In Piemonte l’anno 2023 è stato il secondo anno più caldo dopo il 2022 nella distribuzione storica compresa tra il 1958 e il 2023. La temperatura media annuale è risultata pari a circa 11.2°C, superiore di 1.3 °C rispetto al periodo climatico di riferimento (il trentennio 1991-2020, avente una media climatica di circa 9.9°C).
La precipitazione cumulata è stata di circa 944 mm, con un deficit pluviometrico di 86 mm (pari all’8%) nei confronti della media climatica del trentennio 1991-2020, posizionandosi al 27° posto tra gli anni meno piovosi valutati a partire dal 1958.
Gli episodi di foehn annuali sono risultati 92 e rappresentano anche il numero annuale massimo dal 2000.
Arpa Piemonte ha seguito l’evolversi degli eventi meteorologici, avvenuti nel corso del 2023 attraverso il Centro Funzionale Regionale, che ha garantito l’attività di previsione e monitoraggio dei fenomeni ad essi associati, a supporto del sistema di Protezione Civile Regionale.
Le catastrofi naturali dovute a condizioni meteorologiche avverse secondo l’WMO sono in costante aumento e trovano riscontro nei più rilevanti database dei disastri naturali.
Gli eventi meteorologici estremi che interessano il territorio italiano si verificano periodicamente, ad intervalli più o meno regolari, con intensità e durata differente. Da sempre, questi fenomeni modellano il territorio, modificano il paesaggio e determinano danni anche ingenti alle infrastrutture e alle interconnessioni, colpendo componenti del nostro sistema socio-economico diventate sempre più essenziali. Questo comporta un incremento dei costi connessi agli eventi estremi a causa dell’aumentata vulnerabilità.
Gli eventi meteorologici estremi possono essere definiti con metriche diverse, connesse ad esempio alle energie in gioco, che identificano un fenomeno estremo nel suo complesso, in relazione a tutti gli altri eventi meteorologici. Per limitarci alla meteorologia delle nostre latitudini, una tromba d’aria può essere considerata un evento estremo, anche se, nell’ambito della categoria “trombe d’aria”, potrebbe essere classificata come una di relativamente debole intensità.
Più frequentemente si associa il concetto di “estremo” al verificarsi di un evento raro, in cui un parametro meteorologico (la pioggia, la temperatura, il vento…) supera un valore della sua distribuzione corrispondente a frequenze basse, ossia che si verificano raramente (solitamente dal 5% all’1% di tutti i casi osservati).
In altri casi, come nelle alluvioni o negli episodi di siccità, non sono i valori dei singoli parametri ad assumere un valore estremo, ma è piuttosto l’effetto cumulato nel tempo a risultare importante, o la sovrapposizione simultanea di più effetti diversi o, ancora, il superamento di un valore non estremo di per sé ma importante per gli effetti che può avere, ad esempio, per un particolare ecosistema.
Nell’accezione comune un evento meteorologico viene considerato “estremo” quando determina impatti rilevanti sul territorio, sull’ambiente o sulla salute. In generale la relazione tra eventi meteorologici estremi e disastri naturali non è lineare perché intervengono altri valori quali la suscettibilità, la vulnerabilità, la capacità di far fronte all’evento e di mettere in atto azioni di contrasto che limitino i danni. Spesso però in occasione dei disastri o nelle catastrofi naturali connesse agli eventi meteorologici, c’è qualche parametro meteorologico, o un valore cumulato di tale parametro nonché qualche indicatore che integra più parametri, che supera una “soglia”, quasi sempre legata agli eventi rari. Il superamento di una “soglia” è quindi spesso condizione necessaria, anche se non sufficiente, affinché si verifichi un evento in grado di generare impatti significativi.
Questo dato, unito al miglioramento della capacità di misurare i parametri meteorologici anche durante gli eventi estremi, di conoscerli e, in parte, di prevederli, ha consentito di sviluppare negli ultimi anni sistemi di allertamento a breve termine e di preavviso a più lunga scadenza, che, se associati ad azioni di prevenzione e contrasto da adottare a scala locale consentono una decisa mitigazione dei danni.
In Piemonte, ad esempio, l’implementazione di un sistema di allertamento per rischio idrogeologico codificato ha consentito la salvaguardia dell’incolumità delle persone nell’alluvione che ha colpito la regione nell’ottobre del 2000 rispetto a quella del 1994, a parità di precipitazione caduta e territorio coinvolto.
L’estate del 2003, la più calda in assoluto dell’ultimo secolo in quasi tutta Europa, ha insegnato come una buona previsione delle condizioni di disagio, e un sistema sanitario e socioassistenziale preparato, possono limitare gli impatti sulla salute della popolazione più fragile. Gli episodi di siccità prolungata che ha vissuto l’intero Nord Italia negli anni 2001, 2003 e 2006 hanno determinato la consapevolezza sociale e politica, della necessità di gestire, preservare e valorizzare la risorsa idrica, limitata e non equamente distribuita nello spazio e nel tempo.
In ragione delle sue caratteristiche geografiche e climatiche il Piemonte è frequentemente colpito da eventi alluvionali. Dal 1800 al 2018 gli eventi principali sono stati oltre 120, con una frequenza media di uno ogni 18-20 mesi circa.
Informazioni e risorse aggiuntive
Arpa Piemonte Rapporti di analisi climatica https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/rapporti-analisi-climatica