilità.

L’obiettivo dell’azzeramento del consumo di suolo era stato proposto a livello europeo già con la Strategia tematica per la protezione del suolo del 2006 mai diventata cogente.

In sintesi, gli obiettivi da raggiungere sono: azzeramento del consumo di suolo netto entro il 2050 (Parlamento europeo e Consiglio, 2013); protezione adeguata del suolo anche con l’adozione di obiettivi relativi al suolo in quanto risorsa essenziale del capitale naturale entro il 2020 (Parlamento europeo e Consiglio, 2013); allineamento del consumo alla crescita demografica reale entro il 2030 (UN, 2015); bilancio non negativo del degrado del territorio entro il 2030 (UN, 2015).

L’impermeabilizzazione del suolo, ovvero la copertura permanente di parte del terreno con materiali artificiali (quali asfalto o calcestruzzo) per la costruzione, ad esempio, di edifici e strade, costituisce la forma più evidente e diffusa di copertura artificiale.

Da notare che esistono altre forme di consumo di suolo che vanno dalla perdita totale della “risorsa suolo” attraverso la rimozione per escavazione (comprese le attività estrattive a cielo aperto), al degrado ed alla perdita parziale della funzionalità della risorsa a causa di fenomeni quali ad esempio, la compattazione che non sono contabilizzate nel rapporto.

Informazioni e risorse aggiuntive

Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni - Verso una strategia tematica per la protezione del suolo /* COM/2002/0179 def. */ https://eur-lex.europa.eu/legal-content/AUTO/?uri=CELEX:52002DC0179

 

Anno
2025
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Acque di balneazione

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icona balneazione
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In Piemonte sono monitorate acque di balneazione interne che riguardano i laghi Avigliana, Candia, Mergozzo, Viverone, Orta, Maggiore, Sirio e i torrenti San Bernardino e Cannobino. 

Il monitoraggio si svolge nel periodo della stagione balneare, cioè quando le condizioni climatiche consentono di fare il bagno, normalmente dal 15 maggio al 30 settembre in Piemonte.

Laghi e torrenti costituiscono ambienti ad alto valore ecologico, paesaggistico, sociale ed economico e sono elementi rilevanti del paesaggio, formano importanti riserve d’acqua e permettono l’esercizio di numerose attività, sia ricreative sia economiche (balneazione, pesca, turismo e sport). 

Proprio a causa delle loro molteplici possibilità di utilizzo sono spesso sottoposti ad una pressione elevata e necessitano quindi particolare attenzione nella loro gestione.

Anno
2025
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Acque sotterranee

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Il substrato dei settori di pianura e dei principali fondovalle piemontesi è formato da elevati spessori di sedimenti alluvionali legati ai processi di formazione della catena alpina e ai successivi cicli di erosione e deposizione.

Queste successioni sedimentarie, ubicate a varia profondità con alternanze di livelli permeabili e impermeabili in funzione del relativo assetto idrogeologico, costituiscono un importante serbatoio di acque sotterranee, da cui prelevare sia risorse di buona qualità per uso potabile sia risorse ai fini industriali, agricoli o di altra natura.

Le attività di monitoraggio sono finalizzate a fornire informazioni sullo stato generale della qualità delle acque sotterranee, a scala regionale, in relazione al contesto idrogeologico di riferimento.

La classificazione dello stato chimico e l’individuazione dei corpi idrici sotterranei da sottomettere ad interventi di tutela per il raggiungimento degli obiettivi di qualità previsti, rappresentano un processo sufficientemente esaustivo per riconoscere le criticità esistenti.

Tuttavia, al di là della valutazione del rispetto dei requisiti di legge, sussiste una serie di approfondimenti necessari per comprendere le problematiche che influenzano la qualità delle acque sotterranee e fornire gli elementi utili a perfezionare e indirizzare le successive risposte programmatiche.

Confrontando i giudizi di stato attribuiti ai corpi idrici sotterranei (GWB) nel corso degli anni di monitoraggio ai sensi della direttiva europea sulle acque, si evidenziano alcune discrepanze fra gli stessi.

Questo aspetto non è da interpretare sempre come un cambio di tendenza (migliorativo o peggiorativo) dello stato della risorsa, ma spesso viene chiarito dal grado del Livello di Confidenza (LC) assegnato allo stato chimico del corpo idrico per il periodo di classificazione.

Infatti, la persistenza di situazioni borderline per uno o più contaminanti, che possono esprimere concentrazioni di poco superiori o inferiori agli Standard di Qualità Ambientali o ai Valori Soglia tali da determinarne il cambio di classe, oppure la variazione di un unico risultato puntuale che rappresenta una porzione importante del corpo idrico sotterraneo, producono un effetto determinante sul calcolo dell’indice di stato senza essere necessariamente associati ad un sostanziale cambio di tendenza con ripercussioni sotto il profilo ambientale.

Anno
2025
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Gruppo di Redazione

Reti di monitoraggio e classificazione delle acque

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reti
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La Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE (Water Framework Directive - WFD o Direttiva Quadro Acque - DQA), che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di gestione e tutela delle acque interne superficiali, di transizione, costiere e sotterranee è stata recepita in Italia con il D.Lgs 152/06.

La Direttiva specifica le norme per impedire il deterioramento dello stato dei corpi idrici dell’Unione europea e per conseguire un «buono stato» dei fiumi, dei laghi e delle acque sotterranee in Europa entro il 2015.

Tutti i dati sulle reti e sulla classificazione dei corpi idrici in Piemonte sono visualizzabili e consultabili sul   Geoportale di Arpa Piemonte.

In particolare, ciò prevede di:

  • proteggere tutte le forme di acqua (superficiali, sotterranee, interne e di transizione);
  • ripristinare gli ecosistemi in e intorno a questi corpi d’acqua;
  • ridurre l’inquinamento nei corpi idrici;
  • garantire un uso sostenibile delle acque da parte di individui e imprese.

Riportiamo di seguito le definizioni di:

Acque superficiali: le acque interne, ad eccezione delle acque sotterranee; le acque di transizione e le acque costiere.
Acque sotterranee: tutte le acque che si trovano sotto la superficie del suolo.
Acque interne: tutte le acque superficiali, correnti o stagnanti.
Acque di transizione: le acque vicino alle foci dei fiumi, che sono parzialmente di natura salina ma contengono consistenti flussi di acqua dolce.

La normativa delega chiare responsabilità alle autorità nazionali, che hanno l’obbligo di:

  • individuare i singoli bacini idrografici presenti sul loro territorio, ovvero le aree territoriali circostanti che sfociano in specifici sistemi fluviali;
  • designare le autorità che gestiscono questi bacini in linea con le norme dell’Unione;
  • analizzare le caratteristiche di ciascun bacino idrografico e stabilire condizioni di riferimento per ogni tipologia di corpo idrico per qualificarne lo stato;
  • analizzare l’impatto delle attività umane e una valutazione economica dell’utilizzo idrico;
  • monitorare lo stato delle acque in ciascun bacino;
  • registrare le aree protette, come quelle utilizzate per l’acqua potabile, che richiedono particolare attenzione;
  • produrre e mettere in atto «piani di gestione dei bacini idrografici», per evitare il deterioramento delle acque superficiali, proteggere e migliorare le acque sotterranee e preservare le aree protette;
  • garantire che il costo dei servizi idrici sia recuperato, in modo che le risorse siano utilizzate in modo efficiente e chi inquina paga;
  • fornire informazioni e consentire una consultazione pubblica dei loro piani di gestione dei bacini idrografici.
Corpi idrici

Il Corpo Idrico è l’oggetto gestionale al quale è riferita la classificazione dello stato di qualità, le misure di tutela e di risanamento, la caratterizzazione quali-quantitativa delle pressioni antropiche che possono generare impatti sulla qualità chimico-fisica delle acque, delle comunità biologiche e dell’assetto idromorfologico.

Un corpo idrico è un elemento distinto e significativo, individuato sulla base delle pressioni antropiche, dello stato di qualità, delle caratteristiche naturali e omogenee per quanto riguarda gli aspetti connessi al clima, alla geologia e al rilievo, all’interno delle quali gli ecosistemi di acqua dolce dovrebbero presentare una limitata variabilità per le caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche, cosicché quello che viene considerato un unico fiume è distinto in più corpi idrici.

Analogamente sono individuati più corpi idrici per le acque sotterranee, dai tecnici chiamati GWB o groundwater bodies.

In Piemonte sono stati individuati 598 corpi idrici fluviali, 37 corpi idrici lacustri e 36 corpi idrici sotterranei (16 superficiali, 6 profondi e 14 montano-collinari).

Reti di monitoraggio

Le reti di monitoraggio sono specifiche per ogni tipologia di corpo idrico e sono composte da più sottoreti destinate a raccogliere informazioni diverse al fine di ottimizzare lo sforzo di campionamento ed analisi, ridurre le ridondanze e mantenere la significatività delle informazioni raccolte.

Il periodo di monitoraggio al termine del quale si procede alla valutazione della qualità dei corpi idrici è di sei anni, suddiviso in due trienni nei quali viene monitorata l'intera rete base.

La rete base è stabile nella sua composizione negli anni e comprende corpi idrici sottoposti a monitoraggio periodico e costante, comprende anche siti di riferimento per la loro alta qualità ambientale.

La rete aggiuntiva è monitorata un solo anno nel periodo di monitoraggio al fine di convalidare i dati di raggruppamenti di corpi idrici al fine della classificazione del loro stato di qualità.

Vi è poi una rete nucleo che comprende parte dei punti di monitoraggio della rete base utili per avere i dati di condizioni molto vicine alla naturalità come i siti di riferimento o rappresentativi della presenza di diffusa attività antropica.

Monitoraggio

I corpi idrici possono essere sottoposti a 3 tipologie di monitoraggio: Sorveglianza, Operativo e di Indagine per specifici approfondimenti.

Il monitoraggio di sorveglianza si applica a corpi idrici classificati non a rischio o probabilmente a rischio e ha come obiettivo di convalidare la valutazione delle pressioni e di osservare le variazioni alungo termine dello stato di qualità degli stessi.

Il monitoraggio operativo è realizzato per stabilire lo stato dei corpi idrici identificati a rischio di non soddisfare gli obiettivi ambientali della direttiva quadro e per valutare qualsiasi variazione dello stato di tali corpi idrici risultante dai programmi di misure di tutela e salvaguardia, a più breve termine.

Il monitoraggio di sorveglianza viene effettuato su corpi idrici ove è presente un impatto antropico, rispetto al quale è necessario valutare più in dettaglio gli specifici effetti su lungo termine.

Ogni tipo di monitoraggio prevede uno specifico elenco di parametri da monitorare, in parte sovrapponibile ed in parte specifico per le particolarità del sito o delle pressioni o degli impatti individuati.

Per chiarire le differenze tra monitoraggio di sorveglianza e operativo si può dire che nel monitoraggio di sorveglianza si monitorano tutte le componenti e in quello operativo solo quelle strettamente connesse alle pressioni responsabili dell’impatto. 

Raramente un corpo idrico è sottoposto ad una sola pressione o si riesce ad individuare una relazione univoca tra una pressione ed una componente da monitorare; quindi, anche nel caso di monitoraggio operativo ci saranno più componenti da monitorare, tuttavia, laddove il problema ambientale è noto o il non raggiungimento degli obiettivi è prevalentemente connesso al superamento degli standard di qualità europea, il monitoraggio operativo consente comunque di ridurre le componenti da monitorare. 

Per i corpi idrici a rischio, dove è prevista l’adozione di misure per il raggiungimento degli obiettivi di qualità, il monitoraggio operativo è finalizzato a verificarne l’efficacia

Parametri di classificazione

I diversi tipi di monitoraggio sono progettati in modo da minimizzare lo sforzo di campionamento ed analisi, massimizzando al contempo l'informazione utile e pertinente per la conoscenza dello stato dei corpi idrici nei diversi luoghi, momenti e contesti ambientali, quindi non tutti i parametri da monitorare sono raccolti su tutti i siti, si applicano dei criteri di selezione in modo da calibrare il diverso tipo di monitoraggio sul rischio effettivo di riscontrare i contaminati, sulla possibilità tecnica di effettuare i rilievi o sulla significatività del dato.

In generale, quindi, su tutti i corpi idrici è applicato un protocollo analitico che comprende parametri chimico fisici generali, mentre i contaminanti sono determinati su un sottoinsieme di corpi idrici, come sopra spiegato, in base alla tipologia di monitoraggio, all’analisi delle pressioni e alla valutazione dei dati di monitoraggio del monitoraggio precedente.

Classificazione

Per ogni componente monitorata le norme definiscono dei criteri di valutazione e classificazione, abbiamo quindi delle classificazioni di qualità per le singole componenti fisico-chimiche, biologiche e idro-morfologiche, che concorrono alla classificazione finale della qualità dei corpi idrici, dato valido per valutare il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla Direttiva quadro.

Tale classificazione finale si attesta sul valore peggiore riscontrato nel periodo di monitoraggio componendo i diversi indicatori e sottoindici, che a loro volta, se sono calcolati su più componenti, si attestano sul valore peggiore.

Le acque di balneazione

L’Unione europea provvede a proteggere la qualità dell’ambiente e la salute umana, pertanto con la Direttiva europea 2006/7/CE relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione interviene per migliorare le norme che garantiscono la qualità delle acque di balneazione. Essa completa la Direttiva UE 2000/60/CE sulla protezione e la gestione dell’acqua.

Le acque di balneazione sono le acque superficiali di mari, laghi o fiumi in cui si prevede che un congruo numero di persone pratichi la balneazione e per le quali non ci siano ragioni che abbiano spinto le autorità a imporre un divieto permanente di balneazione.

In queste acque è previsto un monitoraggio periodico durante tutta la stagione balneare per verificare che la loro qualità sia sufficientemente buona da permettere al pubblico di fare il bagno senza pericoli per la salute. 

Nelle acque non individuate come di balneazione fare il bagno non è vietato, a meno che non siano presenti divieti per motivi specifici, ma non c’è un'attività regolare di monitoraggio a tutela dei bagnanti.

Ogni anno, i paesi dell’Unione devono individuare le acque di balneazione sul loro territorio e determinare la durata della loro stagione balneare.

Essi devono stabilire un monitoraggio nei luoghi più frequentati dai bagnanti o sottoposti a rischio più elevato di inquinamento. Tale monitoraggio deve essere effettuato tramite il prelievo:

  • almeno 4 campioni, di cui 1 prima dell’inizio della stagione balneare;
  • di 3 campioni soltanto se la stagione balneare non supera le 8 settimane oppure se la regione è soggetta a particolari impedimenti di tipo geografico.
  • I paesi dell’Unione devono comunicare i risultati del loro monitoraggio alla Commissione europea, nonché una descrizione delle misure di gestione della qualità delle acque. Il monitoraggio può essere sospeso in via eccezionale, previa comunicazione alla Commissione.

La valutazione della qualità delle acque è basata su dati microbiologici e la scala di classificazione di qualità delle acque è scarsa, sufficiente, buona o eccellente;

tutte le acque di balneazione nell’Unione devono essere state come minimo di qualità sufficiente, entro la fine della stagione balneare 2015. Inoltre i paesi dell’Unione devono adottare le misure necessarie per aumentare il numero delle acque di balneazione di qualità buona o eccellente.

In caso di qualità insufficiente, i paesi dell’Unione devono adottare le misure necessarie per la gestione e l’eliminazione dell’inquinamento, per la protezione e l’informazione dei bagnanti.

Le autorità nazionali devono permettere al pubblico di conoscere e partecipare alla gestione della qualità delle acque. I cittadini possono quindi formulare suggerimenti, osservazioni o reclami. Essi possono inoltre partecipare alla preparazione, alla revisione e all’aggiornamento degli elenchi della qualità dell’acqua.

Inoltre, i paesi dell’Unione devono assicurare che adeguate informazioni siano divulgate attivamente e messe a disposizione con tempestività durante la stagione balneare. Esse riguardano in particolare:

  • la classificazione delle acque, i divieti o gli avvisi che sconsigliano la balneazione;
  • una descrizione generale delle acque in un linguaggio non tecnico;
  • una descrizione del tipo e della durata di inquinamento.
Informazioni e risorse aggiuntive

Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque http://data.europa.eu/eli/dir/2000/60/2014-11-20

Direttiva 2006/118/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006, sulla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/AUTO/?uri=celex:02006L0118-20140711

Direttiva 2008/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008 relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive del Consiglio 82/176/CEE, 83/513/CEE, 84/156/CEE, 84/491/CEE e 86/280/CEE, nonché modifica della direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/AUTO/?uri=celex:02008L0105-20130913

Direttiva 2006/7/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 febbraio 2006, relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione e che abroga la direttiva 76/160/CEE http://data.europa.eu/eli/dir/2006/7/oj

DECRETO LEGISLATIVO 3 aprile 2006, n. 152 Norme in materia ambientale. http://www.normattiva.it/eli/id/2006/04/14/006G0171/CONSOLIDATED/20220511

  Portale acque di Arpa Piemonte https://webgis.arpa.piemonte.it/monitoraggio_qualita_acque_mapseries/monitoraggio_qualita_acque_webapp/

  Portale di Arpa Piemonte "La balneazione in Piemonte" https://webgis.arpa.piemonte.it/balneazione-piemonte/home

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2025
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Laghi

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La maggior parte dei numerosi laghi piemontesi sono il risultato dei fenomeni legati al ritiro dei ghiacciai a partire dalla fine del Pleistocene.

Molti di essi sono di piccole dimensioni, ma non mancano laghi molto grandi come il Lago Maggiore, che viene condiviso con la Svizzera e la confinante Lombardia. 

I principali laghi piemontesi sono sottoposti a programmi di monitoraggio per la valutazione dello stato generale della qualità delle acque a scala regionale.

Nel sessennio di monitoraggio 2014-2019 il 67% dei corpi idrici lacustri sono stati classificati in uno Stato Ecologico Buono o superiore e il 33% in uno stato ecologico Sufficiente

Per quanto riguarda lo Stato Chimico, il 92% di questi particolari corpi idrici è risultato in classe Buono.

Stato/Potenziale Ecologico dei corpi idrici -LAGHI – sessennio 2014-2019 - Fonte Arpa Piemonte
Stato Chimico dei corpi idrici in Piemonte - LAGHI – sessennio 2014-2019 - Fonte Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

DECRETO 8 novembre 2010, n. 260 Regolamento recante i criteri tecnici per la classificazione dello stato dei corpi idrici superficiali, per la modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale, predisposto ai sensi dell'articolo 75, comma 3, del medesimo decreto legislativo. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2011/02/07/011G0035/sg

Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po https://pianoacque.adbpo.it/piano-di-gestione-2021/

Analisi delle pressioni PianoAcque2021 https://www.adbpo.it/PianoAcque2021/PdGPo2021_22dic21/Elaborato_02_PressioniImpatti_22dic21/

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