Il focolaio di Anoplophora glabripennis (Coleoptera, Cerambycidae) riscontrato nel Comune di Vaie nel 2018 è stato considerato eradicato nel 2023, in quanto non vi sono stati nuovi ritrovamenti del cerambicide esotico nel corso degli ultimi 4 anni.
Nell’inverno 2023-24 è proseguita l’attività di monitoraggio nell’area delimitata del focolaio di tarlo asiatico nei comuni di Cuneo e Caraglio.
Questa attività di ispezione degli alberi delle specie sensibili (prevalentemente acero, betulla, salice, pioppo, ippocastano, olmo, etc.), coordinata dal Settore Fitosanitario con la collaborazione di IPLA, è realizzata con squadre di tecnici appositamente formati, sia mediante controlli visivi da terra con l’aiuto di binocoli, sia quando necessario con l’intervento di tree climbers. Inoltre si fa ricorso anche all’uso di cani specializzati nel rilevamento di piante infestate da questo cerambicide, il cui impiego è già stato da tempo collaudato in altri focolai europei.
Questo insetto, originario della Cina, è stato diffuso in altri continenti con il materiale di imballaggio in legno di latifoglie (soprattutto pioppo) per le merci esportate da questo Paese. Tra i materiali a più alto rischio vi sono pedane, pallets, assi utilizzati nel trasporto di pietre (per edilizia, cimiteri). Da anni è considerato un organismo prioritario di quarantena per l’Unione Europea, cioè tra quei parassiti di cui si dovrebbe evitare l’introduzione e la diffusione per i gravi danni che può arrecare a un numero elevato di latifoglie, presenti sia nei boschi che nel verde urbano del nostro continente. Per contenere questi rischi di diffusione da anni è obbligatorio il trattamento con calore degli imballaggi in legno, per eliminare larve e pupe presenti. Purtroppo, risulta che vi siano in circolazione anche marchi contraffatti che attestano il trattamento sugli imballaggi.
La specie arborea largamente preferita da A. glabripennis è l’acero. Gli alberi infestati, presentano evidenti fori di sfarfallamento e tacche di ovodeposizione e se molto colpiti i rami possono seccare, se molto compromessi possono essere soggetti a schianti a causa di fenomeni meteorologici avversi (vento o neve), con forti rischi in ambito urbano. Le uniche modalità di lotta finora conosciute e previste anche nella Direttiva europea di lotta obbligatoria sono l’abbattimento degli alberi infestati e di quelli sensibili nel raggio di 100 metri, la cippatura del materiale infestato e il conferimento a centrali per la combustione di biomasse, il monitoraggio costante del territorio per almeno 4 anni successivi alla prima segnalazione del focolaio, e comunque fino all’ottenimento dell’eradicazione. A fine febbraio 2024, quando il monitoraggio dell’area delimitata è ormai quasi completato, non sono stati trovati alberi con sintomi di presenza del fitofago.
Per approfondimenti consulta il sito della Regione Piemonte - Settore Fitosanitario.