Piano Regionale per le attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi (AIB)

I primi strumenti di pianificazione regionale in materia di incendi boschivi risalgono a oltre 30 anni fa: il primo Piano antincendi boschivi fu scritto nel 1975 e da allora è stato costantemente revisionato ed aggiornato, sulla base dei cambiamenti normativi, territoriali, climatici e operativi.

L'obiettivo principale del Piano è quello di minimizzare gli effetti negativi degli incendi boschivi ottimizzando la distribuzione delle risorse di protezione.

L’edizione del Piano vigente ha valenza 2021-2025 e prevede costanti aggiornamenti.

La Regione Piemonte, che coordina la materia per competenza, ha redatto il Piano attraverso la collaborazione di tutte le componenti istituzionali, volontarie e tecnico scientifiche, coinvolgendo quindi il Corpo nazionale Vigili del Fuoco, i Carabinieri forestali, il Corpo Volontari AIB Piemonte, ARPA Piemonte, l’Università di Scienze forestali, IPLA e CSI Piemonte.

L'intenzione condivisa è stata quella di restituire al Sistema regionale antincendi boschivi ed a tutte le strutture che direttamente o indirettamente sono coinvolte dal rischio, uno strumento il più possibile operativo, programmatico e in grado di arricchirsi dallo sviluppo e raggiungimento degli obiettivi proposti.

Ad oggi, il Piano Regionale AIB è previsto dalla Legge-quadro in materia di incendi boschivi (L. 21 novembre 2000, n. 353), che trova la sua declinazione a livello del territorio piemontese nella Legge Regionale n. 15 del 04 ottobre 2018.

Cosa contiene il Piano - in sintesi

L’analisi delle caratteristiche territoriali e climatiche evidenzia il fatto che il Piemonte, storicamente, come le altre regioni dell’arco alpino è più interessato dal fenomeno incendi nel periodo tardo inverno-primaverile. Tale distribuzione risulta strettamente correlata all’andamento meteorologico generale, nonché alle condizioni fenologiche della vegetazione forestale.  Si riscontra un aumento graduale della frequenza di incendio a partire dal mese di dicembre, con un picco in corrispondenza del mese di marzo, ed una netta ricaduta a maggio, in coincidenza con l’avvento delle piogge primaverili e la ripresa della vegetazione.
Un ruolo importante nella predisposizione agli incendi lo giocano i venti di Foehn.

Il massimo estivo si riscontra nel mese di agosto: i cambiamenti climatici in atto stanno ampliando sempre più la “forchetta temporale” dei periodi considerati a maggiore rischio incendi boschivi.

 

Figura 1. Eventi di Foehn durante l'anno, su base mensile

Il Piano descrive l’organizzazione regionale del Sistema antincendi boschivi composto, attraverso la stipula di apposite Convenzioni ed Accordi e sulla base di quanto previsto dalla normativa regionale, da Vigili del Fuoco, Carabinieri Forestali e Corpo Volontari antincendi boschivi del Piemonte.

Per meglio orientare la pianificazione antincendi boschivi all’interno della Regione, è stato necessario caratterizzare il fenomeno in relazione alla frequenza e alla dimensione assunta dagli eventi nel passato, analizzando le serie storiche degli incendi boschivi.
L'obiettivo di questo approccio si può riassumere con il criterio di modulare l'intensità di intervento in funzione dell'effettiva incidenza degli incendi su una determinata porzione di territorio e delle loro conseguenze attese.

Un capitolo del Piano è dedicato alla cosiddetta “resilienza delle comunità” e prende in considerazione gli “incendi di interfaccia” ovvero quelli in cui l'area naturale e quella urbano-rurale si incontrano e interferiscono reciprocamente.
Vengono elencate, a tale proposito, indicazioni generali ai fini di:

  • evitare che incendi boschivi si propaghino alle abitazioni/edifici;
  • consentire agli operatori antincendio di intervenire in sicurezza in prossimità delle abitazioni/edifici;
  • mantenere accessibile la viabilità ai mezzi di soccorso e utilizzabile come elemento per intervenire in estinzione o per l’evacuazione in sicurezza di persone e animali.

In questo senso vengono fornite una serie di indicazioni operative, che vanno dalla creazione di fasce di protezione della propria abitazione, alla rimozione/ collocazione/gestione adeguata di tutti gli elementi che possono propagare il fuoco alle strutture (siepi, vegetazione ornamentale, depositi di legna, capanni, bombole di gas, etc.), all’utilizzo e alla corretta manutenzione di materiali costruttivi che impediscano il propagarsi dell’incendio all’interno della struttura.

Un ampio capitolo è dedicato alle attività di prevenzione, ovvero azioni mirate a ridurre le cause e il potenziale innesco d'incendio, nonché interventi finalizzati alla mitigazione dei danni conseguenti.

Nello specifico:

  • prevenzione strutturale, da attuarsi con interventi selvicolturali ed infrastrutturali (opere forestali, consistenza e localizzazione delle vie di accesso, viali tagliafuoco, fonti di approvvigionamento idrico per i mezzi operativi);
  • prevenzione non strutturale, tra cui sono ricomprese le attività di promozione della cultura di protezione civile e delle corrette norme di comportamento per la salvaguardia dell'ambiente, ecc.
Figura 2. Punto di approvvigionamento idrico a fine anti-incendio
Perché è importante la prevenzione?

Perché assistiamo ad un evidente cambiamento climatico: insieme ad un aumento della vegetazione, quindi del combustibile disponibile, le alte temperature e la siccità creano le condizioni ideali per l’innesco e la propagazione di grandi incendi; con la vegetazione più secca e le zone, solitamente più umide tipo i fondovalle, che perdono efficacia nell’arrestare le fiamme.

Parallelamente, insieme alle superfici incolte, stanno crescendo anche le aree edificate e la conseguenza di questo nuovo assetto del territorio è un aumento dei punti di contatto tra foreste e aree urbane, dove la probabilità di innesco di nuovi incendi è più alta (incendi di interfaccia).

Aumentano gli incendi incontrollabili e, seppur dotati di sistemi operativi antincendio indubbiamente efficienti, ci troviamo con sempre maggiore frequenza dinnanzi ad eventi estremi, sempre più difficili da arrestare: grandi roghi simultanei, con dimensioni e intensità verso i quali la lotta attiva sta diventando insufficiente poiché, di fronte ad determinate tipologie di incendi, non c’è Canadair che possa intervenire!

La valutazione del pericolo di incendio boschivo e la sua previsione costituiscono importanti strumenti nella gestione operativa del servizio di protezione dagli incendi boschivi. Essi permettono di organizzare il servizio di prevenzione e di avvistamento incendi, ottimizzare la localizzazione del personale e dei mezzi necessari all’estinzione, con un risparmio economico rilevante, migliorando l’efficacia del sistema di prevenzione e lotta attiva. La valutazione del pericolo dà indicazioni sulla probabilità che si verifichino e si diffondano incendi, in un dato territorio, a causa di fattori predisponenti, che sono principalmente i parametri meteorologici che influenzano l’umidità dei combustibili, variabili nel tempo e nello spazio.

Figura 3. Bollettino previsionale del rischio incendi boschivi