Redazione RSA

Pollini e Clima

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clima e pollini
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Da tempo è oggetto di approfondimento la relazione tra cambiamenti climatici e concentrazioni polliniche sotto l’ipotesi che un aumento della temperatura media globale induca un allungamento della stagione pollinica con un connesso anticipo di fioritura oltre ad un intensificarsi della quantità di polline emesso in atmosfera.

Le conseguenze sulla salute sono evidenti, si stima, infatti, che i pazienti allergici ai pollini debbano assumere farmaci per un periodo più lungo rispetto al passato. Inoltre, si stima un aumento di soggetti polisensibili, allergici a due o più specie.

Di recente evidenza è la dimostrazione di correlazione tra integrale pollinico annuale, specificamente quercia, e numero di encefaliti da zecche nei due anni successivi come comunicato durante la 16° giornata nazionale del polline, 21 marzo 2023, a cura della fondazione Mack di Trento.

Tutte le patologie allergiche sono in aumento e si stima che le manifestazioni cliniche oculari, rinosinusali e bronchiali da allergia al polline costituiscano la terza causa di malattia cronica. 

Le pollinosi sono un fenomeno che interessa oggi circa cinque milioni di italiani, con una tendenza in aumento a causa dei cambiamenti climatici. Questo giustifica e dà conto dell’importanza di avere una rete di monitoraggio che fornisca informazioni continue e aggiornate circa la concentrazione in aria dei pollini allergenici.

Sulle serie storiche di questi dati sono costruiti i calendari pollinici che sono un valido strumento ai fini di prevenzione e per attuare in modo tempestivo le terapie desensibilizzanti e i trattamenti antiallergici per i soggetti atopici.

Informazioni e risorse aggiuntive

Calendari pollinici Arpa Piemonte https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/calendari-pollinici

16° giornata nazionale del polline, 21 marzo 2023, a cura della fondazione Mack di Trento https://www.youtube.com/watch?v=azcQegYB8dU

ISPRA Pollini allergenici in Italia: analisi dei trend 2010 - 2019 https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/pollini-allergenici-in-italia-analisi-dei-trend-2010-2019

Il rapporto IPCC spiegato dagli esperti italiani con i contenuti principali su Europa, Mediterraneo e Italia https://ipccitalia.cmcc.it/il-rapporto-ipcc-spiegato-dagli-esperti-italiani-con-i-contenuti-principali-su-europa-mediterraneo-e-italia/

William R. L. Anderegg, Leander D. L. Anderegg, Leonard Bielory, Patrick L. Kinney and Lewis Ziska (2021) Anthropogenic climate change is worsening North American pollen seasons PNAS Vol. 118 | No. 7 https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.2013284118

Lewis H Ziska, László Makra, Susan K Harry, Nicolas Bruffaerts, Marijke Hendrickx, Frances Coates, Annika Saarto, Michel Thibaudon, Gilles Oliver, Athanasios Damialis, Athanasios Charalampopoulos, Despoina Vokou, Starri Heiđmarsson, Ellý Guđjohnsen, Maira Bonini, Jae-Won Oh, Krista Sullivan, Linda Ford, G Daniel Brooks, Dorota Myszkowska, Elena Severova, Regula Gehrig, Germán Darío Ramón, Paul J Beggs, Kim Knowlton, Allison R Crimmins (2019), Temperature-related changes in airborne allergenic pollen abundance and seasonality across the northern hemisphere: a retrospective data analysis, The Lancet Planetary Health, Volume 3, Issue 3, https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2542519619300154?via%3Dihub

Ziello C, Sparks TH, Estrella N, Belmonte J, Bergmann KC, Bucher E, et al. (2012) Changes to Airborne Pollen Counts across Europe. PLoS ONE 7(4): e34076. https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0034076
 

 

 

Anno
2025
Stato del Documento
Gruppo di Redazione

Malattie tramesse da vettori

Capitolo
Salute e Clima
Anno
2025
Chi se ne occupa

Il Servizio di riferimento regionale di Epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive (SEREMI) è il servizio di riferimento dell’Assessorato alla Sanità per le attività di amministrazione, indirizzo e pianificazione in materia di infezioni e per le emergenze infettive. Le attività di sorveglianza e controllo sono coordinate dalla Direzione Sanità e Welfare della Regione Piemonte.

In Piemonte, le indicazioni organizzative e operative rispetto a tutti gli interventi programmati per il controllo della diffusione delle arbovirosi sono definite dal Piano regionale integrato di sorveglianza, prevenzione e controllo delle arbovirosi, in raccordo con quanto previsto dalle circolari ministeriali e dal Piano Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi.

Cosa sono

Le arbovirosi sono zoonosi causate da virus trasmessi da vettori artropodi (es: zanzare, zecche e flebotomi) tramite morso/puntura e interessano sia l'uomo che gli animali.

Al momento attuale si contano oltre 100 virus classificati come arbovirus, in grado di causare malattia nell’uomo.

L’infezione non si trasmette da persona a persona: una zanzara che punge un malato non può trasmettere l’infezione a un’altra persona pungendola. Per quanto riguarda il rischio legato alle trasfusioni, al trapianto d’organo, ai tessuti e alle cellule sono previste procedure specifiche dettate dai protocolli nazionali e dal Piano regionale che scattano tempestivamente alla prima segnalazione di circolazione virale (anche in zanzare o animali).

Stato

Nel 2024, in Piemonte, sono stati notificati 75 casi di arbovirosi, di cui 66 rientrano nella definizione di caso accertato e 9 sono stati classificati come probabili. 

Ad eccezione delle segnalazioni di West Nile virus, si tratta esclusivamente di casi importati, o da altre regioni o, più frequentemente, da Paesi dove queste arbovirosi sono endemiche.

Nel 2024, rispetto ai due anni precedenti, si riduce il numero di casi di West Nile, mentre crescono le segnalazioni di Dengue raggiungendo il valore (44 casi) più alto mai registrato dal sistema di sorveglianza del Piemonte.

Casi confermati umani di arbovirosi in Piemonte (anni 2016 – 2024)
ARBOVIROSI 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024
West Nile 1 2 61 10 10 2 57 56 19
Dengue 13 18 9 27 5 1 7 28 44
Usutu 0 0 0 0 0 0 1 2 0
Chikungunya 2 1 0 6 0 0 0 1 2
Toscana virus 0 0 2 1 0 3 2 1 1
Zika 15 2 0 1 0 0 0 0 0
Encefalite virale da zecca (TBE) 0 0 0 0 0 1 0 0 0
Totale 31 23 72 44 15 7 67 88 66
Casi confermati umani di arbovirosi in Piemonte (anni 2016 – 2024) - Fonte SEREMI
Risposte: la prevenzione

In Piemonte, le indicazioni organizzative e operative rispetto a tutti gli interventi programmati per il controllo della diffusione delle arbovirosi sono definite dal Piano regionale integrato di sorveglianza, prevenzione e controllo delle arbovirosi, in raccordo con quanto previsto dalle circolari ministeriali e dal Piano Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi (PNA) 2020-2025.

L’obiettivo di prevenzione prioritario che i piani regionale e nazionale si pongono è quello di ridurre il rischio di trasmissione autoctona di Dengue, Chikungunya, Zika e altre arbovirosi tramite vettore e altre vie (donazione di sangue, organi, tessuti, cellule, trasmissione sessuale). Punti chiave delle attività di prevenzione sono la sorveglianza dei casi umani e la sorveglianza entomologica, per intraprendere le specifiche misure di controllo e la lotta al vettore.

Rispetto al West Nile virus (WNV) e al virus Usutu, l’obiettivo è quello di ridurre il rischio di trasmissione dall’insetto vettore all’uomo e dalla persona infetta ad altre persone (trasfusione di sangue o emocomponenti, trapianti di organi, tessuti e cellule).

In Piemonte, in ottica One Health, è attiva una sorveglianza integrata entomologica, veterinaria e umana in base ai cui esiti si attivano le misure di prevenzione della trasmissione trasfusionale e di lotta al vettore. 

Le attività di sorveglianza previste per il WNV sono integrate con quelle per identificare la circolazione dell’USUV, in considerazione delle analogie esistenti tra i rispettivi cicli biologici.

Le attività di sorveglianza e controllo sono coordinate dal Settore Prevenzione, sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare e dal Settore Programmazione dei servizi sanitari e sociosanitari della Direzione Sanità e Welfare e realizzate sul territorio regionale da vari soggetti:

  • Medici/clinici segnalatori;
  • IPLA – Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente della Regione Piemonte - Ufficio Lotta alle Zanzare;
  • IZS PLV - Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta;
  • Laboratorio Virologia Microbiologia OAS CdT, CdSS, AOU Alessandria, AOU Novara, ASL CN1;
  • SEREMI - Servizio di riferimento regionale di epidemiologia per la sorveglianza la prevenzione e il controllo delle malattie infettive dell’ASL AL;
  • Servizi Veterinari ASL;
  • Servizi di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) delle ASL;
  • Rete Servizi Trasfusionali del Piemonte - Struttura Regionale di Coordinamento delle attività trasfusionali (SRC) – Settore Programmazione dei servizi sanitari e sociosanitari della Direzione Sanità e Welfare.
     
Risposte: la sorveglianza

DENGUE, CHIKUNGUNYA, ZIKA Sorveglianza dei casi umani

Nel 2024, nella nostra regione sono stati segnalati 51 casi di Dengue, di cui 44 confermati e 7 probabili. Di questi 51 casi, 21 sono stati diagnosticati durante il periodo di maggiore attività del vettore (giugno – novembre). 

Durante il 2024, le segnalazioni di Dengue hanno riguardato residenti di ogni provincia del Piemonte, ad esclusione di quella di Biella. Si tratta, per la totalità, di casi importati, associati a viaggi all’estero, effettuati nei quindici giorni precedenti l’esordio dei sintomi, in Paesi dove la Dengue è endemica. In dettaglio, i Paesi dove è avvenuta l’esposizione a rischio sono: America centro-sud (32 casi), Asia (16 casi) e Africa centrale (3 casi). Non sono stati registrati né casi secondari associati a un caso indice importato, né casi autoctoni non correlati direttamente a viaggi.

L’età mediana alla diagnosi è di 38 anni, il paziente più giovane con diagnosi di Dengue nel 2024 aveva 3 anni, il più anziano 70 anni.

I sintomi riscontrati con maggior frequenza sono: febbre (46 casi), astenia (32 casi) e artralgie (22 casi); un rash cutaneo generalizzato è stato segnalato in 16 casi su 51. Nessun paziente ha sviluppato la forma grave della malattia (Dengue emorragica), ma in 16 casi è stato necessario il ricovero in ospedale. Non sono stati registrati decessi.

Nel 2024, sono stati segnalati 2 casi di Chikungunya, entrambi confermati. I pazienti, due viaggiatori di 29 e di 75 anni, hanno manifestato, al ritorno rispettivamente dall’Indonesia e dall’India, febbre e artralgia; solo uno dei due è stato ricoverato.

Anche nel 2024, così come nei tre anni precedenti, non sono stati notificati in Piemonte casi di Zika.

WESTNILE e USUTU Sorveglianza dei casi umani

Durante il 2024, sono stati segnalati nella nostra regione complessivamente 21 casi di West Nile, 19 confermati e 2 probabili. Tutti i casi sono stati classificati come autoctoni, con infezione acquisita in Piemonte.

Le indagini epidemiologiche condotte dai SISP hanno rilevato 1 focolaio, composto da 2 casi. Si tratta di due coniugi ultranovantenni residenti nella provincia di Asti che hanno manifestato nel mese di agosto del 2024 una forma neuro invasiva della malattia a distanza di pochi giorni, esitata in un caso nel decesso.

Le diagnosi sono avvenute tutte durante il periodo di maggiore attività del vettore (giugno – novembre). Le province di esposizione sono state quelle di Alessandria, Asti, Cuneo e Torino.

Le persone che hanno avuto una positività per WNV in Piemonte nel 2024 hanno un’età compresa tra i 25 e i 94 anni, con una maggior concentrazione di casi nelle età più elevate (età media 74 anni, età mediana 83 anni). In 18 casi è stato necessario il ricovero ospedaliero. I quadri clinici di malattia neuro invasiva da WNV (14 casi) risultano le forme cliniche più frequenti. Durante la stagione sono stati segnalati 3 decessi associati a forme neuro-invasive. I pazienti deceduti, tutti ultraottantenni, non presentavano patologie croniche concomitanti.

WESTNILE e USUTU Sorveglianza entomologica

Nel 2024, sono stati analizzati complessivamente 1.062 pool di zanzare, per un totale di circa 31.764 zanzare. Di questi, 3 pool (circa 244 zanzare) sono risultati positivi al West Nile virus, con campioni provenienti da trappole posizionate in provincia di Torino e Alessandria. La prima positività è stata riscontrata il 31/07/2024 e l'ultima il 21/08/2024.

Parallelamente, sugli stessi 1.062 pool, la sorveglianza entomologica ha rilevato anche la positività per Usutu in 3 pool di zanzare (circa 223 esemplari), provenienti da altrettante trappole localizzate nella provincia di Alessandria.

WESTNILE e USUTU Sorveglianza veterinaria

Durante il 2024, sono stati segnalati complessivamente 4 cavalli positivi al West Nile virus. Il riscontro di positività è avvenuto da inizio agosto a fine settembre nelle province di Asti, Cuneo e Torino. Le analisi effettuate nell’ambito delle sorveglianze attiva e passiva sull’avifauna hanno identificato 8 esemplari positivi per West Nile virus (3 a Cuneo, 2 ad Asti, 1 a Novara, 1 a Torino e 1 a Vercelli) e nessun esemplare positivo per Usutu.

ALTRE ARBOVIROSI

Nel settembre 2024 è stato segnalato 1 caso di Toscana virus. La diagnosi riguardava un ultrasessantacinquenne residente nella provincia di Torino, che ha riferito di essere stato esposto a punture di insetto durante il soggiorno in una località lombarda, nei quindici giorni precedenti l’esordio dei sintomi (febbre). A seguito della segnalazione, non sono stati effettuati monitoraggi né interventiper l’assenza del vettore (Phlebotomus perniciosus e Phlebotomus perfiliewi) nell’area limitrofa al domicilio del paziente.

Esiti della sorveglianza umana e veterinaria di West Nile e relative attività di prevenzione e controllo, anno 2024
Provincia Alessandria Asti Cuneo Torino
ASL ASL Al ASL AT ASL CN1 ASL TO3 ASL TO4 ASL TO5
Casi 8 4 3 1 1 4
Esiti della sorveglianza umana e veterinaria di West Nile e relative attività di prevenzione e controllo, anno 2024 - Fonte SEREMI
Risposte: azioni

DENGUE, CHIKUNGUNYA, ZIKA Misure di prevenzione e controllo

Nel corso delle stagioni estiva e autunnale del 2024, sono stati effettuati 29 sopralluoghi nelle zone adiacenti alle abitazioni dei casi positivi e nei luoghi (es. ospedali e luoghi di lavoro) dove, secondo le indicazioni dei protocolli, poteva essere avvenuta la trasmissione del virus dal paziente al vettore. Le attività di monitoraggio ambientale sono state effettuate, in media entro 1 giorno circa dalla segnalazione.

A seconda dell’esito del sopralluogo, i tecnici dell’IPLA sono intervenuti effettuando trattamenti larvicidi (in 24 località) e adulticidi (in 5 località).

Per il caso di Chikungunya diagnosticato durante il periodo di attività del vettore, non sono stati effettuati interventi poiché il paziente era fuori dalla fase.

I tecnici IPLA, oltre a svolgere interventi di monitoraggio e disinfestazione, hanno anche condotto attività di informazione rivolta alla popolazione, fornendo indicazioni sulle misure da adottare per contrastare la diffusione della zanzara tigre nelle aree interessate

WESTNILE e USUTU Misure di prevenzione e controllo messe in atto

Nel 2024, l’esecuzione del test WNV-NAT su tutto il territorio regionale ai fini della validazione delle unità di sangue e di emocomponenti raccolti da donatori è stata attivata a partire dal 02/08/2024 a seguito di riscontro di circolazione virale.

Il test WNV-NAT è stato effettuato nel 64% del totale delle sacche raccolte durante il periodo di maggior attività del vettore (giugno – novembre). Complessivamente, i donatori positivi per WNV identificati sono stati 3.

Complessivamente, sono stati eseguiti 32 sopralluoghi per individuare la presenza del vettore e decidere l’intervento di disinfestazione più appropriato, con un tempo medio di esecuzione di 1,5 giorni dalla segnalazione di circolazione virale. Per quattro segnalazioni, non sono stati programmati monitoraggi specifici. Per il caso umano, l’impossibilità di determinare con esattezza il luogo di esposizione, data la frequentazione di più siti, non ha permesso di finalizzare l’intervento. Per le segnalazioni riguardanti uccelli, non è stato possibile stabilire con precisione il luogo di esposizione.

La disinfestazione con larvicidi è stata effettuata in 25 casi, mentre l’impiego di prodotti adulticidi per elevata presenza del vettore si è reso necessario in 2 casi.

Nelle aree in cui il monitoraggio umano, entomologico e/o veterinario ha confermato la presenza del vettore, è stata condotta un'attività informativa rivolta alla popolazione, con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sulle misure da adottare per limitare la proliferazione larvale negli spazi privati.

Inoltre, a seguito della segnalazione di positività per il virus Usutu, è stato avviato un monitoraggio entomologico. Successivamente, sono stati eseguiti 1 intervento larvicida, 1 intervento adulticida e l’attività informativa per la cittadinanza.

Esiti della sorveglianza di Dengue e Chikungunya e relative attività di prevenzione e controllo, anno 2024
Sorvegliana e attività di controllo Dengue Chikungunya
Caso importato 51/51 2/2
Csaasi dal 1° giugno al 30 novembre 21 1
Focolai 29 località 0
Giorni medi dalla segnalazione all'intervento in campo ambientale 1,25 0
Monitoraggio entomologico 29 località 0
Intervento di disinfestazione larvicidi in 24 località adulticidi in 5 località 0
Attività informativa volantini distribuiti in 26 località 0
Esiti della sorveglianza di Dengue e Chikungunya e relative attività di prevenzione e controllo, anno 2024 - Fonte SEREMI
Informazioni e risorse aggiuntive

Piano Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi (PNA) 2020-2025 https://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?id=2947

Piano regionale integrato di sorveglianza, prevenzione e controllo delle arbovirosi DD 463 07.06.2019 http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2023/18/attach/dda1400000916_10100.pdf

SEREMI Report Arbovirosi in Piemonte 2024 (ed. 2025) https://www.seremi.it/content/report-arbovirosi-piemonte-2024-ed-2025

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Le emissioni di gas climalteranti in Italia e in Piemonte

Anno
2025

Le emissioni di CO2 e di altri gas climalteranti rientrano tra gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES), l’indice Istat che valuta il progresso di una società dal punto di vista sociale e ambientale. 

In Italia, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), nell’ambito degli strumenti e delle politiche per fronteggiare i cambiamenti climatici, garantisce la predisposizione e l’aggiornamento annuale dell’Inventario Nazionale dei gas serra, documentato nel National Inventory Report.

L’inventario fornisce, oltre alle quantità annuali dei principali gas serra (protossido di azoto N2O, metano CH4 e anidride carbonica CO2), anche la quantificazione in termini di CO2 equivalente: tale parametro permette di pesare l’effetto climalterante complessivo da parte dei differenti gas serra sulla base dei GWP (Global Warming Potentials - Potenziali di Riscaldamento Globale), messi a punto e aggiornati periodicamente dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

Dal 2015, secondo quanto deciso dalle parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, di cui alla Decisione 15/CP.17 adottata dalla COP17 di Durban 2011,  per la stima della CO2 eq ISPRA utilizza i GWP100 (riferiti ad un orizzonte temporale di 100 anni), riportati nel Quarto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, attribuendo come fattori-peso 1 all’anidride carbonica CO2, 265 al protossido di azoto N2O e 28 al metano CH4 (valori aggiornati secondo il AR5 del 2021, ultimo aggiornamento disponibile alla data della pubblicazione dell’inventario ISPRA 2020).

L’ultimo rapporto disponibile (National Inventory Report 2023) conferma come le emissioni totali di gas serra in Italia, in termini di CO2 equivalente, siano diminuite dal 1990 al 2021 del 19.9% (da 516 a 349 MtCO2) al netto di emissioni ed assorbimenti di gas serra derivanti dall’uso del suolo, dai cambiamenti dell’uso del suolo e dalle foreste. 

Tale riduzione è conseguenza da una parte della contrazione dei consumi energetici e delle produzioni industriali causate dalla crisi economica e dalla delocalizzazione di alcuni settori produttivi, dall’altra della crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico) e di un incremento dell’efficienza energetica. 

L’anno 2021, rispetto al 2020 segnato dalla crisi pandemica, mostra un aumento dell’8% dovuto alla ripresa delle attività economiche e della mobilità, riallineandosi alla tendenza emissiva.

Fonte Ispra, Elaborazione Arpa Piemonte

Per analizzare le serie storiche dei gas serra, scendendo dalla scala nazionale a quella regionale, si fa riferimento alla disaggregazione dell’Inventario Nazionale con livello di dettaglio provinciale, realizzato sempre da ISPRA e rilasciato a cadenze regolari.

In Piemonte, le emissioni totali di gas serra comprensive degli assorbimenti, in termini di CO2 equivalente, sono diminuite dal 1990 al 2019 del 26% (da 37042 a 27324 kt CO2 eq.). 

Inoltre, i totali emissivi al 2019 equivalgono a 6.31 t di CO2 equivalente per ogni abitante piemontese, da confrontare con il dato italiano di 6.38 t CO2 eq.

Fonte Regione Piemonte, Elaborazione Arpa Piemonte

Il quadro di dettaglio per le emissioni di gas climalteranti in Piemonte è riportato nei dati dell’Inventario Regionale delle Emissioni piemontese (IREA Piemonte) riferito all’anno 2019 - realizzato dalla Regione Piemonte (Settore Emissioni e Rischi Ambientali) sulla base della metodologia EMEP-CORINAIR e nell’ambito del Consorzio INEMAR

Tale inventario fornisce la stima a livello comunale delle emissioni annuali di macro e microinquinanti e gas serra, disaggregate per attività emissiva ai vari livelli di classificazione SNAP97 (Selected Nomenclature for Air Pollution).

Alla produzione di gas serra, in termini di COequivalente, in Piemonte contribuiscono in misura predominante quattro fonti principali: l’industria (46%), il trasporto su strada (24%) il riscaldamento (15%) e l’agricoltura (11%). 

Più in dettaglio, il comparto agricolo contribuisce al 70% delle emissioni di metano, (principalmente dovute alla zootecnia, e al 69% delle emissioni di protossido di azoto dovute all’utilizzo di fertilizzanti.

Fonte Regione Piemonte - Elaborazione Arpa Piemonte

Negli Inventari delle Emissioni vengono stimate non solo le emissioni di CO2, ma anche gli assorbimenti annuali di CO2, ovvero la quantità di carbonio assorbita in differenti serbatoi forestali: la biomassa epigea, la biomassa ipogea, la lettiera, la necromassa e il suolo.

Nell’Inventario Regionale delle Emissioni di Regione Piemonte gli assorbimenti sono stati stimati attraverso una procedura basata sul modello For-Est sviluppato da ISPRA, seguendo le indicazioni delle linee guida LULUCF dell’IPCC. 

Si basa su una curva di crescita della biomassa forestale che lega il tasso di incremento annuo della biomassa alla biomassa inizialmente presente.

Fonte Regione Piemonte - Elaborazione Arpa Piemonte

Vengono considerate 27 categorie forestali, raggruppate in 4 macrocategorie:

  • Fustaie: abete rosso, abete bianco, larici, pini di montagna, pini mediterranei, altre conifere, faggio europeo, cerro, altre querce e altre latifoglie;
  • Bosco ceduo: faggio europeo, castagno, carpino, altre querce, cerro, querce sempreverdi, altre latifoglie e conifere;
  • Piantagioni: cedui di eucalipto, cedui di altre latifoglie, pioppeti, altre piantagioni di latifoglie, piantagioni di conifere e altro;
  • Foresta protetta: foresta rupestre, foresta ripariale e arbusteti.

Attualmente in IREA non sono valorizzati gli assorbimenti relativi alle coltivazioni agricole.

Sul Geoportale di Arpa Piemonte sono riportate alcune rappresentazioni cartografiche a livello comunale delle emissioni e degli assorbimenti di anidride carbonica, nonché la sommatoria comunale dei gas climalteranti (espressi come CO2 equivalente) calcolata sia includendo che escludendo gli assorbimenti.

Informazioni e risorse aggiuntive

Gli indicatori del BES (istat.it) https://www.istat.it/it/benessere-e-sostenibilit%C3%A0/la-misurazione-del-benessere-(bes)/gli-indicatori-del-bes

MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE, DECRETO 16 ottobre 2017 Individuazione degli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/11/15/17A07695/sg

Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2020. National Inventory Report 2022 https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/italian-greenhouse-gas-inventory-1990-2020-national-inventory-report-2022

United Nations Conference of the Parties Report of the Conference of the Parties on its seventeenth session, held in Durban from 28 November to 11 December 2011 https://unfccc.int/sites/default/files/resource/docs/2011/cop17/eng/09a02.pdf

Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) The Earth’s Energy Budget, Climate Feedbacks and Climate Sensitivity Supplementary Material  https://www.ipcc.ch/report/ar6/wg1/downloads/report/IPCC_AR6_WGI_Chapter07_SM.pdf

Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC)  Climate Change 2014 Synthesis Report https://www.ipcc.ch/site/assets/uploads/2018/02/SYR_AR5_FINAL_full.pdf

Inventario Regionale delle Emissioni piemontese (IREA Piemonte) https://servizi.regione.piemonte.it/catalogo/inventario-regionale-delle-emissioni-atmosfera-irea

Consorzio INEMAR http://www.inemar.eu/xwiki/bin/view/Inemar/WebHome

SNAP97 (Selected Nomenclature for Air Pollution) https://www.eea.europa.eu/publications/EMEPCORINAIR4/page009-a.html

Geoportale di Arpa Piemonte - Emissioni in atmosfera (IREA dal 2010) https://geoportale.arpa.piemonte.it/app/public/?pg=mappa&ids=62dae3bef6f44c8693bee5a6f922112d
 

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Le emissioni di gas climalteranti a livello globale

Anno
2025

A livello mondiale, si stima che le emissioni antropogeniche di CO2, rilasciate in atmosfera dall’utilizzo di combustibili fossili e produzione di cemento dal 1750 al 2022, siano circa di 480 GtC (miliardi di tonnellate di carbonio), mentre la deforestazione e le modifiche all’uso del suolo emettono circa 250 GtC. 

Di queste emissioni antropogeniche, 300 GtC si sono accumulate in atmosfera, 190 GtC sono state assorbite dagli oceani, che hanno di conseguenza subito una importante acidificazione, e 245 GtC dagli ecosistemi naturali terrestri.

Nel 2020 le emissioni globali di CO2 hanno riscontrato una diminuzione del 5.3% rispetto al 2019, principalmente dovuta alla pandemia. 

Tuttavia, nel 2021, le emissioni globali sono tornate ai livelli del 2019, raggiungendo le 37.9 Gt (0.36% in meno rispetto al 2019). Dopo il grande calo osservato nel 2020, le emissioni globali di CO2 fossile del settore trasporti hanno raggiunto le 7.6 Gt nel 2021, rimanendo tuttavia a livelli inferiori del 7% rispetto al 2019. Le emissioni globali pro capite (GHG/cap) di CO2 fossile sono tornate nel 2021 allo stesso livello del 2008 (4.81 t CO2/cap/anno) con un aumento complessivo del 13% circa tra il 1990 e il 2021.

Emissioni annuali globali di CO2 fossile in Gt CO2/anno, per i diversi comparti produttivi - anni 1970-2022: produzione energetica, industria (processi di combustione e produzione di carburanti), trasporti (reti viarie e ferroviarie, aviazione e navigazione), costruzioni e altri settori (altri processi industriali, agricoltura, trattamento rifiuti) - Fonte Global Carbon Budget, 2023

Per quanto riguarda la situazione relativa agli stati membri dell’Unione Europeal’Agenzia Europea per l’Ambiente mostra una sostanziale diminuzione delle emissioni di gas a effetto serra a partire dal 1990, più accentuata negli ultimi dieci anni.  In particolare, le emissioni totali in termini di CO2 equivalente, si sono ridotte del 33.26% dal 1990 al 2020.

Informazioni e risorse aggiuntive

Global Carbon Budget, 2023 https://essd.copernicus.org/articles/15/5301/2023/essd-15-5301-2023.pdf

Data viewer on greenhouse gas emissions and removals, sent by countries to UNFCCC and the EU Greenhouse Gas Monitoring Mechanism (EU Member States) https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/data/data-viewers/greenhouse-gases-viewer/

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Pubblicabile
Gruppo di Redazione
Redazione RSA

Criticità idrologiche ed idrauliche

Capitolo
Eventi estremi
Anno
2025
Precipitazioni intense Pasqua 2024

Il mese di marzo 2024 si è contraddistinto per le frequenti e abbondanti precipitazioni sul nordovest, con un susseguirsi di onde cicloniche abbastanza serrato. L’ultima decade ha infine visto il progressivo espandersi di una depressione di matrice nord Atlantica e il protrarsi di una profonda saccatura fin sul Mediterraneo occidentale, configurazione che ha guidato diversi sistemi frontali verso le Alpi, sospinti da intensi flussi sud-occidentali in quota. La posizione della corrente a getto a latitudini molto basse a partire dal 29 marzo e l’intensificarsi del flusso meridionale in tutta la troposfera, ha portato anche all’irruzione di polvere sahariana fino all’Europa centrale, poi depositatasi durante le precipitazioni sia liquide che solide avvenute nel fine settimana pasquale. La sua sospensione in aria ha caratterizzato i cieli gialli di sabato 30 marzo, e poi la successiva deposizione sulle Alpi ha determinato la formazione di uno strato di neve rossa ben visibile. I successivi passaggi frontali e le schiarite, soprattutto di Pasqua e Pasquetta, hanno dato forma ad un evento misto tra puramente avvettivo-orografico in alcune sue fasi, a spiccatamente convettivo, con temporali a cella singola sabato pomeriggio, seguiti da una forte convergenza sulle pianure nord-orientali e la formazione di una squall line1 in rapido movimento verso est, seguiti da temporali più diffusi nella sera di domenica, e infine anche di tipo grandinigeno nel pomeriggio sera del lunedì di Pasquetta. Gli intensi apporti pluviometrici hanno determinato incrementi dei corsi d’acqua generalmente moderati, ma localmente elevati nel reticolo idrografico secondario. Le zone più colpite sono state inizialmente nel Nord del Piemonte nella serata di sabato e si sono allargate al Sud del Piemonte, in particolare nel Cuneese, nell’ultima fase tra domenica sera e lunedì mattina. Nel nord della Regione, in Valle Strona in particolare, si è altresì verificata una frana che ha interessato in due punti la viabilità provinciale e l’area di deposito ha lambito un’abitazione privata. La perturbazione, unita ad uno zero termico stabilmente intorno ai 2000-2200 m, ha portato abbondanti nevicate sulle Alpi, con neve però solo fino ai 1500 m e con densità elevata. Il pericolo valanghe ha raggiunto verso fine evento il livello massimo, 5-molto forte, in concomitanza con l’attività valanghiva spontanea più diffusa.

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Nevicate 2-4 e 9-11 marzo 2024

Dopo una seconda, decade di febbraio che ha visto la ricorrente presenza di un anticiclone sul Mediterraneo centro-occidentale, la situazione sinottica a scala europea è profondamente mutata a partire dall’ultima decade di febbraio, con una configurazione meteorologica in cui le aree di alta pressione risultavano presenti sull’Oceano Atlantico e sull’Anatolia orientale e si è creato quindi un canale per la discesa delle depressioni di matrice artica e nordatlantica. Tale fatto ha determinato la formazione di una prima depressione che ha interessato l’Europa centrale e il Piemonte tra il 26 e il 29 febbraio, e una successiva area depressionaria nei primi giorni di marzo; da quest’ultima si è poi isolato un minimo barico secondario strutturato a tutte le quote, che è progredito lentamente tra sabato 2 e domenica 3 marzo dal Golfo del Leone verso la Costa Azzurra, causando una cospicua avvezione umida da est, sudest sul Piemonte stesso. Il progressivo calo dello zero termico ha portato nevicate fino a 600-800 m di quota a seconda dei settori, con cumulate giornaliere di precipitazione comprese tra 50 e 180 mm il 3 marzo 2024. I fenomeni precipitativi sono stati più intensi su tutta la fascia pedemontana piemontese e sulle zone pianeggianti adiacenti, che sono stati i settori maggiormente interessati dalla risalita delle masse di aria umida dai quadranti orientali in prossimità di Alpi e Appennini. Un secondo episodio di tempo perturbato diffuso si è verificato tra sabato 9 marzo e domenica 10 marzo quando un profondo minimo depressionario presente sul Golfo di Biscaglia ha convogliato masse di aria umida verso il Piemonte con precipitazioni diffuse tra la serata del 9 e la mattinata del 10 marzo. In questa occasione, la quota delle nevicate, mediamente compresa tra gli 800 e i 1000 m, è scesa anche fino a 300-400 m sul basso Cuneese. Le nevicate abbondanti del fine settimana si sono sommate ai quantitativi importanti caduti durante il fine settimana precedente, innescando un rischio valanghe pronunciato su quasi tutte le zone alpine piemontesi, una allerta di livello arancione che su Alpi Pennine, Lepontine e Graie settentrionali si è protratta fino a lunedì 11 marzo

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Evento del 29-30 giugno 2024

Nel corso della giornata di sabato 29 giugno 2024, una circolazione depressionaria in arrivo dalla Penisola Iberica ha eroso il bordo occidentale di un promontorio di alta pressione nordafricana che si estendeva su tutta la penisola italiana e che, fino ad allora, stava determinando condizioni in gran parte stabili, con temperature massime che in pianura erano state localmente sui 32-34 °C nella giornata precedente. L’evoluzione a scala sinottica ha determinato un marcato aumento dell’instabilità atmosferica a partire dalle ore centrali, causata dalla decisa intensificazione delle correnti in quota dai quadranti sudoccidentali e, negli strati più bassi dell’atmosfera, prevalentemente da sud-sudest, in concomitanza ad infiltrazioni di aria più fresca in quota. I fenomeni più persistenti hanno interessato le zone di media e bassa valle nordoccidentali e settentrionali della regione e la fascia pedemontana adiacente, per interazione dei flussi instabili con l’orografia. La rigenerazione dei temporali è avvenuta per più ore sulle stesse zone, anche a causa dalla presenza del promontorio di alta pressione ad est che non ha favorito un movimento più rapido del sistema perturbato. Precipitazioni abbondanti si sono verificate sulla fascia alpina soprattutto tra Alpi Graie e Lepontine. In particolare, sono stati registrati valori di pioggia cumulata anche superiori ai 150 mm nelle valli di Lanzo, in valle Orco e in valle Anzasca. Nella stazione di Noasca (TO) i valori massimi cumulati su 1, 3 e 6 ore corrispondono a tempi di ritorno di oltre 200 anni. Anche le precipitazioni registrate presso la stazione di Alpe Veglia (VB) risultano statisticamente significative: i valori massimi cumulati per le durate di 3 e 6 ore corrispondono rispettivamente a tempi di ritorno di 100 e 200 anni. I primi consistenti innalzamenti dei corsi d’acqua si sono verificati nelle valli di Lanzo nella serata di sabato: la Stura di Valgrande a Cantoira (TO) e la Stura di Lanzo a Mezzenile (TO) hanno superato repentinamente la soglia di pericolo raggiungendo il colmo alle 19:00 UTC (21:00 locali). Nelle stesse ore, il torrente Orco ha superato il livello di pericolo in corrispondenza della sezione di Spineto (TO). A valle, il colmo di piena del torrente è transitato a San Benigno (TO) nelle prime ore di domenica, raggiungendo la soglia di guardia. A seguito delle forti precipitazioni che hanno interessato la Valle d’Aosta, la Dora Baltea a Tavagnasco (TO) ha superato il livello di guardia nelle prime ore di domenica, raggiungendo il colmo di piena alle 2:30 UTC (4:30 locali). Nella notte tra sabato e domenica anche nel Verbano ci sono stati importanti innalzamenti dei corsi d’acqua del reticolo secondario: a San Carlo (VB), il torrente Anza ha superato il livello di pericolo alle 20:30 UTC di sabato ed è tornato sotto il livello di guardia nella tarda mattinata di domenica. Anche il torrente Ovesca a Villadossola (VB) ha superato la soglia di pericolo, raggiungendo il colmo alle 00:00 UTC (2:00 locali) di domenica. Nelle stesse ore, il Toce a Domodossola (VB) ha raggiunto il livello di guardia. Tutti i contributi sono defluiti alla chiusura del bacino del Toce, dove il colmo di piena ordinaria è transitato a Candoglia (VB) alle 4:00 UTC (6:00 locali) di domenica, determinando anche un incremento del livello del Lago Maggiore. Quest’ultimo si è mantenuto al di sotto della soglia di guardia e ha registrato presso la stazione di Pallanza (VB) il livello massimo di 4,7 metri alle 17:00 UTC (19:00 locali) di domenica. Le piogge intense hanno anche determinato l'attivazione di diversi dissesti. Le zone più colpite sono state quelle comprese tra le Valli di Lanzo, le valli Orco e Soana in provincia di Torino; le valli Anzasca, Sesia e Devero nel nord Piemonte.

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Temporali del 2 agosto 2024

Nel corso della giornata di venerdì 2 agosto 2024 il bordo settentrionale dell'alta pressione di matrice subtropicale presente in area mediterranea ha subito una lieve flessione a ridosso del nordovest italiano a causa del transito di un’ondulazione atlantica accompagnata da masse d’aria relativamente più fresche in quota. Il transito di aria più fredda in quota ha determinato un marcato aumento dell’instabilità atmosferica. Questi fattori, uniti alle condizioni preesistenti, che hanno visto nei giorni precedenti e nella giornata di venerdì elevati valori di temperature ed umidità relativa sulle pianure, hanno determinato l’innesco di rovesci e temporali dapprima a ridosso delle vallate alpine e della fascia pedemontana adiacente (una prima supercella ha interessato la zona di Sabbia nell’alto Vercellese al primo pomeriggio) con successivo coinvolgimento dell’area collinare del Torinese; qui il temporale formatosi è risultato persistente e in estensione verso ovest e i quartieri centrali e nordorientali della città. Dal tardo pomeriggio e poi in serata i temporali hanno interessato in maniera più diffusa il Cuneese. Le precipitazioni più intense si sono registrate a Venaria Reale (TO), dove sono caduti 85,5 mm di pioggia in un’ora e 93,5 mm in tre ore: si tratta di un valore di precipitazione molto elevato, corrispondente ad un tempo di ritorno superiore ai 200 anni per l’intervallo orario e compreso tra 100 e 200 anni per quello tri-orario. Molto intense le precipitazioni anche sul centro e sulla zona settentrionale dell’abitato di Torino: le cumulate orarie registrate dalle stazioni di Torino Reiss Romoli e Torino Giardini Reali sono state, rispettivamente, pari a 66,4 mm e 77,7 mm. Abbondanti anche le precipitazioni sulla collina torinese: la stazione di Pino Torinese (TO) ha registrato 39,6 mm di pioggia cumulata in 1 ora e 78,3 mm in 3 ore. Le forti precipitazioni sono state accompagnate da grandine con chicchi di dimensioni compresi da 4 e 5 cm. Violenti temporali hanno interessato anche le pianure del Cuneese dal tardo pomeriggio. Le precipitazioni più intense sono state registrate a Saluzzo (CN) con 48,0 mm in un’ora e 63,1 mm in tre ore e a Villanova Solaro (CN) con 43,9 mm in un’ora e 60,6 mm in tre ore.

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Temporali del 14 agosto 2024

Nel corso della giornata di mercoledì 14 agosto 2024, una saccatura estesa dalle Isole Britanniche alla Penisola Iberica e al Mediterraneo occidentale si muove lentamente, evolvendo verso una situazione di isolamento del minimo barico (cut-off) sul Mediterraneo. Questa configurazione sinottica determina, sul Piemonte, l’afflusso di correnti sudoccidentali umide in quota, associate a modeste infiltrazioni di aria relativamente più fresca. Tra la tarda mattinata e le ore centrali sono già attivi temporali sulle zone alpine nordoccidentali ed iniziano a innescarsi temporali lungo il confine con la Liguria. Nella prima parte del pomeriggio i temporali si fanno più intensi e diffusi, interessando anche la zona di Torino e il cuneese; il rovescio più intenso si scatena sui bacini del Chisone e del Sangone (locali picchi fino a circa 120 mm in 3 ore). La città di Torino è colpita da un violento nubifragio, accompagnato da grandine al più di medie dimensioni e non abbondante, e raffiche di vento superiori a 50-60 km/h. Le precipitazioni più intense si sono registrate a Pinerolo (TO) e Fenestrelle (TO), dove le stazioni di Talucco e Prà Catinat hanno registrato rispettivamente 117.9 mm e 96.1 mm in tre ore: si tratta di un valore di precipitazione molto elevato, corrispondente ad un tempo di ritorno superiore ai 200 anni per l’intervallo tri-orario. Violenti temporali, associati localmente a grandinate di medie dimensioni, hanno interessato anche la zona meridionale dell’abitato di Torino: la cumulata oraria registrata dalla stazione di Torino Vallere è stata di 55.4 mm. Abbondanti anche le precipitazioni sulla collina torinese: la stazione di Pino Torinese (TO) ha registrato 38.2 mm in 3 ore. Infine, temporali localmente forti si sono verificati anche nel Vercellese dove le precipitazioni più intense sono state rilevate a Borgosesia (VC), con 45.4 mm in un’ora.

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Evento del 4 e 5 settembre 2024

Nel corso del pomeriggio del 4 settembre 2024, una circolazione depressionaria centrata sulle isole britanniche si è mossa verso sud facendo il suo ingresso sul Mediterraneo occidentale, causando condizioni di tempo instabile sulla nostra regione e convogliando flussi umidi dai quadranti meridionali verso il nordovest italiano. Questa configurazione sinottica ha determinato l’attivazione di rovesci e temporali sparsi sulle zone montane piemontesi che si sono progressivamente estesi al resto della regione. Nella notte tra il 4 e il 5 settembre, le correnti, di scirocco in quota e da est-sudest negli strati medio-bassi dell’atmosfera, hanno subito un deciso rinforzo e, interagendo con l’orografia piemontese, hanno causato tempo diffusamente perturbato fino al primo pomeriggio, con rovesci temporaleschi localmente molto forti e cumulate areali di precipitazione significative, soprattutto a ridosso delle vallate occidentali e nordoccidentali. Solo dalla tarda serata di giovedì 5, le condizioni di instabilità si sono attenuate sia grazie alla graduale rimonta dei valori di pressione in quota sia per il parziale ritiro dalla pianura padana del bordo orientale della circolazione depressionaria. Le precipitazioni più abbondanti nelle due giornate dell’evento si sono verificate nel Torinese, con valori cumulati superiori a 200 mm nelle valli di Lanzo e prossimi a 190 mm in val Chisone. In queste aree le stazioni pluviometriche torinesi di Pietrastretta, Talucco, Balme e Perrero Germanasca hanno registrato, per diverse durate, valori massimi con tempi di ritorno superiori a 200 anni. A nord della regione, nel Verbano e nell’alto Vercellese, sono stati osservati 150-160 mm totali, mentre nel Cuneese, al confine con la Liguria, le precipitazioni hanno raggiunto gli 80 mm. Decisamente più contenuti gli apporti pluviometrici sulle pianure. Per quanto riguarda il reticolo fluviale, incrementi significativi sono stati registrati nella mattina del 5 settembre per i corsi d’acqua montani e pedemontani occidentali e nord-occidentali. Le prime risposte hanno riguardato i torrenti Chisone e Pellice che, a Pinerolo (TO) e a Luserna San Giovanni (TO), si sono avvicinati al livello di guardia. Deflussi importanti hanno interessato anche le Valli di Lanzo: la Stura di Valgrande a Cantoira (TO) e la Stura di Lanzo a Mezzenile (TO) hanno superato il livello di pericolo e la Stura di Viù a Germagnano (TO) ha superato la soglia di guardia. A causa di questi contributi significativi da monte, la Stura di Lanzo a Lanzo Torinese (TO) ha superato il livello di guardia, iniziando poi una lenta decrescita. Un innalzamento significativo è stato registrato anche per il torrente Orco che nella sezione di Spineto (TO) ha superato il livello di pericolo in due momenti distinti della giornata. Nel Piemonte occidentale è stato registrato in mattinata anche un incremento importante per il torrente Sangone che a Trana (TO) ha superato la soglia di guardia. Nel Piemonte settentrionale, nella prima parte della giornata, il torrente Anza ha superato a Vanzone con San Carlo (VB) il livello di pericolo e il fiume Sesia ha superato a Campertogno (BI) la soglia di guardia. Le piene che hanno interessato nella mattina di giovedì 5 gli affluenti torinesi, in sinistra idrografica, del fiume Po hanno determinato nel pomeriggio un incremento rilevante dei livelli del Po in alcune sezioni a valle di Torino. La piena ha raggiunto in serata il colmo a San Sebastiano (TO) e a Crescentino (VC), con valori coincidenti con il livello di guardia; i livelli sono diminuiti nella notte. Nelle sezioni più a valle gli incrementi del Po sono stati contenuti e i livelli si sono mantenuti ampiamente al di sotto della soglia di guardia.

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Evento dell'8 ottobre 2024

Tra le prime ore della notte del 7 ottobre 2024 e il pomeriggio del giorno successivo, l’avvicinamento di una saccatura atlantica sul Mediterraneo ha causato piogge diffuse sul Piemonte, con temporali persistenti associati a piogge molto forti sui settori appenninici ai confini con la Liguria. Mentre un fronte freddo entrava gradualmente sul Mediterraneo, il bacino tirrenicoligure e il Nord Italia erano interessati da un richiamo di masse d’aria miti e molto umide dai quadranti meridionali, associate al fronte caldo della saccatura. A sostenere i temporali persistenti sulla Liguria centrale e sulle aree piemontesi adiacenti, è stata la prolungata convergenza sul Golfo di Genova tra lo Scirocco mite e umido e la tramontana più fredda in discesa dalla Pianura Padana attraverso i valichi appenninici. Le precipitazioni più abbondanti si sono verificate nell’alessandrino, con valori cumulati superiori a 200 mm in una sola giornata. Nel Verbano sono state registrate precipitazioni comprese tra i 55 e 100 mm, mentre nel Cuneese, al confine con la Liguria, le precipitazioni hanno raggiunto cumulate superiori ai 100 mm totali. Nelle restanti zone montane la precipitazione è stata superiore ai 55 mm mentre nelle zone collinari, pedemontane e di pianura è stata inferiore a 40 mm. Nelle prime ore della mattina di martedì 8 ottobre sono stati registrati incrementi significativi sul torrente Scrivia nelle sezioni di Serravalle (AL) e Guazzora (AL), pur mantenendosi al di sotto del livello di guardia. Anche il torrente Orba ha registrato incrementi significativi nella mattina di martedì superando la soglia di guardia sia a Tiglieto (GE) che a Basaluzzo (AL); nelle due sezioni il colmo è stato raggiunto rispettivamente alle ore 06:30 UTC (08:30 locali) e 11:30 UTC (13:00 locali) per poi decrescere successivamente. A seguito del passaggio della piena dell’Orba anche la Bormida ad Alessandria, il Tanaro a Montecastello e il Po ad Isola Sant’Antonio hanno registrato incrementi significativi, pur mantenendosi al di sotto della soglia di guardia. Nella parte alta del bacino idrografico del Tanaro sono stati registrati incrementi importanti per il Corsaglia nella sezione di Frabosa Soprana (CN) dove ha raggiunto il colmo, superando la soglia di guardia, alle 11:30 UTC (13:00 locali) per poi decrescere nel primo pomeriggio. Anche il Tanaro nelle sezioni di Ponte di Nava (CN) e Piantorre (CN) ha registrato incrementi significativi, rimanendo però al di sotto del livello di guardia.

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Evento dal 16 al 20 ottobre 2024

Tra mercoledì 16 e domenica 20 ottobre, precipitazioni forti e localmente molto forti hanno interessato il territorio regionale, con picchi più elevati tra le Alpi Lepontine e le Cozie settentrionali e al confine con la Liguria e la Francia. Gli accumuli più consistenti si sono verificati nel Torinese, nel Biellese e nell’alto Vercellese dove localmente sono stati registrati valori superiori ai 300 mm totali. Lungo il confine con la Liguria e con la Francia sono state localmente registrate precipitazioni cumulate superiori ai 200 mm. La prima fase della perturbazione del 16 ottobre ha interessato in particolar modo i bacini idrografici di testata della Bormida e dell’Orba a causa delle intense precipitazioni registrate in Liguria e al confine con il Piemonte, dove il pluviometro di Mallare (SV) ha registrato quasi 150 mm in 6 ore. Tra la sera del 17 e la notte del 18 ottobre si sono verificate precipitazioni particolarmente intense e diffuse su tutta la regione, alcuni pluviometri del Torinese, Biellese e Cuneese hanno registrato cumulate giornaliere superiori ai 100 mm. Tali precipitazioni e le condizioni di saturazione dei suoli hanno determinato un importante innalzamento dei livelli idrometrici nel reticolo idrografico primario e secondario. In particolare, gli affluenti principali in sinistra orografica del Po: Pellice, Dora Riparia, Stura di Lanzo, Orco, Dora Baltea e Sesia hanno registrato innalzamenti significativi a partire dalle prime ore del mattino del 18 ottobre. I contributi di tali corsi d’acqua hanno determinato un incremento del livello del Po lungo tutta l’asta fluviale con il superamento della soglia di guardia in alcune sezioni a valle di Torino. Anche nel Piemonte meridionale si sono verificati incrementi significativi dei livelli idrometrici con un significativo accrescimento della portata del Tanaro; il colmo di piena si è tuttavia mantenuto al di sotto del livello di guardia lungo tutta l’asta.

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Evento del 26 e 27 ottobre 2024

Tra sabato 26 ottobre e domenica 27 ottobre 2024, precipitazioni diffuse forti e molto forti hanno interessato il Piemonte, con picchi più elevati sulle zone al confine con la Liguria e sulle zone pedemontane comprese tra Verbano e Torinese. L’evento è stato caratterizzato dalla discesa di un minimo depressionario dall’Atlantico settentrionale verso il Mediterraneo, che si è gradualmente isolato sulla Penisola Iberica e che, nei giorni successivi, ha avuto un impatto devastante su ampie porzioni del territorio spagnolo, tra le quali la Comunità di Valencia. Il nostro territorio, tuttavia, è stato interessato solo tangenzialmente dalla prima fase di questa perturbazione, la quale è stata comunque sufficiente a causare disagi e colpire in particolar modo i bacini idrografici di testata della Bormida e dell’Orba con temporali molto forti nella giornata di sabato 26 ottobre. In queste zone si sono verificate infatti precipitazioni particolarmente intense e localizzate, anche a causa della formazione di temporali di tipo V-shape che hanno prodotto quantitativi pluviometrici mediamente compresi tra i 90 e 115 m nell’arco di due giorni, con punte sul territorio ligure di 207 mm a Mallare (SV), 209 mm Rossiglione (GE) e 194 mm Cairo Montenotte (SV). Anche nel nord del Piemonte si segnalano, tra sabato 26 e domenica 27 ottobre, valori medi di pioggia oltre i 100 mm nel bacino del Toce e di 85 mm nel Sesia, con valori massimi puntuali di 210 mm a Candoglia (VB), 167 mm al Santuario di Oropa e 162 mm a Paino Audi (TO). Questi quantitativi di pioggia, uniti alle condizioni di saturazione dei suoli, hanno determinato dal pomeriggio di sabato 26 ottobre importanti onde di piena sui corsi d’acqua del reticolo principale e secondario, con livelli idrometrici che hanno superato in alcuni casi le soglie di guardia o di pericolo. La situazione più critica ha riguardato la Bormida che ha superato il livello di pericolo a monte sul ramo della Bormida di Spigno (con livello massimo storico a Piana Crixia, SV) e a valle a Cassine (AL), anche a causa delle piene generate sugli affluenti Erro e Orba. Il Tanaro ha avuto una fortecrescita a Montecastello (AL), a valle della confluenza con la Bormida. Incrementi significativi sono stati registrati anche nel Verbano per Ovesca e Anza e nel Torinese per Orco, Stura di Lanzo e Malone. La piena del Po è transitata a Torino in criticità ordinaria mentre nelle sezioni a valle è stata superata o avvicinata la soglia di guardia a causa dei contributi degli affluenti in sinistra idrografica.

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Informazioni e risorse aggiuntive

Arpa Piemonte Analisi eventi idrologici, meteorologici e sismici https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/analisi-eventi-idrologici-meteorologici-sismici

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Priorità 2.A - Promuovere le misure di efficienza energetica

Anno
2025

La Strategia Energetica Nazionale 2017 (SEN2017) assegna all’efficienza energetica la priorità assoluta in quanto “contribuisce
contemporaneamente al raggiungimento di tutti gli obiettivi di costo e competitività, sicurezza, crescita e qualità dell’ambiente”. Gli obiettivi proposti dalla Commissione Europea al 2030 (Clean Energy Package) su emissioni climalteranti (-55%), efficienza energetica (-32,5 %) e quota FER su consumi finali lordi (32 %) sono corroborati dalla proposta di estensione dell’Effort Sharing Decision al 2030 che ha fissato nuovi target obbligatori di riduzione delle emissioni da settori non-ETS per gli Stati membri (per l’Italia: - 33% rispetto al 2005).

Lo sfidante obiettivo, assegnato al ruolo dell’efficienza energetica, deve essere altresì letto nell’ottica di una cospicua riduzione delle emissioni collegate agli usi finali. Le problematiche di qualità ambientale sono fortemente interrelate con l’utilizzo massivo di energia legato alla climatizzazione degli ambienti e ai sistemi di trasporto.

Da non trascurare anche i risvolti positivi che gli interventi in campo energetico assumono non solo per quanto riguarda la salute umana ma anche il confort abitativo e degli ambienti lavorativi nonché un miglioramento tangibile della qualità del servizio pubblico (sicurezza, vivibilità e aggregazione, valorizzazione anche estetica degli spazi pubblici).

Obiettivi strategici della priorità:

  • Migliorare l’efficienza energetica di strutture e infrastrutture.
  • Sostenere la ricerca e l’innovazione per lo sviluppo tecnologico in campo energetico.
  • Perseguire elevati standard di sostenibilità energetico-ambientale nei nuovi strumenti di pianificazione.
     
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MAS 1 - Accompagnare la transizione del sistema produttivo piemontese verso un modello in grado di coniugare competitività e sostenibilità

Anno
2025

Questa macro-area strategica orienta la conversione del sistema produttivo e lo sviluppo di nuova imprenditorialità che sappia coniugare economia circolare e innovazione tecnologica e sociale in un quadro di rinnovamento e rilancio complessivo del Piemonte.

La conversione del sistema produttivo, in generale, richiede di investire in cambiamenti graduali fondati su attente analisi delle condizioni che li rendono possibili (inter-settorialità, coinvolgimento degli stakeholder, azioni di comunicazione e promozione nei confronti dei consumatori, ecc.), nell’ottica di ricercare equilibrio tra sostenibilità economica, ambientale e sociale, aumentando la competitività e contestualmente riducendo gli impatti sull’ambiente e le diseguaglianze sociali.

La transizione dettata dagli indirizzi e programmazioni di scala europea e nazionale rappresenta, anche per il Piemonte, una straordinaria occasione per innovare e rilanciare il proprio sistema socio-economico, per un nuovo modello di sviluppo che coinvolga tutti i settori produttivi e le comunità, con una funzione ri-generativa per tutte le aree del territorio regionale. In questo contesto le imprese e i professionisti di tutti i settori sono chiamati a ri-disegnare i processi produttivi e i prodotti rivedendoli in un’ottica di territorializzazione, oltre che di internazionalizzazione, in modo da restituire valore e benessere al Piemonte.

Per questo, l’economia circolare è il modello di sviluppo socioeconomico che meglio possa realizzare la transizione.
Gli investimenti verso un modello circolare per lo sviluppo del Piemonte intendono rafforzare la base industriale e artigianale e favorire la creazione di imprese e l’imprenditorialità tra le PMI.

Il nuovo Piano di azione dell’Unione europea per l’economia circolare esprime la chiara convinzione che l’estensione dell’economia circolare agli operatori economici tradizionali contribuirà in modo significativo al conseguimento della neutralità climatica entro il 2050 e alla dissociazione della crescita economica dall’uso delle risorse, garantendo nel contempo la competitività a lungo termine dell’UE e una ripresa dalla crisi pandemica orientata alla sostenibilità. Il modello di crescita circolare viene descritto come rigenerativo e capace di contribuire agli obiettivi di riduzione dell’impronta dei consumi.

Il Piano d’azione pone un quadro strategico solido e coerente in cui i prodotti, i servizi e i modelli di business sostenibili considerati in tutte le fasi del loro ciclo di vita costituiranno la norma:

  • al fine di trasformare i modelli di consumo in modo da evitare innanzitutto la produzione di rifiuti;
  • focalizzandosi sulle catene di valore dei prodotti chiave: elettronica e TIC, batterie e veicoli, imballaggi, plastica, prodotti tessili, costruzioni e edilizia, prodotti alimentari;
  • riducendo i rifiuti e garantendo il buon funzionamento del mercato interno dell’UE per le materie prime secondarie di alta qualità.
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Priorità 1.B - Equilibrio tra sostenibilità economica, risparmio di energia e materiali, input alla conversione del sistema produttivo

Anno
2025

Questa priorità dà centralità allo sviluppo dell’economia circolare, della bio-economia e della digitalizzazione in Piemonte e a tutti quei processi e rinnovate forme di governance che, nei diversi settori produttivi, ri-disegnano l’economia in chiave di valorizzazione e territorializzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile, tenendo conto delle diversità territoriali della nostra regione.

Sul fronte dell’economia circolare il Piemonte lavora ad un sistema che adotti un approccio che consideri tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti (LCA), in cui più attività, a partire dalla produzione, siano organizzate in modo che lo scarto diventi risorsa e possa sviluppare filiere produttive che producano benefici economici, sociali e ambientali. Occorre quindi potenziare l’infrastrutturazione del settore del trattamento mirato alla valorizzazione dei rifiuti e ri-disegnare i processi produttivi (eco-design) facilitando l’innovazione di processo e prodotto con la conversione delle produzioni esistenti e promuovendo l’insediamento di nuove imprese. Inoltre, la prevenzione rappresenta uno dei temi su cui occorrerà investire nei prossimi anni promuovendo interventi atti al contenimento della produzione “alla fonte”. Ciò comporta, da un lato, trovare soluzioni per ampliare la durata di vita dei prodotti ed incentivare processi di produzione con meno sprechi e, dall’altro, orientare le scelte dei consumatori verso prodotti e servizi che generino meno rifiuti.

In questo ambito la bio-economia, che coinvolge più settori produttivi, deve essere rigenerativa cioè deve utilizzare le risorse naturali con modalità compatibili con la loro resilienza e contribuire alla loro rinnovabilità, mantenendo nel tempo la fertilità dei suoli e le altre condizioni ecologiche che consentono di rigenerarle. Per far questo occorre tener presente quindi non solo i fattori di pressione diretti e immediati delle sue attività che possono generare impatti ambientali, ma anche quelli indiretti e di medio e lungo termine.

Nel campo della digitalizzazione si intende sviluppare il processo di trasformazione strutturale e radicale del Piemonte: dalle infrastrutture digitali, ai servizi della Pubblica Amministrazione, alla collaborazione tra pubblico e privato per generare innovazione in tutti i settori produttivi.

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MAS 3 - Curare il patrimonio culturale e ambientale e la resilienza dei territori

Anno
2025

Questa macroarea delinea le strategie del Piemonte per l’integrazione nelle politiche di sostenibilità del capitale naturale come bene comune, la cui qualità e funzionalità va preservata e valorizzata e di cui riconoscere il valore di “servizio” per il benessere e lo sviluppo socioeconomico della società piemontese, e delle altre componenti del capitale territoriale, quali risorse collettive cruciali nell’attivazione di percorsi di sviluppo sostenibile. In questa chiave, il patrimonio ambientale e culturale, inteso come “valore” e non come “esternalità”, assume centralità e orienta la visione dello sviluppo socioeconomico dei territori e la loro gestione, attraverso: la tutela di acque e dei suoli, la biodiversità, la riduzione delle marginalità territoriali e la valorizzazione delle risorse culturali, paesaggistiche e ambientali.

I "servizi ecosistemici”, su cui il Piemonte intende investire per salvaguardare gli stock di capitale naturale, sono riconducibili alle quattro categorie identificate dal Millenium Ecosystem Assessment, ovvero:

  • l’approvvigionamento, come la produzione di cibo, di acqua potabile, di materiali e combustibile;
  • la regolazione, come la depurazione dell’acqua, l’impollinazione, il controllo delle infestazioni e la regolazione del clima;
  • il supporto alla vita, come la biodiversità, il ciclo dei nutrienti e la formazione del suolo;
  • i valori culturali, fra cui quelli estetici, spirituali, educativi e ricreativi che vanno a integrare il capitale culturale del territorio piemontese.


Mentre alcuni di questi beni e servizi sono forniti esclusivamente dal capitale naturale, altri sono ottenuti in complementarietà o attraverso l’interazione con gli altri tipi di capitale - sociale, manifatturiero e finanziario - su cui le altre macro-aree della Strategia intervengono.
I servizi prodotti dal capitale naturale sono inoltre affrontati in relazione agli impatti generati dalle pressioni che insistono su di essi, quali i cambiamenti climatici, il consumo di suolo e l'inquinamento, che amplificano i danni per l’economia e per la società rendendo sempre più complesse le soluzioni per lo sviluppo economico e sociale del Piemonte.

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