Cimice asiatica

Halyomorpha halys, pentatomide originario dell’Estremo Oriente e segnalato per la prima volta in Italia nel 2012, causa danni importanti in frutteti (nettarine, melo, pero, nashi), noccioleti e coltivazioni quali mais di secondo raccolto e soia, nonché in giovani impianti di pioppo. Nel corso del 2019 sono stati registrati danni per centinaia di milioni di euro su svariate colture, soprattutto frutticole, nel Nord Italia. Gli adulti svernano in ripari naturali (es. cavità nei tronchi) e in ambienti protetti (es. abitazioni, mansarde, magazzini) per riprendere l'attività in primavera. In genere uscendo dai ricoveri si portano inizialmente su alberi come paulonia, ailanto, robinia, platano, etc, da cui passano in seguito sulle coltivazioni agricole. A partire dal 2020 fino al 2023 è stata realizzata in diverse Regioni e Province autonome del Nord Italia la lotta biologica contro la cimice asiatica, previa autorizzazione del Ministero dell’Ambiente, con l’introduzione del parassitoide oofago Trissolcus japonicus  (detta "vespa samurai") in centinaia di siti. 

In diverse località dell'Italia settentrionale (Piemonte compreso) a partire dal 2018 sono state trovate, probabilmente a seguito di introduzioni accidentali, popolazioni “selvatiche” sia di T. japonicus che della specie affine T. mitsukurii (Hymenoptera, Scelionidae), parassitoidi oofagi della cimice asiatica, considerate efficaci nel contenerne le popolazioni in Estremo Oriente. La speranza è che le introduzioni effettuate, come pure lo sviluppo delle popolazioni “selvatiche”, possano portare nei prossimi anni a un forte ridimensionamento delle infestazioni di questa cimice esotica, riducendo anche l'uso massiccio di insetticidi utilizzati in questi ultimi anni, nel tentativo, spesso vano, di contenerne i danni.

Sono in corso inoltre numerosi progetti tra i quali si ricorda quello inerente lo stato di salute e deperimento dei Querco-carpineti, a carico, in modo particolare, della farnia.


Per approfondimenti, consulta il progetto Querco-carpineti planiziali in deperimento: linee guida per la gestione.
 

I danni causati dalla cimice asiatica


La specie venne segnalata per la prima volta in Italia nel 2012, in provincia di Modena, mentre in Piemonte la prima segnalazione risale all’agosto 2013, in un impianto di nettarine ubicato nel Comune di Cuneo. Nel giro di pochi anni, la cimice asiatica si è espansa a macchia d’olio in tutto il territorio piemontese: la sua diffusione, come accade di norma per le specie alloctone, è stata facilitata dalla totale assenza di antagonisti efficienti e specifici.

La cimice asiatica attacca i frutti dalla loro comparsa alla raccolta, provocandone la cascola o malformazioni che rendono il prodotto non più commerciabile e in casi estremi neppure utilizzabile come materia prima per trasformazioni industriali. Le coltivazioni più a rischio sono quelle con maturazione e raccolta nel periodo estivo-autunnale, mentre le coltivazioni precoci subiscono meno danni perché raccolte prima dell’incremento estivo delle popolazioni della cimice.

In Piemonte gli attacchi hanno interessato, come nelle altre regioni dell’Italia settentrionale, un numero crescente di colture con relativo incremento dei danni economici causati. In pochissimi anni la cimice asiatica è diventata l’avversità entomologica più grave per numerose colture, sia per i danni che può arrecare, sia per la difficoltà nel controllarne le popolazioni.

Le possibilità di difesa attiva sono modeste, a causa dell’estrema mobilità degli adulti e della buona capacità di spostamento anche degli stadi giovanili: gli insetticidi a disposizione sono quelli ad azione per contatto, la loro efficacia risulta non particolarmente elevata contro gli adulti (che possono sfuggire al contatto diretto al momento del trattamento volando via), mentre l’azione residua nei giorni successivi al trattamento è molto ridotta, anche per le temperature elevate del periodo estivo. Inoltre, in certe colture, come il nocciolo, la densità della chioma ostacola una buona distribuzione della soluzione insetticida, diminuendo la possibilità di colpire direttamente l’insetto. La difesa passiva con le reti anti-insetto risulta onerosa e comporta difficoltà nella gestione delle varie operazioni colturali nei frutteti: in casi specifici, come ad es. nei noccioleti, tale tipologia di difesa risulta sostanzialmente non applicabile.

Il nocciolo è una delle specie più interessate dalle infestazioni di cimice asiatica: essa è in grado di attaccare i frutti in formazione per un periodo di tempo molto lungo, fino alla raccolta. Mentre nel passato le infestazioni delle cimici autoctone risultavano limitate e richiedevano al massimo uno o due trattamenti insetticidi specifici in areali circoscritti caratterizzati da una loro maggior presenza, la diffusione della cimice asiatica ha creato gravi problemi per l’estensione territoriale e l'entità degli attacchi, con conseguenti elevate percentuali di cimiciato (macchie superficiali sul seme causate dalle punture di nutrizione della cimice) in tutte le aree di coltivazione del nocciolo. Le difficoltà di contenimento delle popolazioni, pur a fronte di numerosi trattamenti insetticidi, sono dovute, oltre che alle caratteristiche etologiche della cimice asiatica, alla difficoltà di raggiungere con la soluzione insetticida giovani e adulti su piante di taglia elevata e con vegetazione particolarmente densa.

Fra le drupacee, oltre al pesco la cimice attacca ciliegio, albicocco e susino; i danni maggiori sono causati su molte varietà di pero, sul nashi (pero giapponese) e su diverse varietà di mele. Nelle ultime annate sono aumentati anche gli attacchi su kiwi, in particolare su quello a polpa gialla. La copertura con reti degli impianti da frutto non ha sempre dato risultati soddisfacenti nel contenimento dei danni alla raccolta, ma ha sicuramente comportato un aggravamento di costi per le aziende.

Gli attacchi della cimice asiatica interessano anche le colture orticole e i piccoli frutti: i danni maggiori si registrano sulle colture in pieno campo di fagiolo, fagiolino, peperone, pomodoro, melanzana, zucchino, lampone, mora e fragola. Anche i seminativi di pieno campo risentono degli attacchi di cimice, specialmente a fine estate: soia e mais risultano le coltivazioni più colpite.

Infine, si registrano danni anche nel settore della pioppicoltura: le pioppelle nei primi anni presentano una corteccia sottile che attira giovani e adulti di cimice che si nutrono praticando ripetute punture. Gli enzimi iniettati causano la formazione di spaccature o ingrossamenti a carico delle pioppelle, con accrescimento stentato e maggior predisposizione a spaccarsi in caso di vento.

La diffusione di nuovi insetti alloctoni, specie se particolarmente dannosi come la cimice asiatica, tende sempre a stravolgere le strategie di difesa delle colture sensibili. Già in assenza di nuovi insetti esotici, la difesa fitosanitaria di numerose colture, in particolare di quelle frutticole, comporta un numero di trattamenti insetticidi e fungicidi decisamente importante, con implicazioni economiche non trascurabili per le aziende e soprattutto un impatto ambientale e tossicologico rilevante, anche per le aziende che aderiscono ai programmi agro-ambientali.

La quantificazione dei danni da cimice asiatica risulta particolarmente complessa, a causa dell’ampia varietà di colture interessate e della loro distribuzione territoriale: la Direzione regionale Agricoltura ha trasmesso al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, in data 29 novembre 2019, una relazione in ordine alla diffusione della cimice asiatica nonché una prima stima dei danni ad essa correlati subiti dalle colture sul territorio regionale.

La legge del 27 dicembre 2019, n. 160, derogando all’articolo 1, comma 3, lettera b), del DLgs n. 102/04 e s.m.i., ha consentito gli interventi previsti per favorire la ripresa dell’attività economica e produttiva di cui all’articolo 5 del citato decreto legislativo, per le imprese agricole ubicate nei territori che hanno subito danni dagli attacchi della cimice asiatica e ad essa correlati, e che non hanno sottoscritto polizze assicurative agevolate a copertura dei rischi.

Il Settore regionale Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici ha confermato che, sulla base dei monitoraggi eseguiti, i danni da cimice asiatica hanno interessato in Piemonte i comparti frutticolo, orticolo e dei piccoli frutti, in percentuali variabili a seconda della varietà della coltivazione.

Gli uffici regionali competenti hanno stimato l’importo dei danni alle produzioni a livello regionale nel periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2019 per un totale pari a € 180.631.000,00.

A partire dal 2017 si è aperta per gli agricoltori la possibilità di prevenire i danni dovuti alle infestazioni da cimice asiatica aderendo ai bandi emanati nell’ambito dell’operazione 5.1.1 – tipologia 2 del PSR 2014-2020, che finanzia la difesa tramite reti anti-insetto. Per le edizioni 2021 e 2022 del bando in questione è stata prevista una dotazione complessiva pari a € 2.414.228, 58. 

Inoltre, dopo aver provveduto alla delimitazione delle zone colpite dall'infestazione da cimice asiatica ed in seguito all’assegnazione di fondi statali per complessivi € 6.796.510,64 (decreto di riparto del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, prot. n. 9335758 del 24/11/2020), la Regione Piemonte ha dato attuazione al D.M. 8 aprile 2020 emanando nel 2020 il bando per la presentazione della domanda di aiuto ai sensi del Dlgs 102/2004 per i danni subiti dalle aziende agricole a seguito dell'infestazione da cimice asiatica (Halyomorpha halys).

Il bando ha visto la presentazione di 302 domande ed al termine del procedimento istruttorio, tra il 2021 ed il 2022, ne sono state liquidate 141, per un importo complessivamente erogato pari a € 2.379.787,81.

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